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  • Venerdì 10 febbraio 2023

La Russia ha infine annunciato un taglio alla sua produzione di petrolio 

In risposta al tetto al prezzo del petrolio imposto lo scorso dicembre dai paesi del G7, dall'Unione Europea e dall'Australia

(AP Photo, File)
(AP Photo, File)
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Venerdì il vice primo ministro russo Alexander Novak ha detto che a partire da marzo la Russia taglierà la propria produzione di petrolio di circa 500mila barili al giorno, cioè di circa il 5 per cento della sua produzione complessiva. La decisione è stata presa come ritorsione al tetto al prezzo del petrolio russo imposto a partire dallo scorso 5 dicembre dai membri del G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti) insieme a Unione Europea e Australia. L’obiettivo della Russia era far salire i prezzi del petrolio, e l’effetto c’è stato: in seguito all’annuncio del ministro Novak, le quotazioni di riferimento sono salite istantaneamente del 2,5 per cento.

Il tetto rappresenta una soglia sopra la quale è vietato acquistare il petrolio russo: in questo caso era stato fissato a 60 dollari al barile, un prezzo inferiore alle attuali quotazioni di mercato (circa 80 dollari al barile), con l’obiettivo di limitare le entrate economiche della Russia, assicurando allo stesso tempo le esportazioni di petrolio. La Russia ne è infatti il più grosso esportatore dopo l’Arabia Saudita, e vietarlo del tutto avrebbe causato un ammanco enorme sui mercati mondiali, il che avrebbe spinto molto al rialzo i prezzi.

Il tetto è quindi una delle tante misure introdotte nel corso dell’ultimo anno da vari paesi occidentali per aumentare la pressione sul governo del presidente russo Vladimir Putin a causa dell’invasione dell’Ucraina.

A fine dicembre, sempre in risposta all’accordo sul tetto al prezzo del suo petrolio, la Russia aveva fatto sapere che non avrebbe più venduto petrolio o derivati ai paesi che vi aderivano. In più occasioni aveva poi minacciato un taglio alla produzione per far salire i prezzi del petrolio.

Le quotazioni del petrolio sono molto sensibili ad annunci come quello di Novak, perché è proprio sulla base di quanto petrolio viene prodotto che gli operatori fissano il prezzo: se la produzione aumenta, ci sarà più petrolio a disposizione e il prezzo scenderà; al contrario, se la produzione si riduce, gli operatori saranno disposti a pagare anche molto per comprarlo, e il prezzo salirà. Le reazioni della Russia – sia la decisione di non vendere il petrolio ai paesi che aderivano all’accordo che, ora, il taglio della produzione – erano comunque prevedibili e attese.

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