Le regole del governo Meloni per facilitare l’immigrazione regolare

A causa delle poche agevolazioni introdotte, il Decreto flussi non cambierà granché sui migranti

(Cecilia Fabiano/ LaPresse)
(Cecilia Fabiano/ LaPresse)
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Oggi, 27 marzo, verranno presentate le domande di ingresso in Italia da parte dei lavoratori extracomunitari per i circa 83mila posti disponibili, come previsto dal cosiddetto Decreto flussi approvato lo scorso dicembre dal Consiglio del ministri. Il Decreto flussi è la legge annuale che permette l’ingresso in Italia ad alcune categorie di lavoratori stranieri: oltre ad approvarla, il governo di Giorgia Meloni ha anche introdotto alcune agevolazioni per l’invio delle domande da parte dei lavoratori e per la loro assunzione regolare.

Parte di queste agevolazioni è stata introdotta con un decreto-legge dello scorso marzo, approvato poco dopo il drammatico naufragio avvenuto al largo di Cutro, in Calabria, a fine febbraio. Questo decreto, dedicato quasi interamente all’immigrazione contiene soprattutto provvedimenti molto severi sull’immigrazione irregolare, e in misura minore alcune agevolazioni per quella regolare, ritenuta da molti esperti l’unica via per ridurre gli arrivi irregolari via mare.

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Il nuovo Decreto flussi prevede l’ingresso regolare di 82.705 persone, oltre 13mila in più rispetto alle circa 69mila del 2022. Di questi, oltre la metà (circa 44mila) saranno lavoratori stagionali, attesi principalmente in aziende agricole e nel settore alberghiero. Per quanto riguarda il solo settore agricolo, si ritiene che 44mila persone siano troppo poche rispetto alle esigenze: il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ha detto che ne servirebbero almeno 100mila. Come l’anno scorso, tra l’altro, il numero di richieste sarà verosimilmente molto superiore rispetto ai pochi posti disponibili.

Per far fronte a questo problema, col decreto dello scorso marzo il governo Meloni ha previsto che limitatamente al settore agricolo le domande non accolte perché eccedenti rispetto alle disponibilità verranno esaminate in via prioritaria con i successivi decreti flussi, senza che si debba ripresentare la domanda. Benché accolta positivamente, questa misura non risolve da sola l’«affanno nel reperimento del personale» a cui sono soggette molte aziende del settore, come detto da alcuni loro rappresentanti al Sole 24 Ore.

Un altro problema del Decreto flussi, secondo diversi operatori, è che pur avendo semplificato alcuni passaggi per facilitare le assunzioni ne contiene altri che di fatto le ostacolano. Tra questi c’è la procedura di verifica dell’indisponibilità di lavoratori già presenti sul territorio italiano, un problema che riguarda soprattutto i lavoratori subordinati e non stagionali, cioè circa 38mila tra quelli attesi col nuovo Decreto flussi.

La verifica di indisponibilità comporta che, prima di richiedere l’assunzione di lavoratori extracomunitari con rapporti subordinati e non stagionali (30mila di quelli previsti dal nuovo Decreto flussi), le imprese devono presentare una richiesta al Centro per l’impiego territorialmente competente, con l’idea di dare priorità all’occupazione di persone già regolarmente presenti sul territorio. A quel punto il Centro per l’impiego propone all’azienda le persone disponibili: se il lavoratore non si presenta, se il Centro per l’impiego non risponde all’azienda entro 15 giorni o se non viene ritenuto idoneo dal datore di lavoro, quest’ultimo può presentare la richiesta per il lavoratore straniero previsto dal Decreto flussi.

Nei fatti, c’è chi ritiene che questo passaggio sia un’inutile lungaggine burocratica e che porti molto raramente all’assunzione di persone già presenti sul territorio. «La probabilità che l’azienda interessata al Decreto flussi scelga i candidati preselezionati da noi è molto bassa, perché spesso hanno già individuato i profili che cercano per mestieri particolari», ha detto al Sole 24 Ore Tiziano Barone, direttore di Veneto Lavoro, ente regionale che si occupa di mercato del lavoro. Paola Cicognani, direttrice dell’Agenzia per il lavoro dell’Emilia-Romagna, ha detto che la loro agenzia ha ricevuto 491 offerte per 1.107 lavoratori: «abbiamo candidato 448 persone: a oggi nessuno è stato preso». Nei fatti, quello dai Centri per l’impiego viene visto come un inutile passaggio amministrativo da parte delle aziende, più che come un’effettiva ricerca di personale, che tra l’altro appesantisce molto il lavoro degli stessi centri.

Sempre per quanto riguarda i lavoratori non stagionali, un altro problema è che, su circa 38mila totali, oltre 24mila devono arrivare da una lista di 33 paesi che in buona parte non sono quelli al centro dell’emergenza migratoria in corso ormai da anni, come Albania, Corea del Sud, Giappone, Montenegro e Serbia. I posti riservati a lavoratori provenienti dai paesi con cui l’Italia farà accordi di cooperazione in tema di migrazione sono invece 6mila.

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