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  • Lunedì 9 gennaio 2023

I rivoltosi brasiliani si sono organizzati sui social, senza nemmeno nascondersi troppo

Soprattutto su Telegram, TikTok e Twitter, dove l’espressione che indicava l’imminente assalto era diventata diffusissima

(AP Photo/Eraldo Peres)
(AP Photo/Eraldo Peres)

I sostenitori dell’ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro che domenica a Brasilia hanno assaltato il parlamento e altri edifici governativi si erano organizzati per settimane sui social network, senza nemmeno preoccuparsi troppo di dissimulare le proprie intenzioni. Da quando Bolsonaro ha perso le elezioni contro Luiz Inácio Lula da Silva a ottobre, gli atti dimostrativi e i disturbi da parte dei sostenitori dell’ex presidente che ritengono senza prove che le elezioni siano state truccate sono stati numerosi, e sono stati sempre organizzati sui social network.

Per settimane, i sostenitori di Bolsonaro hanno bloccato strade e autostrade, commesso piccoli atti di vandalismo, e organizzato un grande accampamento attorno alla sede del parlamento. Ma vari analisti, prima dell’assalto, avevano notato che per domenica si stava organizzando qualcosa di più grosso.

Soprattutto su Telegram, TikTok e Twitter, migliaia di sostenitori di Bolsonaro avevano organizzato per domenica quella che in portoghese avevano definito una «Festa da Selva», dove “Selva” in Brasile è un tipico saluto militare e un grido di battaglia. Per cercare di evitare l’eventuale censura, però, i rivoltosi avevano cambiato una lettera a “Selva”, e parlavano di una “Festa da Selma”, intendendo l’occupazione violenta dei palazzi delle istituzioni brasiliane. A partire dal 5 di gennaio, e per tutta la settimana, su Twitter in Brasile “Festa da Selma” era stato un “Trending Topic”, cioè una delle espressioni più usate e cercate.

#SELMA, a un certo punto, è diventato un hashtag molto usato durante le proteste, anche in questo caso come una specie di “grido di battaglia”.

I sostenitori di Bolsonaro si chiamano tra loro “patrioti” e su Telegram, senza preoccuparsi troppo di essere identificati, avevano organizzato trasporti di massa da tutto il paese, per cercare di portare quante più persone possibili a Brasilia. Con un’organizzazione anche relativamente complicata, avevano individuato punti di raccolta in tutti gli stati brasiliani, che sono poi stati usati per caricare migliaia di persone su degli autobus (chiamati “Caravan della libertà”) e portarle a Brasilia. Il piano è in parte riuscito, perché effettivamente tra sabato e domenica l’accampamento davanti al parlamento si è riempito di moltissime persone arrivate da varie parti del paese.

Tutti questi movimenti erano relativamente facili da identificare, e questa è una delle ragioni per cui, in Brasile, attualmente ci sono molte polemiche sul fatto che le forze dell’ordine non avrebbero fatto abbastanza per prevenire l’assalto alle istituzioni.

Fin da prima delle elezioni, Bolsonaro aveva cominciato a parlare con diffidenza del sistema elettorale brasiliano, sostenendo che se non avesse vinto lui sarebbe stata la prova che le elezioni erano falsate. Dopo la sconfitta, aveva riconosciuto il risultato delle elezioni con eccezionale ritardo e aveva di fatto dato credito alla tesi infondata secondo cui ci sarebbero state gravi irregolarità.

Le notizie false sulle irregolarità di voto e le elezioni truccate sono circolate praticamente incontrollate sui social network, contribuendo a radicalizzare i sostenitori dell’ex presidente. Secondo alcuni analisti consultati dal Washington Post, degli otto termini più cercati su TikTok nei giorni successivi alle elezioni, cinque riguardavano teorie del complotto fasulle sul voto.