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  • Mercoledì 22 febbraio 2023

Europa e Stati Uniti sono più indulgenti con la Polonia

Il ruolo del paese nel sistema di alleanze che sostengono la difesa dell'Ucraina dall'attacco russo ha fatto accantonare le accuse contro le sue derive autoritarie

di Emily Rauhala - The Washington Post

Il presidente statunitense Joe Biden accolto al palazzo presidenziale a Varsavia dal presidente polacco Andrzej Duda (Omar Marques/Getty Images)
Il presidente statunitense Joe Biden accolto al palazzo presidenziale a Varsavia dal presidente polacco Andrzej Duda (Omar Marques/Getty Images)
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Il presidente statunitense Joe Biden sta conducendo la sua decima visita in un paese straniero da quando si è insediato, con una visita di due giorni in Polonia preceduta da una tappa in Ucraina. A Varsavia, per Biden, si tratta di un ritorno: è il suo secondo viaggio in Polonia in 11 mesi (mentre da quando si è insediato non è ancora stato in Canada). Il tempismo e le condizioni della sua visita mostrano come un anno di guerra in Ucraina abbia cambiato il ruolo della Polonia nel mondo, e abbia ridefinito i suoi rapporti con gli Stati Uniti e con l’Europa.

Da candidato alla presidenza, Biden aveva indicato la Polonia come un paese a rischio rispetto all’“ascesa dei regimi totalitari”. Questa settimana invece sta promuovendo il ruolo della stessa nazione nella coalizione che protegge l’Ucraina dalla Russia autoritaria. Prima della guerra aveva fatto notizia lo scontro tra la Polonia e l’Unione Europea. Ora invece il paese è una tappa essenziale per i leader stranieri – ma anche per le armi e le munizioni – in treno verso l’Ucraina.

Anche se la tensione con gran parte dell’Europa persiste, il ruolo della Polonia come ponte tra l’Ucraina, l’Europa e il resto del mondo ha fortemente spostato l’attenzione – almeno per ora. «Nell’ultimo anno c’è stato un cambiamento notevole nel mondo in cui la Polonia viene percepita», spiega Michal Baranowski, direttore del German Marshall Fund, think tank americano istituito in Germania e con diverse sedi europee. «In Europa, ma in particolare nell’alleanza atlantica».

Biden ha iniziato il suo discorso martedì definendo la Polonia «uno dei nostri grandi alleati». Ha lodato il modo in cui la nazione si è posta nei confronti della guerra, compreso il ruolo che ha avuto nell’accoglienza dei rifugiati ucraini. «La Polonia sta ospitando più di un milione e mezzo di rifugiati di questa guerra. Dio vi benedica». «La generosità e la disponibilità della Polonia ad aprire i propri cuori e le proprie case sono straordinarie».

La Polonia è diventata uno dei maggiori snodi per la consegna di aiuti in Ucraina, al tempo stesso addossandosi una grossa spesa per le proprie forze armate, e si è rivolta agli Stati Uniti per i propri rifornimenti di armi. Questo mese il Dipartimento di Stato ha approvato la vendita alla Polonia di 10 miliardi di dollari di equipaggiamento militare, compreso un sistema di lanciarazzi, l’HIMARS.

Mercoledì Biden ha incontrato i leader dei “Nove di Bucarest”, un gruppo che comprende la Polonia e altri otto stati dell’Europa centrale e orientale. E la Polonia è stata felice di ospitare questo incontro: in un’intervista recente al Washington Post, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha definito la seconda visita di Biden quest’anno “un riconoscimento per i nostri sforzi” e ha espresso gratitudine per la leadership degli Stati Uniti nella situazione in Ucraina.

Questi toni amichevoli arrivano dopo anni di tensioni tra il partito polacco al governo Diritto e Giustizia e gli Stati Uniti e l’Europa. I leader polacchi avevano stabilito legami con il presidente Donald Trump, ma Biden ha cambiato tono. Nel 2020, da candidato alla presidenza, aveva criticato la creazione di zone “LGBT-free” in Polonia, dicendo che per questo tipo di atteggiamenti «non c’è spazio in Unione Europea o in qualsiasi altra parte del mondo». Sempre quell’anno Biden aveva citato la Polonia insieme alla Bielorussia come posti dove la democrazia era a rischio.

Nel 2021 la Polonia aveva poi irritato gli Stati Uniti con la discussione di una legge sui media che avrebbe danneggiato TVN, una delle maggiori emittenti televisive del paese, che appartiene a una società americana. Diverse autorità sia negli Stati Uniti che in Europa avevano denunciato che la legge fosse una minaccia alla libertà di stampa (alla fine il presidente Duda aveva posto il veto sulla legge, permettendo all’emittente statunitense Discovery di mantenere la quota di maggioranza).
All’inizio dell’invasione in Ucraina i toni sono cambiati e quando Biden era stato in Polonia a marzo aveva definito Duda un “fratello” e sottolineato l’esistenza di un terreno comune.

Il rapporto tra la Polonia e l’Unione Europea è ancora più complicato. Per anni la Polonia è stata oggetto di un’aspra contestazione da parte dell’Unione Europea riguardo ai diritti umani e allo stato di diritto. Da quando è andato al potere nel 2015, il partito polacco Diritto e Giustizia ha cominciato un processo di nomine, promozioni e regolamentazione di nuovi giudici che ha provocato le proteste dell’Unione Europea.
I leader polacchi stanno tuttora discutendo con l’Unione Europea di 34 miliardi di euro in sostegni economici dopo la pandemia trattenuti per le preoccupazioni sulla legalità nel paese.

Ci sono stati indizi di qualche progresso; il parlamento polacco ha approvato delle leggi con la speranza di sbloccare i fondi. Ma la settimana scorsa la commissione europea ha detto che avrebbe denunciato la Polonia alla corte di giustizia europea perché alcune sentenze del tribunale costituzionale polacco avrebbero limitato la legge europea: un segno che questo scontro continua, anche se più lentamente.

Ma i leader e i funzionari dei paesi occidentali ora sembrano più concentrati a lodare la leadership polacca che a escludere il paese. I tasti dolenti ci sono ancora, ha detto Baranowski, ma sarebbe «sorpreso se il presidente Biden dicesse ora alla Polonia di risolvere i rapporti con Bruxelles e con la giustizia». Con la guerra che prosegue, ha aggiunto, i leader hanno “altri pensieri”.

© 2023, The Washington Post
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(traduzione di Emilia Sogni)