Dovremmo fare tutti pipì da seduti?

Per molti è igienico e salutare, per altri è meno pratico e mascolino, in un lungo dibattito che lascia strascichi

Una scena dal film "The Founder"
Una scena dal film "The Founder"

Nel 2015 un giudice in Germania diede ragione a un uomo e sancì il suo diritto a fare pipì in piedi, dopo che chi gli affittava la casa aveva provato a trattenere parte della caparra di 3mila euro che l’inquilino aveva versato, accusandolo di avere danneggiato il pavimento di marmo del bagno con la sua urina. Nelle motivazioni della sentenza, il giudice aveva detto che gli uomini che insistono a voler urinare in piedi «devono aspettarsi qualche occasionale diatriba», ma che da questo non può derivare una richiesta di danni, tanto più che la pratica «è ancora ampiamente diffusa» tra gli uomini.

In Germania il dibattito sull’opportunità per gli uomini (e più in generale per le persone che hanno un pene) di fare pipì in piedi dura da molto tempo e talvolta raggiunge particolari livelli di scontrosità, come dimostrato dalla vicenda legale tedesca. C’è chi sostiene che sedersi sul water sia più igienico e cortese verso il prossimo, visto che si elimina quasi completamente il rischio di schizzi sulla tavoletta e nel resto del bagno, e chi ritiene invece che farlo sia poco pratico oppure addirittura che leda profondamente la propria mascolinità.

Come per tutte le cose e le circostanze del mondo, esiste naturalmente una parola tedesca per descrivere questa pratica: “Sitzpinkler”, cioè colui che fa la pipì da seduto. Il termine viene però usato in forma denigratoria, proprio per indicare una pratica considerata da qualcuno poco mascolina rispetto a quella più virile di urinare in piedi, senza curarsi troppo del rischio di irrigare i bordi del water e le piastrelle del bagno.

Soprattutto nei WC pubblici tedeschi si trovano spesso cartelli e indicazioni che in modo più o meno categorico invitano tutti a sedersi anche per fare pipì. I disegni mostrano il comportamento corretto, con una linea tratteggiata verde a simboleggiare un igienico rivolo di urina che fluisce con precisione millimetrica sulla ceramica, e quello scorretto di chi la fa in piedi producendo una piccola fontana, rappresentata da più linee rosse tratteggiate che finiscono da tutte le parti.

Occupandosi dell’argomento, il giornalista del Guardian Sam Wollaston ha di recente segnalato che in Germania capita di trovare sedili del water che invitano rumorosamente ad abbassarli e a sedersi per fare pipì. Qualsiasi sedile può diventare parlante grazie a un piccolo dispositivo che viene installato sotto alla ciambella: ha un sensore per rilevare la propria posizione e la presenza di qualcuno.

Il dispositivo si chiama WC-Geist, letteralmente “fantasma del water”, e ha in effetti la forma di un piccolo fantasma. Il messaggio registrato che invita a sedersi può essere personalizzato e tra i modelli disponibili ce n’è uno con la voce di Angela Merkel, l’ex cancelliera tedesca molto rispettata e a cui è difficile non dare retta, evidentemente a prescindere dalla situazione.

Il confronto sulla pipì in piedi o da seduti non è naturalmente confinato alla Germania, ma riguarda pezzi importanti di mondo, specialmente quelli dove non è così difficile trovare un bagno. Prima o poi si finisce a parlarne in qualche delicata conversazione domestica o con qualche frase allusiva sul posto di lavoro. Messi davanti all’umida evidenza, alcuni accettano di buon grado di cambiare abitudine, mentre altri escludono di sedersi per fare pipì perché sentono minacciata la loro mascolinità o perché trovano meno pratico doversi sedere ogni volta. Ma perché gli uomini fanno pipì in piedi?

La risposta più semplice è offerta dall’anatomia: il pene è l’ultimo tratto delle vie urinarie, è un organo molle la maggior parte del tempo, manipolabile e facilmente orientabile, ideale per direzionare il getto di urina. Lo è soprattutto per gli esseri umani, che con la posizione eretta hanno guadagnato la possibilità di utilizzare gli arti superiori per spostare e manipolare oggetti. Non è una cosa da poco e basta osservare i nostri parenti più stretti per rendersene conto. I gorilla e gli scimpanzé fanno pipì quando gli capita, dove si trovano e senza farsi troppi problemi o provare a orientare il loro pene. Non sono del resto bipedi come noi, hanno altre priorità e nessun manufatto di ceramica da centrare.

Ci sono varie ipotesi sul motivo per cui a un certo punto gli esseri umani guadagnarono la posizione eretta. Tra le più discusse c’è quella secondo cui, una volta abbandonata la vita prevalentemente sugli alberi, ci fosse la necessità di vedere comunque da una certa altezza il territorio, in modo da accorgersi se si stesse avvicinando qualche predatore. Poterlo fare stando in piedi era sicuramente un vantaggio e lo diventava anche nel momento in cui si doveva fare pipì, visto che la posizione da accovacciati o seduti rende più vulnerabili.

Gli antropologi hanno osservato che il modo di fare pipì rimanendo in piedi è comune tra tribù e comunità molto diverse tra loro, a prescindere da quanto siano sperdute e lontane da quella che da occidentali definiamo “civiltà”. Queste popolazioni vivono in ambienti rurali o nelle foreste, dove difficilmente c’è un water in cui fare i propri bisogni, di conseguenza ha senso che la pipì sia fatta contro un albero o tra i cespugli, rimanendo in piedi.

Tornando all’anatomia, negli ultimi anni sono stati effettuati studi e analisi per capire se ci sia un vantaggio per la salute a fare pipì da seduti. Come spesso avviene in campi di ricerca dai contorni così sfumati, è difficile avere una risposta chiara e convincente. Una meta analisi, cioè un’analisi degli studi pubblicati sul tema in un certo periodo di tempo, pubblicata nel 2014, ha concluso che non ci siano elementi per sostenere che una posizione sia migliore dell’altra per fare pipì, per lo meno tra i maschi giovani e senza altri problemi di salute. Le differenze nei tempi e nei meccanismi di svuotamento della vescica sono trascurabili, tuttavia le cose cambiano per le persone in età avanzata e con qualche problema al tratto urinario.

Sopra i 50 anni, all’incirca un uomo su due sviluppa alcuni sintomi del basso tratto urinario, che vanno dalla difficoltà a urinare all’avere l’urgenza di fare spesso pipì, passando per lo svuotamento solo parziale della vescica a piccole infiammazioni. È uno dei segni dell’invecchiamento, ma ci sono terapie che si possono seguire per ridurre i sintomi e alcuni accorgimenti legati al modo in cui si fa pipì. Secondo l’analisi, farla da seduti consente di ridurre il residuo di urina che rimane nella vescica, permette di aumentare il flusso mentre si fa pipì e di ridurre di conseguenza il tempo per farla tutta.

Tutti questi fattori possono concorrere a ridurre il rischio di avere complicazioni legate ai sintomi del basso tratto urinario. Sedersi per fare pipì è considerato inoltre più sicuro per le persone anziane, perché riduce i rischi di cadute in bagno, uno dei luoghi dove si verificano più incidenti domestici con seri traumi, a causa della presenza di numerose superfici dure.

Chi prova a persuadere persone abituate da una vita a fare pipì in piedi trova spesso una certa resistenza. C’è chi obietta che farla seduti sia molto meno igienico, per esempio quando si è in giro e il richiamo della vescica piena costringe a utilizzare un bagno pubblico. In quel caso la posizione eretta è probabilmente raccomandabile, soprattutto perché sono più gli uomini che fanno pipì in piedi di quelli che la fanno da seduti, con evidenti risultati sul pavimento e non solo. Ciò che alcuni trascurano è che in realtà fare pipì in piedi può essere meno igienico anche nel bagno di casa.

È una questione di fluidodinamica: un getto d’acqua irregolare come quello della pipì causa inevitabilmente la produzione di molti schizzi, se viene prodotto rimanendo in piedi e quindi a circa un metro dalla ceramica del water. A 15-20 centimetri dalla fine dell’uretra, il getto inizia a essere meno uniforme e a spezzarsi via via, producendo gocce di varie dimensioni. Le gocce si spintonano l’una con l’altra e raggiungono la ceramica del water, colpendola di solito con un’inclinazione che porta alla produzione di schizzi più piccoli. Questi vengono proiettati fuori dalla tazza del water fino a due metri di distanza, andando a depositarsi sulle superfici vicine, compresi gli asciugamani e perfino gli spazzolini da denti. Più il lavandino è vicino al water, maggiore è il rischio che venga raggiunto da alcune gocce di pipì.

Salvo non si abbiano problemi di salute, l’urina è praticamente sterile, quindi qualche goccia in giro non costituisce un grave problema, a parte avere ora maturato la consapevolezza che a volte potrebbe esserci della pipì sullo spazzolino. Nel water possono però essere rimasti batteri da un suo precedente utilizzo per affari più consistenti, di conseguenza c’è la possibilità che alcuni di questi approfittino di un passaggio da uno degli schizzi e abbandonino la ceramica per planare su altre superfici. Il rischio non è altissimo, ma c’è comunque la possibilità che alcuni batteri che causano problemi se inalati o ingeriti finiscano dove non dovrebbero essere.

Chi preferisce non sedersi può sempre provare a evitare il peggio allenandosi a orientare al meglio il getto mentre fa pipì. Il consiglio degli esperti è di provare a colpire una superficie verticale, come quella poco sopra al pelo dell’acqua nella parte inferiore della tazza del water, rispetto alle superfici inclinate e tondeggianti del resto della ceramica. Riducendo l’angolo di impatto si riduce anche la produzione di schizzi, o per lo meno la loro portata. Molto dipende comunque dalla forma del water, dalla sua profondità e da come sono fatti i bordi.

Al di là dei motivi igienici e di salute, fare pipì in piedi rimane comunque una pratica ben radicata probabilmente anche per motivi culturali. Gli esempi a partire dall’antichità del resto non mancano, per esempio con le sculture e i dipinti dei pueri mingentes, cioè figure di bambini mostrati mentre fanno la pipì. Il puer mingens più famoso è probabilmente il Manneken-Pis di Bruxelles (Belgio): una fontana il cui getto è prodotto da un bambino che fa pipì (letteralmente Manneken-Pis significa “bambino che piscia”). È uno dei simboli della città e circolano molte storie sulle sue origini, che in un modo o nell’altro dimostrerebbero lo spirito degli abitanti della città.

A Praga (Repubblica Ceca) la scultura “Piss” mostra due figure maschili una di fronte all’altra nell’atto di fare pipì dentro a una piccola pozza d’acqua. Possono essere comandati a distanza tramite un SMS per far scrivere loro una parola con i getti nell’acqua, come fanno alcuni scrivendo nella neve, uno di quei casi in cui tutto sommato è meglio non farla da seduti.