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  • Mercoledì 8 febbraio 2023

In Ecuador ha vinto le elezioni un candidato sindaco ucciso il giorno prima del voto

Due uomini avevano sparato a Omar Menéndez nel suo ufficio: faceva parte del partito di sinistra dell'ex presidente Rafael Correa

Un seggio per le elezioni municipali a Quito (EPA/Jose Jacome)
Un seggio per le elezioni municipali a Quito (EPA/Jose Jacome)

In Ecuador nello scorso fine settimana si è votato per le elezioni regionali e municipali, oltre che per alcuni referendum costituzionali promossi dal presidente Guillermo Lasso, di centrodestra. Omar Menéndez era il candidato sindaco del partito di sinistra Revolución Ciudadana a Puerto López, città da meno di ventimila abitanti sulla costa pacifica, al centro del Parco Nazionale Machalilla.

Menéndez è stato ucciso sabato, a poche ore dal voto, con almeno dieci colpi di pistola, all’interno delle sede della sua campagna elettorale. Domenica ha vinto le elezioni, risultando il più votato con circa il 46 per cento delle preferenze: il partito, seguendo la legge ecuadoriana, potrà sostituirlo con un altro suo esponente, dopo alcune verifiche legali.

Non è stato l’unico episodio di violenza in queste elezioni in Ecuador, paese che sta registrando un grande aumento nel tasso degli omicidi e del crimine in generale, legato per lo più alla crescente influenza delle organizzazioni di narcotraffico. Due settimane fa a Salinas era stato ucciso un altro candidato sindaco, Julio César Farachio, mentre due candidati erano stati oggetto di due diversi attacchi.

Menéndez, 41 anni e due figli, aveva impostato la sua campagna elettorale sulla sicurezza e sullo sviluppo industriale: veniva dal mondo dell’imprenditoria, si era occupato negli ultimi 15 anni di gestire un’azienda familiare nel settore dell’informatica e delle telecomunicazioni. Aveva proposto un sistema di vigilanza video in tutta l’area cittadina e di aumentare i fondi per la sicurezza dei turisti. Al momento la polizia locale non ha indicato particolari piste investigative.

Sabato sera due uomini arrivati in moto erano saliti di corsa fino all’ufficio al terzo piano dove lavorava il candidato: qui avevano cominciato a sparare, uccidendo anche un ragazzo di 16 anni che collaborava come volontario alla campagna. Sono fuggiti subito dopo: al momento nessun arresto è stato compiuto.

Il partito Revolución Ciudadana ha denunciato il clima di grande tensione e violenza in cui si è svolta la campagna elettorale e in cui, più in generale, si vive nel paese. Una delle riforme costituzionali proposte dal presidente Guillermo Lasso, ex banchiere conservatore eletto ad aprile del 2021, riguardava proprio le organizzazioni criminali di narcotrafficanti: proponeva di rendere possibile l’estradizione all’estero dei cittadini ecuadoriani coinvolti nel traffico internazionale di droga. Questa misura è già adottata in Colombia: l’estradizione verso le carceri di massima sicurezza negli Stati Uniti è molto temuta dai narcos.

Il referendum ha comunque bocciato questa proposta, con il 51 per cento dei voti: i critici la ritenevano un modo “semplice” per delegare ad altri paesi la lotta al narcotraffico. Non è stata l’unica sconfitta del presidente in carica: Revolución Ciudadana ha vinto anche a Quito e Guayaquil, le due principali città del paese.

Revolución Ciudadana è il partito guidato a distanza da Rafael Correa, presidente di sinistra in carica dal 2007 al 2017 e da sei anni in esilio in Belgio, dove ha ottenuto asilo: nel 2020 era stato condannato a 8 anni di carcere in un processo per corruzione.