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  • Domenica 5 febbraio 2023

Il discorso contro l’Iraq di Colin Powell, vent’anni fa

Parlando all'ONU, l'allora segretario di Stato americano usò la paura dell'antrace per giustificare l’intervento militare statunitense nel paese

Colin Powell con una fialetta piena di polvere bianca in mano
Colin Powell, il 5 febbraio 2003 (Mario Tama/Getty Images)
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Vent’anni fa, il 5 febbraio del 2003, parlando al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il segretario di Stato statunitense Colin Powell – morto a 84 anni nel 2021 – fece un discorso che segnò la sua vita, la storia dell’amministrazione guidata dal presidente George W. Bush e che ancor più in generale ebbe grande impatto e profonde conseguenze a livello internazionale. Nel suo lungo discorso Powell, al tempo ritenuto uno dei più moderati consiglieri del presidente Bush, arrivò a parlare di armi batteriologiche in possesso dell’Iraq, mostrando ai rappresentanti degli altri paesi, con un gesto molto teatrale, una fiala che conteneva una polvere bianca.

Quando l’Iraq ammise finalmente di avere queste armi [biologiche] nel 1995, le quantità erano grandi. Meno di un cucchiaino di antrace in polvere, un po’ meno di questa quantità [disse mostrando la fiala] – questo è più o meno un cucchiaino – meno di un cucchiaino di antrace in polvere in una busta fece chiudere il Senato degli Stati Uniti nell’autunno del 2001. Molte centinaia di persone furono costrette a ricevere cure mediche di emergenza e due impiegati degli uffici postali furono uccisi solo a causa di questa quantità, più o meno, chiusa dentro una busta.

Quel giorno Powell parlò di un «grosso faldone dei servizi segreti sulle armi biologiche dell’Iraq» e di informazioni su laboratori mobili per la produzione di quelle armi. Powell mostrò su un grande schermo immagini satellitari, grafici e foto che a suo dire provavano l’esistenza di un grande programma di armi chimiche e batteriologiche che sfuggivano al controllo degli organismi internazionali. Menzionò inoltre diverse altre testimonianze su quel che stava succedendo in Iraq con l’antrace, o meglio con il Bacillus anthracis, il batterio che causa questa grave malattia.

Aggiunse che, stando a informazioni in suo possesso, l’Iraq avrebbe potuto produrre 25mila litri di spore di Bacillus anthracis, che sono in grado di sopravvivere a lungo nell’ambiente e che possono essere disseminate per via aerea e causare gravi casi, a certe condizioni perfino mortali, di antrace da inalazione.

 

Il discorso fu così drammatico ed efficace che anche molti commentatori liberal americani, tendenzialmente sfavorevoli alle politiche dell’amministrazione Bush, ne furono influenzati e finirono col dirsi convinti del pericolo rappresentato dall’Iraq.

All’opinione pubblica occidentale e soprattutto statunitense, l’antrace ricordava una minaccia che alcuni mesi prima era stata molto concreta, e si ricollegava alle accuse lanciate all’Iraq per tutto l’anno precedente dal presidente Bush in persona.

Tra l’ottobre e il novembre del 2001, quindi poche settimane dopo gli attentati dell’11 settembre di quello stesso anno, cinque persone erano morte e altre 17 erano state contagiate da una serie di lettere che contenevano piccole quantità di antrace.

Lo specifico episodio menzionato da Powell nel suo discorso avvenne il 15 ottobre 2001, quando all’ufficio del leader della maggioranza democratica al Senato era arrivata una lettera che conteneva una piccola quantità di antrace. Nei giorni successivi alcuni commentatori che non avevano rapporti diretti con il governo Bush – tra cui l’ex direttore della CIA James Woolsey, nominato da Clinton – scrissero che c’era motivo di pensare a un coinvolgimento dell’Iraq nell’organizzazione e nell’esecuzione degli attacchi con l’antrace. Tra chi aderì a questa tesi ci fu anche Richard Butler, il diplomatico australiano che era stato a capo degli ispettori dell’ONU inviati in Iraq.

Anche il presidente Bush collegò più volte gli attacchi dell’11 settembre e quelli con l’antrace, sostenendo che fossero entrambi fatti dagli stessi «nemici dell’America», nemici tra cui secondo lui c’era evidentemente anche l’Iraq guidato da Saddam Hussein.

Nell’importante e molto seguito discorso sullo Stato dell’Unione del gennaio del 2002, il primo dopo gli attentati alle Torri gemelle, Bush disse: «Il regime iracheno ha tramato per produrre armi all’antrace e al gas nervino per più di dieci anni». Il 3 febbraio del 2003, due giorni prima del discorso di Powell, Bush aveva detto che gli Stati Uniti erano pronti a guidare una coalizione internazionale per disarmare il regime iracheno.

La guerra in Iraq, in cui gli Stati Uniti furono sostenuti da quella che Bush definì una «coalizione di volenterosi» di cui facevano parte anche contingenti minori di paesi come l’Italia, iniziò il 20 marzo del 2003.

Già nei mesi successivi si scoprì che gran parte delle informazioni e delle ricostruzioni presentate da Powell davanti ai membri del Consiglio di sicurezza erano false. Non c’erano laboratori mobili né enormi arsenali di armi di distruzione di massa.

Molto tempo dopo, nell’estate del 2008, si conclusero anche le indagini sugli attentati all’antrace: l’FBI disse di aver raccolto abbastanza prove per poter dire che il colpevole era Bruce E. Ivins, un microbiologo che lavorava per il governo, che non fu mai processato perché si uccise poche settimane prima dell’annuncio.

Nel febbraio 2005, Powell definì il discorso al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e l’esposizione degli argomenti forniti dai servizi segreti americani e inglesi, una «macchia» sulla sua carriera. Nell’ottobre del 2021, dopo che morì a causa di complicazioni dovute al Covid, di nuovo si parlò di quel discorso e dei suoi effetti.

Powell fu il primo segretario di Stato afroamericano della storia degli Stati Uniti, dal 2001 al 2005. Prima era stato, tra le altre cose, Capo dello stato maggiore congiunto (il rango più elevato delle forze armate statunitensi, dal 1989 al 1993) e consigliere per la sicurezza nazionale (dal 1987 al 1989). Sia nel 2008 che nel 2012 disse, da Repubblicano moderato, che avrebbe votato per Barack Obama.