Secondo il Fatto Quotidiano la procura di Milano sta indagando su Meta per la presunta evasione di 870 milioni di euro

(AP Photo/Tony Avelar, File)
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La procura di Milano ha aperto un fascicolo per un omesso versamento dell’IVA – l’imposta indiretta che riguarda il valore aggiunto della produzione e lo scambio di beni e servizi – pari a circa 870 milioni di euro da parte di Meta, l’azienda tecnologica di cui fanno parte Facebook, Instagram e WhatsApp. La notizia è stata data dal Fatto Quotidiano mercoledì, citando sue «fonti qualificate» della procura, e in seguito riportata da diversi altri giornali. Secondo il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, Meta permette agli utenti di iscriversi gratuitamente ai suoi servizi, ma in cambio ottiene i loro dati che le permettono di generare grossi profitti: di conseguenza dovrebbe versare l’IVA su questo scambio (che in gergo si chiama “permuta di beni differenti”). Il valore del mancato pagamento su questa permuta tra il 2015 e il 2021 ammonterebbe a 870 milioni.

Meta ha già contestato questa interpretazione con un comunicato in cui dice: «Prendiamo sul serio i nostri obblighi fiscali e paghiamo tutte le imposte richieste in ciascuno dei Paesi in cui operiamo. Siamo fortemente in disaccordo con l’idea che l’accesso da parte degli utenti alle piattaforme online debba essere soggetto al pagamento dell’IVA». Sullo stesso tema, le autorità tedesche avevano dato ragione a Facebook nel 2018. Al di là dell’inchiesta della Guardia di finanza, l’Agenzia delle entrate non si è espressa sulla riscossione dell’IVA su questo genere di transazione.