Sulla Geo Barents era tutto pronto

Cosa è successo dentro alla nave di Medici Senza Frontiere bloccata in porto dal governo italiano, appena prima della partenza di una nuova missione

di Luca Misculin

Il ponte scoperto della Geo Barents (Il Post)
Il ponte scoperto della Geo Barents (Il Post)
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Giovedì sera la Geo Barents, la nave di Medici Senza Frontiere che soccorre i migranti nel Mediterraneo centrale, era pronta a ripartire per una nuova missione dal porto di Augusta, in provincia di Siracusa, la sua base operativa. Mancava soltanto uno zaino pieno di attrezzature richieste dal responsabile della logistica. Sarebbe stato consegnato venerdì dall’ultima persona che doveva salire a bordo, mezz’ora prima della partenza programmata per le 8. I serbatoi erano pieni di carburante, la gru situata al centro della nave aveva caricato a bordo decine di scatoloni di cibo.

Era tutto pronto, quando intorno alle 19:30 una motovedetta della Guardia Costiera si è avvicinata alla nave. A bordo c’erano alcuni ufficiali della Guardia di Finanza. In mano avevano un plico di documenti che contenevano il fermo amministrativo, cioè il divieto per la nave di lasciare il porto, emesso dalla capitaneria di porto di Ancona. Il fermo è una delle sanzioni previste dal nuovo codice di condotta per le ong introdotto dal governo di Giorgia Meloni, entrato in vigore a gennaio ma approvato in via definitiva proprio giovedì mattina dal parlamento.

Prima di giovedì il codice di condotta non era ancora stato applicato, e Medici Senza Frontiere non aveva ricevuto alcuna avvisaglia di una sanzione. Il governo, tramite la capitaneria di porto, contesta alla ong di non essersi coordinata a sufficienza con le autorità italiane dopo l’ultima missione della Geo Barents, conclusa ad Ancona con lo sbarco di 48 persone soccorse.

Subito dopo lo sbarco la capitaneria di Ancona aveva chiesto al capitano della nave di condividere i dati del Registratore dei dati di viaggio (VDR), un apparecchio paragonato alla scatola nera degli aerei che registra molte attività della nave. Il comandante si era rifiutato: riteneva che durante la missione non ci fossero stati incidenti, controversie o altre ragioni che di solito spingono le autorità portuali a chiedere quei dati. In un comunicato pubblicato venerdì, Medici Senza Frontiere ha precisato che comunque «il comandante ha condiviso, come sempre, tutte le altre informazioni relative alla missione». Nessuno si aspettava che quello scambio avrebbe avuto conseguenze significative.

Venerdì mattina, durante la riunione a cui partecipa tutto lo staff di Medici Senza Frontiere, la responsabile della missione aveva spiegato che gli avvocati della ong erano al lavoro per capire come contestare il fermo, che ritenevano illegittimo. Alla riunione delle 14 l’umore era molto cambiato. Gli avvocati erano arrivati alla conclusione che aggirare il fermo amministrativo sarebbe stato praticamente impossibile: un eventuale appello ci avrebbe messo settimane per essere esaminato dai giudici competenti. Buona parte delle persone a bordo dovrà lasciare la nave fra sabato e lunedì.

«Non è la fine del mondo», ha cercato di sdrammatizzare la responsabile di missione davanti alle facce cupe dell’equipaggio, dopo avere riportato il parere degli avvocati.

L’ufficio del personale di Medici Senza Frontiere sulla Geo Barents (Il Post)

Molti membri della Geo Barents sanno bene che l’assenza della nave significa che al momento nel Mediterraneo centrale non c’è nessuno a soccorrere eventuali migranti in difficoltà. Nella fascia di mare dove avviene la maggior parte delle operazioni di soccorso non sta operando nessuna nave delle ong, come mostra anche un foglio appeso negli uffici di Medici Senza Frontiere sulla Geo Barents.

L’elenco aggiornato delle ong operative nel Mediterraneo centrale (Il Post)

«C’è stata una settimana di bel tempo, ci sono state tante partenze e anche un naufragio: e non c’era nessuno», spiega Riccardo Gatti, responsabile delle operazioni di ricerca e soccorso a bordo della Geo Barents. Gatti ha annunciato ai suoi collaboratori che la nave sarebbe rimasta in porto già venerdì sera. «Benché siamo tutti professionisti e sappiamo dove stiamo lavorando, il fatto che le autorità italiane blocchino le navi delle ong e aumentino il rischio per le persone in mare ci fa masticare amaro. Tra di noi qualcuno piangeva».

Lasciare sguarnito il tratto di mare fra la Sicilia e il Nord Africa non è l’unica conseguenza della decisione del governo. Il fermo amministrativo della Geo Barents sta creando diversi problemi logistici a Medici Senza Frontiere. «Siamo bloccati qui ma continuiamo a sostenere dei costi per rimanere nell’area del porto. La nave continua a consumare carburante per mantenere l’attività a bordo, anche solo per tenere accese le luci: parliamo più o meno di due tonnellate al giorno solo di gasolio», spiega Gatti.

Il pezzo dell’equipaggio che rimarrà a bordo passerà i venti giorni di fermo amministrativo a fare cose che aveva rimandato da tempo: gli esperti di logistica faranno un inventario generale, il team di ricerca e soccorso monterà delle luci notturne più potenti sui gommoni che usa per soccorrere i migranti delle navi in difficoltà. La prossima partenza è prevista per il 16 marzo, allo scadere dei venti giorni di fermo.