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  • Lunedì 3 aprile 2023

L’uccisione del blogger filoputiniano a San Pietroburgo

È molto probabile che sia stato un attentato mirato e ci sono varie ipotesi sui mandanti: è stata arrestata una donna

(EPA/ANATOLY MALTSEV)
(EPA/ANATOLY MALTSEV)
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Le autorità russe hanno aperto un’indagine per omicidio dopo l’esplosione avvenuta domenica in un bar di San Pietroburgo, in Russia, che ha ucciso il famoso “blogger militare” Vladlen Tatarsky, un propagandista filoputiniano e un forte sostenitore della guerra della Russia in Ucraina. L’esplosione ha ucciso Tatarsky, pseudonimo di Maksim Fomin, allo Street Food Bar # 1, un locale nel centro di San Pietroburgo dove in quel momento si stava tenendo un evento in suo onore organizzato dai membri del canale Telegram filorusso “Cyber Front Z”. Sono state ferite circa trenta persone: all’evento ce n’erano in tutto un centinaio.

Lunedì è stata arrestata una giovane donna, Darya Trepova, che in precedenza era già stata arrestata per aver partecipato a manifestazioni contro la guerra in Ucraina (c’era stata inizialmente un po’ di confusione sul suo arresto, prima confermato domenica, poi smentito, poi confermato di nuovo). Non è ancora del tutto chiaro come siano andate le cose, ma l’ipotesi più probabile è che l’esplosione che ha ucciso Tatarsky sia stata provocata da una bomba contenuta in una statuetta (il busto di un soldato, forse raffigurante Tatarsky stesso) che gli era stata consegnata durante l’evento.

Alcuni video pubblicati su Telegram da persone che si trovavano nel locale mostrano Tatarsky con la statuetta, presumibilmente poco prima dell’esplosione.

Altri video pubblicati online, la cui veridicità è molto difficile da confermare, mostrano una giovane donna che entra nel locale dove si teneva l’evento con in mano la scatola contenente la statua. Secondo alcuni testimoni, la donna si sarebbe presentata come Nastya (un diminutivo di Anastasia) e avrebbe detto di essere una scultrice che voleva fare un regalo a Tatarsky, ma che la sicurezza non le lasciava portare all’interno del locale la sua statua. Tatarsky a quel punto le avrebbe fatto portare la statua dentro, e l’avrebbe aperta in presenza di tutti. L’esplosione sarebbe avvenuta poco dopo.

Se queste ipotesi fossero confermate, si può dire che l’esplosione è stata un attacco deliberato e ben studiato che aveva come obiettivo l’uccisione di Tatarsky.

Tatarsky aveva circa 560 mila follower sul suo canale Telegram ed era uno dei cosiddetti “blogger militari”, noti anche come “milblogger”, cioè propagandisti filoputiniani che diffondono su Telegram informazioni e commenti a favore dell’intervento militare russo in Ucraina. Tatarsky era stato più volte in Ucraina orientale a seguito dell’esercito russo e aveva posizioni durissime ed estremiste: era arrivato a sostenere che chiunque indossasse una divisa dell’esercito ucraino andasse ucciso, e che il governo dell’Ucraina andasse eliminato. Aveva anche giustificato e sostenuto il massacro di Bucha, in cui l’esercito russo aveva ucciso oltre 400 civili ucraini.

Le autorità russe hanno già cominciato a incolpare dell’assassinio l’intelligence ucraina. È un’ipotesi possibile, anche perché sarebbe la seconda volta che un propagandista nazionalista viene ucciso in un attentato in Russia dall’inizio della guerra: ad agosto del 2022 un’autobomba uccise Darya Dugina, la figlia del famoso propagandista di estrema destra Alexander Dugin. Allora il governo ucraino negò ogni collegamento con l’attentato, ma fu smentito mesi dopo dall’intelligence statunitense, che fece sapere che l’attacco era stato ordinato dall’Ucraina e criticò duramente l’operazione.

Anche nel caso di Tatarsky il governo ucraino ha negato ogni responsabilità: Mykhailo Podolyak, un consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, ha scritto su Twitter che «i serpenti si stanno mangiando l’uno con l’altro» e ha parlato di «terrorismo interno».

Il locale dopo l’esplosione (EPA/ICRF Press Service / Handout)

Come ha scritto su Repubblica Daniele Raineri, ci sono poi altre due possibilità sulla responsabilità dell’attacco: una è che si tratti di un attentato della resistenza interna russa, cioè delle persone russe contrarie al regime di Vladimir Putin e alla guerra. C’è infine la possibilità che Tatarsky sia stato ucciso da rivali interni: da mesi ormai Tatarsky – come un po’ tutti i milblogger – era estremamente critico sull’andamento della guerra, e aveva sostenuto che fosse necessario smantellare tutto il comando militare.

Tatarsky era anche molto vicino a Yevgeny Prigozhin, il fondatore del gruppo di mercenari Wagner che era anche uno degli ex proprietari dello Street Food Bar # 1. Prigozhin da mesi ha assunto posizioni molto critiche nei confronti del ministero della Difesa russo, nel tentativo di aumentare la propria influenza politica.