Che cos’è lo “spoils system”

È la possibilità per un nuovo governo di cambiare i dirigenti di ministeri e agenzie, introdotta vent'anni fa dalla riforma Bassanini

(ANSA/GIUSEPPE LAMI)
(ANSA/GIUSEPPE LAMI)
Caricamento player

In questi giorni le cronache politiche si stanno concentrando sulle future nomine del governo di Giorgia Meloni nella pubblica amministrazione, e lo stanno facendo adottando un’espressione di non immediata comprensione: spoils system, che letteralmente potrebbe essere tradotta con “sistema del bottino”. In particolare, nel caso italiano, con questa espressione ci si riferisce alla possibilità per un governo appena insediato di cambiare alcuni funzionari pubblici, sostituendoli con persone di fiducia o comunque con cui c’è più sintonia dal punto di vista politico. Al momento il governo ha già rimosso il capo dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) e sostituito il Commissario straordinario per le aree terremotate.

“Spoils system” è un termine proprio della politica statunitense, in uso fin dall’inizio dell’Ottocento. A renderlo famoso fu un discorso del senatore di New York William Marcy, che per difendere le nomine volute dall’allora presidente Andrew Jackson disse: «Al vincitore spetta il bottino del nemico» («To the victor belongs the spoils of the enemy»). Lo spoils system all’americana prevede che con il cambio di governo possano essere rimossi tutti i dirigenti e i funzionari, senza distinzione e senza giusta causa, mentre in Italia non funziona così.

Lo spoils system in Italia fu introdotto dalla cosiddetta riforma Bassanini, cioè quell’insieme di leggi approvate alla fine degli anni Novanta che modificarono sensibilmente il funzionamento della pubblica amministrazione, ispirate dall’allora ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini. Si applica soltanto ai dirigenti ministeriali e alle agenzie poste sotto il controllo dei ministeri (come l’AIFA, dipendente dal ministero della Salute). Secondo una delle leggi della riforma, gli incarichi «di funzione dirigenziale», come i segretari generali e i direttori generali, «cessano decorsi novanta giorni dal voto di fiducia del [nuovo] governo»: significa che il governo Meloni ha tempo fino a fine gennaio per decidere quali dirigenti mantenere e quali no.

Tra le altre si parla soprattutto dell’ipotesi che venga sostituito il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera. Il dipartimento del Tesoro, che fa parte del ministero dell’Economia, è particolarmente importante perché contribuisce all’analisi tecnica delle questioni economiche e finanziarie ed elabora la programmazione economica (un ruolo fondamentale quando bisogna scrivere la legge di bilancio, per esempio).

Giancarlo Giorgetti e Giorgia Meloni lo scorso novembre (Roberto Monaldo/LaPresse)

Meloni vorrebbe sostituire Rivera, ma a quanto pare il ministro dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti, non sarebbe d’accordo: negli anni in cui è stato al Tesoro Rivera avrebbe acquisito una certa autorevolezza nelle trattative con l’Unione Europea, e per questo Giorgetti vorrebbe confermarlo.

Lo spoils system è stata una prerogativa più o meno di tutti i governi negli ultimi vent’anni, ma comunque a ogni nuovo giro di nomine se ne parla in maniera polemica. Uno dei critici più noti è Sabino Cassese, ex giudice della Corte costituzionale ed ex ministro della Funzione pubblica tra il 1993 e il 1994. In un’intervista a Repubblica Cassese ha detto che lo spoils system «tradisce almeno due principi costituzionali, merito e imparzialità: l’accesso non avviene tramite concorso o esame comparativo aperto a tutti e il principio di imparzialità, che dovrebbe ispirare la pubblica amministrazione, viene di conseguenza meno».

Giorgia Meloni, invece, ha criticato il sistema per motivi opposti: nella conferenza stampa di fine anno ha detto che servirebbe «una revisione profonda della legge Bassanini», auspicando un sistema che lasci ancora più libertà alla politica nelle nomine dirigenziali, che insomma dia al governo più responsabilità «nel bene e nel male».

Il firmatario della riforma che introdusse il sistema invece lo difende anche a vent’anni di distanza. Parlando con la Stampa, Franco Bassanini ha spiegato che la logica dietro alla riforma era di permettere alla politica di creare una burocrazia più collaborativa, in modo da evitare cortocircuiti o conflitti che ostacolerebbero il processo legislativo. Prima del 1996, quando Bassanini diventò ministro, un dirigente poteva tenere l’incarico a vita. «Ma così» dice Bassanini, «un governo si trovava tutti i posti occupati dai governi precedenti: e se il dirigente era fannullone e incapace, per liberare il posto doveva promuoverlo, metterlo al Consiglio di Stato, alla presidenza di un ente o di una banca pubblica».

Anche se formalmente riguarda solamente i ministeri e le agenzie dipendenti, l’espressione “spoils system” ha assunto un significato più ampio e viene usata anche quando i governi approfittano della scadenza di un qualsiasi incarico pubblico per nominare una persona con un approccio differente. Per esempio in primavera dovrebbe concludersi il mandato di Pasquale Tridico a capo dell’INPS, e non è scontato che venga confermato. Sempre nello stesso periodo arriveranno a scadenza i mandati di Francesco Starace e Claudio Descalzi, amministratori delegati rispettivamente di Enel e Eni. La prassi è che dopo tre mandati i vertici delle grandi società controllate dallo Stato (come Enel e Eni, appunto) possano essere sostituiti, e sia Starace che Descalzi sono al loro terzo mandato.

– Leggi anche: Nel PD si discute se fare le primarie anche online