È arrivato il rigassificatore a Piombino

Dovrebbe entrare in funzione da maggio e si aggiungerà ad altri tre già attivi in Italia

(Marina militare/Twitter)
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Poco dopo le 11 di domenica sera ha attraccato al porto di Piombino, in provincia di Livorno, la nave Golar Tundra, cioè il cosiddetto “rigassificatore” al centro di molte discussioni negli ultimi mesi e assai contestato dalla popolazione locale. Una nave rigassificatrice serve a riportare allo stato gassoso il gas naturale liquefatto (spesso indicato con le sigle GNL o LNG): sono stabilimenti industriali indispensabili per poter utilizzare gas proveniente da paesi non collegati all’Italia da gasdotti, come possono essere gli Stati Uniti o il Qatar, e ridurre quindi la dipendenza del paese dal gas russo (che invece arriva attraverso gasdotti).

La Golar Tundra, lunga 300 metri e larga 40, è una FSRU, che sta per “floating storage and regasification unit” (ovvero “unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione”), e potrà immettere nella rete fino a 5 miliardi di metri cubi di gas in un anno. Era stata costruita nel 2015 come nave metaniera e acquistata da SNAM, la principale società che gestisce la distribuzione del gas in Italia. Era partita a fine febbraio dal cantiere di Singapore in cui si trovava.

Il presidente della Toscana Eugenio Giani al porto di Piombino, durante l’arrivo della Golar Tundra (Ansa/Ufficio stampa Regione Toscana)

L’installazione di un rigassificatore a Piombino (e di un altro a Ravenna, in Emilia-Romagna) era stata autorizzata lo scorso anno con una procedura d’emergenza con l’obiettivo di ridurre la dipendenza italiana dal gas russo. L’autorizzazione all’installazione era stata firmata a fine ottobre dal presidente della Toscana Eugenio Giani, che era stato nominato dal governo commissario per il rigassificatore.

L’installazione delle prime condotte che permetteranno di collegare la nave a terra era cominciata a inizio novembre, ma nel frattempo il sindaco di Piombino, contrario all’opera come la maggior parte degli abitanti, aveva presentato ricorso al TAR per fermare i lavori ed effettuare maggiori verifiche sulla sicurezza del progetto. Il TAR non aveva però riscontrato alcun motivo urgente per sospendere i lavori, e aveva quindi respinto il ricorso.

I rigassificatori vengono definiti onshore se posizionati sulla terraferma, e offshore se installati in mare, collegati alla rete con un piccolo gasdotto. A Piombino si è scelta una soluzione ibrida, con una nave attraccata al porto, principalmente per via dei tempi ristretti. La nave Golar Tundra sarà ancorata accanto alla banchina est del porto, che era stata realizzata per l’approdo e lo smontaggio del relitto della Costa Concordia (poi dirottato a Genova). Nelle prossime settimane si lavorerà al collegamento della nave alla rete e verranno effettuati alcuni test: l’impianto di rigassificazione, secondo le previsioni, dovrebbe entrare in funzione a partire da maggio.

I rigassificatori di Piombino e Ravenna si aggiungeranno ad altri tre già attivi in Italia. Il più grande è il Terminale GNL Adriatico ed è un impianto offshore: un’isola artificiale che si trova in mare al largo di Porto Viro, in provincia di Rovigo, e ha una capacità di produzione annuale di 8 miliardi di metri cubi di gas.

Anche nel mar Tirreno, al largo della costa tra Livorno e Pisa, c’è un rigassificatore offshore: è una nave metaniera che è stata modificata e ancorata in modo permanente al fondale, e immette gas in rete dal 2013. Ha una capacità di trattamento annuale di 3,75 miliardi di metri cubi. Il terzo rigassificatore in funzione è invece una struttura onshore, cioè sulla terraferma, si trova a Panigaglia, in provincia di La Spezia, e ha una capacità di trattamento di 3,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

A Ravenna non sono ancora iniziati i lavori per l’installazione della nave rigassificatrice, la BW Singapore acquistata sempre da SNAM: il cantiere dovrebbe essere aperto a breve. A differenza di Piombino, a Ravenna la nave sarà installata sulla piattaforma Petra, in mare, a 8,5 chilometri dalla costa. Una conduttura porterà il gas sulla terraferma per collegarsi alla rete nazionale del gas, ma rispetto alle previsioni iniziali non attraverserà la pineta in località Punta Marina.