La riforma per rendere più rapidi divorzi e separazioni

Entra in vigore oggi e dovrebbe renderli possibili in meno di un anno

(Roberto Monaldo / LaPresse)
(Roberto Monaldo / LaPresse)

Da oggi, mercoledì 1° marzo, sono in vigore le misure previste dalla riforma del processo civile voluta nel 2021 dall’ex ministra della Giustizia del governo di Mario Draghi, Marta Cartabia. La riforma prevede una significativa riduzione della durata dei processi civili e per questo dovrebbe rendere molto più rapidi divorzi e separazioni, che fin qui avevano avuto spesso tempi lunghissimi, con relativi disagi per le persone coinvolte.

La riforma sarebbe dovuta entrare in vigore il prossimo 30 giugno, ma è stata anticipata di quattro mesi nell’ultima legge di bilancio per rispettare le scadenze legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il documento con cui il governo italiano spiega come intende spendere i finanziamenti che stanno arrivando dall’Unione Europea tramite il Next Generation EU, chiamato anche Recovery Fund.

In Italia, per poter divorziare, bisogna che prima la coppia abbia formalizzato la separazione, dopodiché si può chiedere il divorzio. La separazione può essere consensuale o giudiziale: nel primo caso i coniugi si presentano dal giudice con un accordo già fatto sulle modalità della separazione, sia per gli aspetti economici che eventualmente per la tutela dei figli. Nel secondo i coniugi si presentano dal giudice ciascuno con differenti condizioni, senza un consenso. Nel primo caso, dopo la separazione, bisogna aspettare sei mesi prima di chiedere il divorzio, nel secondo caso un anno.

Il divorzio a sua volta può essere congiunto o contenzioso, a seconda del raggiungimento o meno di un accordo tra le due parti.

Secondo i dati del ministero della Giustizia aggiornati al 2021, finora ci volevano mediamente 682 giorni – quasi due anni – per completare un divorzio con contenzioso, e 663 giorni per una separazione giudiziale. La separazione consensuale invece richiede in media molto meno tempo, 132 giorni. Secondo gli stessi dati, il 2021 si è concluso con oltre 41mila casi di divorzio con contenzioso e oltre 44mila casi di separazioni giudiziali ancora pendenti. Le cause di divorzi e separazioni consensuali pendenti nel 2021 sono invece rispettivamente 12mila e 14mila.

Con l’entrata in vigore della riforma del processo civile i tempi dovrebbero ridursi, in modo che anche i divorzi con contenzioso e le separazioni giudiziali si concludano in meno di un anno. In sostanza la riforma prevede una riduzione degli atti e dei passaggi processuali richiesti, e quindi delle relative tempistiche, concentrandoli soprattutto all’inizio del processo.

Tra le misure più importanti ci sono l’introduzione di un rito unificato per separazione e divorzio e alcune modifiche all’atto introduttivo del processo civile. La prima udienza cambierà e diventerà molto più centrale e importante di prima, e una parte del procedimento verrà anticipata: si prevede che le due parti si presentino davanti al giudice dopo aver già discusso e incluso nell’atto di citazione una serie di documenti e informazioni utili a risolvere la controversia.

La riforma prevede inoltre che anche i figli minorenni siano ascoltati, mentre prima lo erano solo in alcuni casi e comunque a una serie di condizioni, relative tra le altre cose all’età del minore, che doveva avere almeno 12 anni o essere ritenuto, se di età inferiore, «capace di discernimento».

La riforma del processo civile ha suscitato alcuni dubbi relativi ai costi e alla possibilità che funzioni come dovrebbe. Sul primo punto specialisti e avvocati ritengono che sia un timore ingiustificato, dato che la riduzione dei passaggi comporterà anche una riduzione del lavoro richiesto. Sul secondo punto, quello del funzionamento della riforma, ci sono invece opinioni contrastanti. La rapidità dei processi sarà collegata anche al ritmo con cui gli uffici giudiziari si adegueranno alla riforma, sia in termini di personale che, soprattutto, di digitalizzazione.