“Perfetti sconosciuti”, “Perfectos desconocidos”, “Τέλειοι ξένοι”, eccetera

Il film del 2016 di Paolo Genovese è stato rifatto oltre venti volte in tutto il mondo, un successo unico nel cinema italiano

di Gabriele Niola

(la locandina della versione islandese di “Perfetti sconosciuti”)
(la locandina della versione islandese di “Perfetti sconosciuti”)
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L’uscita nei cinema islandesi di Villibráð, il 6 gennaio, ha portato a 24 il numero dei remake del film italiano del 2016 Perfetti sconosciuti prodotti in tutto il mondo, da Israele alla Cina, dalla Russia all’Indonesia, dal Vietnam al Messico. Nel corso del 2023 uscirà anche il 25esimo, in Danimarca. Già nel 2019, al diciottesimo remake, il film diretto da Paolo Genovese era stato inserito nel Guinness dei primati come la sceneggiatura dal maggior numero di rifacimenti. Nei sei anni trascorsi dall’uscita la storia di quel successo mondiale inatteso ha cambiato alcune cose in Italia, ha creato nuovi filoni, fomentato rivendicazioni e ribaltato carriere a partire da quella di Genovese stesso.

Il trailer del remake islandese

Perfetti sconosciuti fu distribuito nelle sale italiane l’11 febbraio del 2016 incassando in totale 17,3 milioni di euro, un successo istantaneo che a fine anno lo aveva posizionato tra i film più visti. La trovata di maggiore effetto della storia era l’intreccio: diverse coppie di amici riunite a cena decidono per gioco di mettere sul tavolo i cellulari e di condividere il contenuto di ogni messaggio e chiamata in arrivo, finendo a scoprire di non conoscersi come credevano. Il cast della versione italiana inoltre era composto in modo da attirare pubblici differenti, accoppiando attori da commedie popolari ad altri di profilo più autoriale: Valerio Mastandrea e Anna Foglietta, Marco Giallini e Kasia Smutniak, Edoardo Leo, Alba Rohrwacher e Giuseppe Battiston. Un dettaglio molto imitato nei remake.

Tra i molti elementi che hanno determinato il successo mondiale di Perfetti sconosciuti però non c’è solo il buon meccanismo narrativo, ma anche quello produttivo. Il film è tutto ambientato in un interno e in una notte, cosa che lo rende economico da girare: si può fare tutto in studio, senza riprese in esterni, cosa che attira i produttori. È poi fondato sull’esplorazione di personaggi, e quindi è attraente per gli attori migliori. Infine la trama, facilmente adattabile a diversi contesti culturali, si presta facilmente al commento del presente e della società, cosa che spesso cercano sceneggiatori e registi.

L’Economist ha raccolto alcune delle differenze più forti tra i vari remake. In quello arabo ambientato a Beirut (con l’attrice e regista di fama festivaliera Nadine Labaki) a crescere un figlio con un familiare in casa è una casalinga, mentre nella versione italiana quel personaggio lavora e in quella islandese è un padre single. Un altro esempio è che nella versione danese la sottotrama del personaggio che a sorpresa si scopre essere gay diventa quella di una donna che non può rivelare la propria omosessualità perché già sposata con un uomo.

Il remake più atteso è però quello che non si è ancora fatto, quello americano. I diritti erano stati acquistati dalla Weinstein Company, ma lo scandalo che coinvolse Harvey Weinstein bloccò la preparazione. Ad oggi i diritti sono passati all’attrice e produttrice Issa Rae, che intende realizzarlo, ma ancora non ci sono notizie al riguardo. La storia dei molti remake però spesso oscura quella del successo internazionale del film originale. In moltissimi paesi Perfetti sconosciuti non è stato rifatto, ma è stata distribuita la versione italiana, doppiata o coi sottotitoli. Che ha avuto anche in questo caso un enorme successo, nonostante le vendite di diritti di remake tendano fisiologicamente a frenare quelle del film originale (nella maggior parte dei casi se si produce un remake non si manda in sala il film da cui è tratto).

Il trailer del remake norvegese

La società che ne ha curato le vendite internazionali è True Colours, che ricevette l’incarico dai produttori (Medusa) poco dopo che era iniziata la vita all’estero del film. True Colours ad oggi conta circa quaranta territori in cui il film è stato venduto: significa che è uscito in sala in quasi sessanta paesi, alcuni dei quali considerati ostici per i film italiani come Giappone, Corea del Sud e Cina.

Si parla di territori perché i film vengono spesso venduti per aree linguistiche o geografiche, quindi un territorio può coincidere con una nazione ma in diversi casi accorpa più paesi limitrofi o caratterizzati della medesima lingua, che possono portare in sala o in televisione il medesimo adattamento di dialoghi (Grecia e Cipro sono insieme, il Sud est asiatico è curato dai medesimi distributori e conta 15 paesi così come i Caraibi o la zona portoghese che comprende Portogallo, Angola, Capo Verde, Guinea e via dicendo). Una simile quantità di vendite è superiore alla media dei film italiani ed è particolarmente eccezionale se si considera che Perfetti sconosciuti non è passato ad un grande festival internazionale di cinema, cosa che costituisce il viatico principale attraverso il quale si chiudono le vendite migliori.

True Colours all’epoca era nata da poco più di un anno, fondata dalle società di produzione e distribuzione Lucky Red e Indigo, e voleva specializzarsi nel vendere quel che prima si vendeva poco, cioè i film commerciali italiani. Anche per questo le fu affidato Perfetti sconosciuti: «Del film se ne parlava già al mercato della Berlinale, a febbraio, quando era appena uscito in Italia, perché qualcuno lo aveva già visto» racconta Gaetano Maiorino, oggi Managing Director e Head Of Acquisitions della società. «Quando poi arrivò la notizia degli incassi italiani in molti cominciarono a chiederlo».

Il trailer del remake turco

Il picco di vendite fu tra febbraio e maggio, anche perché ad aprile la vittoria del premio per la miglior sceneggiatura al festival di Tribeca aveva contribuito a creare interesse. A maggio infine ci fu il festival di Cannes, durante il quale si svolge anche il mercato dei film più importante del mondo (Perfetti sconosciuti non vi partecipava): «Si era sparsa la voce e fummo subissati di richieste» spiega Maiorino. «Per alcuni territori ne avevamo anche più di una e quindi ci furono aste al rialzo. Il 99% delle vendite le abbiamo fatte in quei quattro mesi. A luglio era tutto chiuso, contratti firmati».

Proprio la scarsa circolazione internazionale dei film commerciali italiani fa sì che non ci siano molti metri per valutare il successo di Perfetti sconosciuti, perché non esistono altri film a cui paragonarlo. È uno dei cinque film italiani più venduti degli ultimi dieci anni ma ha una caratteristica unica: le vendite degli altri sono state tutte favorite da un passaggio ai festival di Cannes o di Venezia o dalla vittoria di premi internazionali. Film che in Italia non sono considerati grandissimi successi, come Lazzaro Felice di Alice Rohrwacher o Dogman di Matteo Garrone, sono stati venduti in moltissimi paesi dopo aver vinto premi o partecipato a grandi festival, e il caso più rilevante in questo senso è stato La grande bellezza di Paolo Sorrentino, che era passato a Cannes in concorso e poi aveva vinto il premio più importante di tutti, l’Oscar.

Il trailer del remake sudcoreano

Perfetti sconosciuti in questi anni è stato l’unico film italiano puramente commerciale, cioè pensato per uno sfruttamento in sala e non per concorrere per premi ai festival, ad aver avuto vendite internazionali importanti.

Caso ancora più raro, Perfetti sconosciuti ha incassato bene anche in molti dei paesi in cui è stato distribuito: «Solitamente le società a cui vendiamo i diritti di distribuzione dei film ci pagano una cifra dalla quale rientrano non tanto con gli incassi in sala, ma poi con le vendite alle televisioni alle piattaforme di streaming o al noleggio on demand. In tanti territori Perfetti sconosciuti ha incassato così tanto da ripagarsi subito e addirittura ci sono tornati dei proventi, cioè delle percentuali che abbiamo sugli incassi in caso superino certe cifre. Solo in Giappone non è andato bene in sala» dice Maiorino.

Questo è stato vero anche per molti remake. Perfectos desconocidos, la versione spagnola diretta da un regista importante che solitamente non fa remake (Alex de la Iglesia), alla fine del 2017 fu il quinto incasso della stagione spagnola.

Il trailer del remake spagnolo

In seguito a questo successo, Paolo Genovese è diventato un nome riconoscibile nell’industria del cinema mondiale. Sempre secondo True Colours, che ha venduto anche i film successivi di Genovese come The Place o Supereroi e adesso venderà quello nuovo, Il primo giorno della mia vita, Perfetti sconosciuti ha cambiato sicuramente la riconoscibilità internazionale del nome del regista, lanciandolo definitivamente all’estero. Ha avuto invece un impatto in proporzione minore sugli attori coinvolti, anche perché alcuni, come Alba Rohrwacher o Valerio Mastandrea, erano già noti per la loro carriera festivaliera.

Nessuno dei film successivi di Genovese però ha venduto alla stessa maniera: «un caso come Perfetti sconosciuti è uno nella vita» precisa Maiorino. In Italia invece ha cambiato la vita di True Colours e le speranze di vendita dei film commerciali: «Il film è esploso e anche noi come società siamo esplosi. Ci eravamo già fatti conoscere con questo progetto di vendere i film commerciali, pensavamo avrebbe funzionato, ma nessuno credeva che saremmo cresciuti così in fretta. Ancora oggi se mi devo presentare ad un compratore straniero dico che siamo quelli che hanno venduto Perfetti sconosciuti e tutti sanno di cosa parlo».

Il trailer del remake russo

Perfetti sconosciuti ha cambiato anche la maniera in cui si pensano i film commerciali italiani. Il film ha una sceneggiatura che viene definita “high concept”, una cioè il cui intreccio è basato su un elemento chiaro, facilmente comunicabile e di immediato interesse (un gruppo di amici a cena si scambia i cellulari e scopre i segreti degli altri), arrivata al successo in un momento in cui alcuni altri film italiani scritti nella medesima maniera si erano già fatti notare, come ad esempio Smetto quando voglio due anni prima. Raccontava di un gruppo di ricercatori universitari disperati che usa le proprie conoscenze per fare soldi sintetizzando nuove droghe. La cosa ha portato moltissime produzioni a scrivere e realizzare film drammatici o commedie con questo tipo di impostazione, pensati cioè intorno ad uno spunto semplice e forte. Lo stesso Maiorino identifica in quello il segreto del successo mondiale del film: «Prima che essere una storia è un concept». Nessun altro film basato su questo meccanismo però ha avuto quel tipo di successo.

Inoltre in anni in cui gli sceneggiatori italiani hanno rivendicato più diritti economici e autoriali sulle proprie opere, complice anche la crescente importanza della serialità televisiva in cui la scrittura è centrale, il caso di Perfetti sconosciuti è diventato cruciale. Il fatto che Paolo Genovese e gli altri sceneggiatori (Filippo Bologna, Rolando Ravello, Paolo Costella e Paola Mammini) non abbiano goduto in pieno dei proventi di questo successo economico è usato come argomento principale. Solo qualche anno fa lo sceneggiatore Stefano Sardo, all’epoca presidente dell’associazione di registi e sceneggiatori Centoautori, a tal proposito disse: “Il fatto che Paolo Genovese non sia diventato milionario grazie a Perfetti sconosciuti è il simbolo del problema che abbiamo”.

Il trailer del remake armeno