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  • Giovedì 23 febbraio 2023

Negli Stati Uniti si parla di chiamare “latte” le bevande vegetali

Secondo una proposta della Food and Drug Administration, usare la parola latte anche per le alternative vegetali non confonde i consumatori

(Justin Sullivan/Getty Images)
(Justin Sullivan/Getty Images)

Mercoledì la Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia del governo degli Stati Uniti che si occupa di regolamentare i prodotti alimentari e i farmaci, ha pubblicato una proposta di regolamento federale che ammette la possibilità di chiamare “latte” le bevande a base vegetale usate come alternative al latte vaccino: quelle che siamo comunemente abituati a chiamare “latte di soia”, di riso, di mandorla, di cocco, eccetera.

È una questione dibattuta da tempo in diversi paesi del mondo, con i produttori di latte vaccino che chiedono che venga vietata la denominazione di “latte” per le bevande a base vegetale, perché farebbero illecitamente concorrenza al latte di origine animale senza averne le caratteristiche. Nell’Unione Europea e in Italia l’uso del nome “latte” per questi prodotti è già vietato da tempo, ma negli Stati Uniti se ne torna a parlare a più riprese perché non esiste uno standard federale al riguardo, ed è probabile che se ne parlerà parecchio nei prossimi mesi: la FDA accetterà commenti sulla nuova proposta di regolamento fino al prossimo 23 aprile e poi deciderà se approvarlo definitivamente.

La bozza di regolamento della FDA propone di indicare chiaramente nelle etichette quale sia l’origine vegetale delle bevande che verranno eventualmente chiamate “latte”, e quindi di specificare se sia “latte di soia”, “latte di anacardi” o altro. La FDA ha commentato la proposta spiegando che i prodotti a base vegetale non “fingono” di essere latte e non ingannano i consumatori statunitensi, che conoscerebbero la differenza tra il latte vaccino e quello di origine vegetale e non verrebbero quindi confusi dal nome simile.

Il nuovo regolamento prevederebbe anche l’inserimento di ulteriori etichette sui valori nutrizionali che indichino quando il latte di origine vegetale abbia livelli di nutrienti inferiori a quelli del latte, per esempio calcio, magnesio e vitamina D. Sono già diffuse invece etichette in cui che indicano quando i valori nutrizionali sono superiori rispetto al latte di origine animale, e quelle continuerebbero a essere consentite.

Per il momento la proposta di regolamento sembra aver scontentato un po’ tutti: i produttori di latte vaccino hanno rifiutato l’idea della FDA per cui i prodotti a base vegetale possano essere chiamati “latte” in quanto «nome comune o abituale», anche se si sono detti soddisfatti dell’eventualità di imporre l’inserimento di ulteriori informazioni sui valori nutrizionali; ma anche il Good Food Institute, un gruppo di pressione che sostiene i prodotti a base vegetale, ha a sua volta contestato la proposta, proprio per l’introduzione di quelle etichette supplementari. Le nuove linee guida non si applicheranno in ogni caso ad altri prodotti a base di latte, come gli yogurt.

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