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  • Martedì 21 marzo 2023

Cosa succede adesso in Francia con la riforma delle pensioni

Manca un passaggio all'approvazione della contestatissima riforma: il governo di Macron intanto sembra sempre più debole

Un momento delle proteste di lunedì a Parigi (AP Photo/Lewis Joly)
Un momento delle proteste di lunedì a Parigi (AP Photo/Lewis Joly)

Lunedì sera il governo francese ha superato due diversi voti di sfiducia proposti inizialmente dalle opposizioni sulla contestata riforma delle pensioni voluta dal presidente francese Emmanuel Macron, che nelle ultime settimane è stata la causa di enormi proteste in tutta la Francia. Le proteste sono continuate anche nella notte tra lunedì e martedì e una nuova mobilitazione generale è stata annunciata dalle opposizioni e dai sindacati per giovedì. Il governo di Macron appare decisamente isolato e teme di dover far fronte a una nuova crisi sociale, paragonabile a quella dei “gilet gialli” che bloccarono il paese per mesi da novembre del 2018.

Il voto parlamentare di lunedì ha completato, almeno sulla carta, il percorso della riforma, che ora dovrebbe essere promulgata dal presidente e diventare definitiva. Le mozioni di sfiducia erano state presentate dalle opposizioni: una dal partito di destra Rassemblement National, una seconda, più importante, in modo trasversale dalle altre opposizioni, dopo che la legge sulle pensioni era stata approvata senza passare per il voto dei parlamentari, con una procedura basata sull’articolo 49.3 della Costituzione francese.

C’è ancora un ultimo passaggio necessario: l’esame da parte del Consiglio Costituzionale, organo che deve verificare, se interpellato, che una legge non sia in contrasto con le indicazioni della Costituzione. Le opposizioni hanno raccolto i voti sufficienti perché venga esaminata, il Consiglio ha trenta giorni di tempo per farlo, oppure otto se il governo richiede la procedura d’urgenza (opzione considerata probabile). Gli analisti francesi ritengono che sia improbabile che la legge venga dichiarata incostituzionale, ma la manovra allungherà i tempi e metterà pressione sul presidente, specialmente se il movimento di protesta dovesse crescere: ci sono già stati numerosi appelli perché decida di non promulgarla, anche se Macron si è sempre mostrato deciso a portare a termine la riforma.

Le opposizioni hanno anche cominciato il percorso per istituire un referendum abrogativo della legge, quando questa venga promulgata: la strada per arrivarci è comunque complessa e i tempi lunghi, i regolamenti prevedono che non possa essere abrogata una legge nel suo primo anno di vita.

La protesta delle sinistre all’Assemblea nazionale (AP Photo/Lewis Joly)

Il voto di lunedì ha però mostrato anche una estrema debolezza del governo, salvatosi per soli nove voti: alle opposizioni ne servivano 287 perché la mozione di sfiducia fosse approvata, sono arrivati a 278 in quella più importante. Hanno votato a favore anche una ventina di deputati (su 60) fra i Repubblicani, principale partito di centrodestra i cui voti sono spesso decisivi per il governo della prima ministra Élisabeth Borne, che ha una maggioranza relativa ma non assoluta. Ora i Repubblicani – evidentemente divisi sulla riforma – rischiano una crisi profonda, mentre il governo di Macron ha bisogno di ricompattarsi. È per questo che martedì il presidente ha convocato all’Eliseo prima tutti i ministri e poi tutti i deputati. Non è chiaro se ci sarà qualche rimpasto di governo: secondo la stampa francese dovrebbe comunque essere confermata la prima ministra, nonostante le molte contestazioni delle opposizioni.

Dopo il fallimento delle mozioni di sfiducia, lunedì sera soprattutto a Parigi ci sono state grandi mobilitazioni, con numerosi scontri con la polizia: i manifestanti hanno organizzato cortei improvvisati in vari punti della città e hanno dato fuoco alla spazzatura che si accumula ai bordi delle strade per lo sciopero dei netturbini. Alla fine della serata i fermi a Parigi sono stati 171, ma proteste simili, anche con momenti di tensione, sono avvenute a Strasburgo, Lione, Rennes, Nancy, Amiens, Nantes e Digione.

I sindacati hanno annunciato una nuova giornata di mobilitazione generale per giovedì, ma scioperi di singole categorie sono già in corso. Gli insegnanti stanno in parte bloccando le prove in anticipo della maturità francese (è stata introdotta una sessione di scritti già a marzo) e gli scioperi hanno fermato alcune raffinerie, provocando carenza di carburante in molte stazioni di servizio, soprattutto del sud-est del paese.

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