Secondo Macron l’Unione Europea non dovrebbe intromettersi nelle questioni tra la Cina e Taiwan

«Sarebbe paradossale se, presi dal panico, credessimo di essere solo dei seguaci dell'America», ha detto dopo aver incontrato il presidente cinese Xi Jinping

(AP Photo/Thibault Camus, Pool)
(AP Photo/Thibault Camus, Pool)

Poco prima di rientrare da un viaggio istituzionale di tre giorni in Cina, il presidente francese Emmanuel Macron ha risposto alle domande di alcuni giornalisti – tra cui uno di Politico sugli esiti dell’incontro di sei ore avuto con il presidente cinese Xi Jinping. Macron ha parlato soprattutto della necessità che l’Unione Europea riduca la sua dipendenza dagli Stati Uniti, evitando di farsi trascinare in controversie con la Cina come quella su Taiwan, l’isola che si governa in maniera indipendente da oltre settant’anni ma che la Cina considera parte del suo territorio, e di cui invece gli Stati Uniti difendono fortemente l’autonomia.

È una questione particolarmente attuale perché sabato la Cina ha iniziato tre giorni di esercitazioni militari nello spazio aereo e nelle acque territoriali di Taiwan, inviando 71 aerei da combattimento e otto navi da guerra: un’azione che è stata vista come una risposta diretta alla visita della presidente di Taiwan Tsai Ing-wen negli Stati Uniti e al suo incontro con il presidente della Camera statunitense, Kevin McCarthy.

Secondo Macron l’Unione Europea correrebbe il «grande rischio» di «rimanere invischiata in crisi che non sono nostre», che le impedirebbero di costruire una sua «autonomia strategica». «Sarebbe paradossale se, presi dal panico, credessimo di essere solo dei seguaci dell’America», ha detto Macron.

La domanda a cui gli europei devono rispondere è: è nel nostro interesse accelerare [una crisi] su Taiwan? No. La cosa peggiore sarebbe pensare che su questo argomento noi europei dobbiamo diventare dei seguaci e prendere come esempio l’agenda degli Stati Uniti.

La teoria di Macron sull’autonomia strategica dell’Unione Europea come forza indipendente dagli Stati Uniti è molto gradita a Xi Jinping e alla Cina, e i funzionari cinesi la enfatizzano spesso parlando con i rappresentanti dei paesi europei. La convinzione della Cina è che un Occidente non unito sia più debole e possa quindi favorire un’ascesa della Cina stessa e aumentare la sua influenza nei rapporti internazionali.

Nelle relazioni con la Cina Macron è sembrato assai più conciliante degli altri rappresentanti europei e si è mostrato piuttosto aperto a soddisfare alcune pretese cinesi, a partire da quella di non intromettersi in questioni che il paese ritiene di sua unica competenza, come la disputa su Taiwan. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che è stata a sua volta in Cina per una visita istituzionale negli ultimi giorni, ha invece condannato in modo netto il comportamento della Cina su Taiwan: «La minaccia di usare la forza per cambiare lo stato delle cose è inaccettabile», ha detto.

Macron ha usato toni molto diversi: «Gli europei non sanno risolvere la crisi in Ucraina, come possono dire in modo credibile a Taiwan “tranquilli, se fate qualcosa di sbagliato ci siamo noi”? Se volete davvero alimentare le tensioni, questo è il modo migliore per farlo».

Pur governandosi in maniera indipendente da oltre 70 anni, Taiwan non è riconosciuta da gran parte della comunità internazionale, e la Cina la considera parte del suo territorio, interpretando di conseguenza qualsiasi azione in cui si pone o viene trattata come uno stato indipendente – come la visita della propria presidente a uno stato occidentale – come una minaccia alla propria autorità.