Guida alle elezioni regionali nel Lazio

Si vota il 12 e il 13 febbraio, centrosinistra e M5S si presentano divisi e il candidato favorito è Francesco Rocca della destra

Da sinistra: Francesco Rocca, Alessio D'Amato e Donatella Bianchi (LaPresse)
Da sinistra: Francesco Rocca, Alessio D'Amato e Donatella Bianchi (LaPresse)

Domenica 12 e lunedì 13 febbraio ci saranno le elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio, e ci sarà una grossa differenza: mentre in Lombardia il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle si presentano insieme, nel Lazio andranno separati. I candidati sono Francesco Rocca per la coalizione di destra, l’assessore uscente alla Sanità Alessio D’Amato per il centrosinistra (compresi Azione-Italia Viva), e la giornalista della Rai Donatella Bianchi per il Movimento 5 Stelle. Anche nel Lazio, come in Lombardia, i sondaggi danno in ampio vantaggio la destra, che se dovesse vincere metterebbe fine a dieci anni di governo del centrosinistra.

Cosa hanno fatto i candidati prima di candidarsi
Oltre a essere il favorito, Rocca è anche il candidato che più degli altri è stato al centro dell’attenzione per il suo passato. Fino all’annuncio della candidatura era stato presidente della Croce Rossa italiana e della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (FICR), e ancora prima aveva avuto vari incarichi in ambito sanitario: direttore generale dell’ospedale Sant’Andrea di Roma; componente del consiglio di indirizzo dell’Istituto “Spallanzani” di Roma; commissario straordinario della ASL Napoli 2; e direttore generale dell’Istituto Dermatologico di Roma.

Ma il motivo per cui si è parlato del suo passato è legato al fatto che Rocca, quando aveva 19 anni, fu condannato a tre anni e 7 milioni di lire di multa per spaccio di eroina. All’epoca Rocca entrò in contatto con un gruppo criminale proveniente dalla Nigeria che doveva vendere un grosso quantitativo di eroina nei quartieri a sud di Roma, verso il litorale di Ostia. Rocca accettò di fare da tramite, senza sapere che i Carabinieri stavano indagando proprio su quel giro. Venne arrestato e confessò poco dopo.

Rocca è tornato spesso su questa vicenda, sostenendo che gli sia servita come lezione e per cambiare in meglio la sua vita. Quando fu nominato presidente della FICR disse: «Bisogna imparare dagli errori e migliorarsi ogni giorno che passa. L’umanità è fragile e ogni individuo può sbagliare».

A differenza di Rocca, Alessio D’Amato era già noto ai residenti del Lazio prima di questa campagna elettorale, poiché è stato assessore alla Sanità negli ultimi dieci anni. In questo ruolo si è messo in mostra soprattutto durante gli anni della pandemia da coronavirus. Il giudizio sul lavoro di D’Amato, almeno in questo specifico ambito, è stato complessivamente positivo, perché quando iniziò la campagna vaccinale il Lazio riuscì a vaccinare con ritmi tra i più alti in Italia, nonostante i quasi sei milioni di abitanti.

D’Amato ha costruito gran parte della sua carriera politica in Regione, prima nella Commissione sanità e bilancio del Consiglio regionale e poi come Presidente della Commissione affari costituzionali. In gioventù fece parte del Partito comunista italiano e fu tra quelli che ne uscirono quando il segretario Achille Occhetto lo trasformò in Partito democratico della sinistra, nel 1989, con la cosiddetta “svolta della Bolognina”. Anche in seguito D’Amato è sempre stato membro dei partiti a sinistra del PDS prima e del PD dopo.

L’ultima a candidarsi in ordine di tempo è stata Donatella Bianchi, voluta dal leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. Bianchi è nota per essere stata la storica conduttrice di Linea Blu su Rai 1 fin dalla prima edizione, nel 1994. Aveva iniziato la sua carriera da giovanissima sempre in Rai, a Domenica In, quando la conduceva Corrado (1978). Negli anni Ottanta aveva partecipato alla trasmissione Sereno Variabile e all’inizio degli anni Novanta era passata a condurre il telegiornale regionale del Lazio. È originaria di La Spezia ma vive a Roma.

Di cosa si è parlato in campagna elettorale
Uno dei temi più discussi nelle scorse settimane ha a che fare con le alleanze politiche piuttosto che con la campagna elettorale. Fino a quando non è stata annunciata la candidatura di Bianchi, infatti, era rimasta in sospeso l’ipotesi che il centrosinistra e il M5S trovassero un accordo per presentarsi insieme contro la destra.

La questione aveva un certo peso perché nel Lazio, a differenza che in Lombardia, il M5S può ancora contare su un elettorato cospicuo, seppur in calo rispetto al passato. Alleandosi, i partiti a sostegno della coalizione di centrosinistra – PD, Verdi-Sinistra, Azione-Italia Viva, +Europa – e il M5S avrebbero avuto forse più possibilità di battere la destra, che è al governo e i cui partiti sono risultati nettamente vincenti alle elezioni politiche dello scorso settembre. Nonostante questo il centrosinistra e il M5S non sono riusciti a trovare un accordo, mentre lo hanno fatto in Lombardia, dove però c’era meno necessità di un’alleanza (perché probabilmente non riusciranno comunque a battere il presidente uscente, Attilio Fontana).

Anche dopo che la candidatura di Bianchi era stata formalizzata c’è stato un ultimo tentativo di trovare un punto d’incontro. A inizio gennaio D’Amato, mentre era ospite alla trasmissione di La7 Tagadà, ha detto che «se Donatella Bianchi fosse disposta ad un ticket, sarebbe cosa gradita», invitando in sostanza la candidata del M5S a rinunciare a candidarsi per fare la sua vice. La proposta è stata comunque rifiutata, e peraltro ha provocato la dura reazione di Carlo Calenda, leader di Azione, tradizionalmente ostile a qualunque dialogo con il M5S.

Questioni politiche a parte, gli argomenti di cui si è parlato in campagna elettorale sono quelli su cui le regioni hanno più voce in capitolo: sanità e rifiuti, principalmente, ma in parte anche infrastrutture e trasporti.

Nel primo confronto pubblico tra i candidati, avvenuto la scorsa settimana e organizzato dall’agenzia di stampa AdnKronos, ha tenuto a lungo banco la questione del termovalorizzatore per Roma, l’impianto che il sindaco Roberto Gualtieri vorrebbe costruire per migliorare almeno in parte il problematico ciclo dei rifiuti della capitale. Su questo le posizioni dei candidati sono sensibilmente diverse: Bianchi, seguendo la linea del suo partito, è nettamente contraria. D’Amato è invece pienamente favorevole, ha detto che aiuterà Gualtieri a «chiudere il ciclo» dei rifiuti perché «è una questione di decoro e di salute pubblica». Rocca invece ha mantenuto una posizione interlocutoria, dicendo di non essere contrario ma di voler «valutare bene dove metterlo».

Sulla sanità si sono scontrati molto D’Amato e Rocca, essendo l’ambito di riferimento di entrambi. Il primo ha difeso il suo lavoro da assessore, dicendo che «dieci anni fa la regione era in dissesto con 10 miliardi di disavanzo […], dal 2015 ad oggi abbiamo migliorato i punteggi, ricominciato ad assumere, iniziato la stabilizzazione dei precari. Nell’ultimo biennio il reclutamento del Lazio è stato doppio rispetto alla media italiana». Rocca invece ha una visione diametralmente opposta dello stato della sanità regionale: sostiene che per curarsi bene le persone siano costrette ad andare fuori regione, e che le liste d’attesa siano «spaventose».

Cosa dicono i sondaggi
Generalmente i sondaggi pubblicati fin qui danno in vantaggio la coalizione di destra, e quindi Rocca. Il distacco tra lui e D’Amato, però, varia a seconda degli istituti statistici: l’ultimo realizzato da Tecné per l’agenzia di stampa Dire dà la destra al 46 per centro, il centrosinistra al 35 per cento e il M5S al 15 per cento. Il sondaggio di Izi, invece, dà la destra al 42 per cento, il centrosinistra al 36 per cento e il M5S al 18 per cento.

I sondaggi hanno comunque un margine di errore statistico e soprattutto non prevedono gli esiti delle elezioni, ma rilevano le intenzioni di voto in un determinato momento, antecedente a quello in cui poi si svolgerà l’elezione. Quindi questi dati sono da prendere con cautela. Inoltre nella regione l’elettorato è particolarmente fluido e tende a cambiare orientamento a seconda della stagione politica. Nel 2018 il presidente uscente Nicola Zingaretti, del PD, vinse con poco più di un punto percentuale di vantaggio sul candidato del centrodestra, Stefano Parisi.

La legge elettorale del Lazio, così come quella lombarda, non prevede ballottaggio ma un turno unico.