ITsART chiude

Il ministero della Cultura ha deciso di non rifinanziare la «Netflix della cultura» voluta dall'allora ministro Dario Franceschini

La homepage di ITsArt
La homepage di ITsArt

A meno di due anni dalla sua apertura sta per chiudere la piattaforma digitale ITsART, che era stata voluta e finanziata dall’allora ministro della cultura Dario Franceschini nel 2020 con l’obiettivo di creare «una sorta di Netflix della cultura» italiana. Il nuovo ministro Gennaro Sangiuliano ha deciso di non rifinanziare l’iniziativa, e quindi ITsART è stata messa in stato di liquidazione da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), l’istituto finanziario controllato dal ministero dell’Economia che gestiva la piattaforma insieme a Chili, azienda che faceva da partner tecnico e commerciale.

A novembre CDP aveva comunicato al ministero della Cultura – che con Franceschini aveva investito 9,8 milioni di euro su ITsART – che la società era in grave perdita economica, chiedendo se il governo intendesse rifinanziarla. La risposta è stata negativa, e perciò il 29 dicembre CDP e Chili avevano comunicato con una lettera al ministero della Cultura la messa in stato di liquidazione di ITsART, ovvero la vendita dei beni dell’azienda e la sua chiusura. Nonostante l’annuncio della liquidazione, al momento la piattaforma è ancora online e fruibile.

Di ITsART si era cominciato a parlare nell’aprile del 2020, quando Franceschini aveva detto di voler creare una piattaforma digitale a pagamento italiana dedicata a contenuti culturali e artistici, che sarebbe stata utile particolarmente durante i lockdown «per offrire i contenuti culturali con un’altra modalità». In quel periodo teatri e cinema erano chiusi per la pandemia, e la piattaforma era stata pensata per provare a sopperire in qualche modo alla crisi degli spettacoli dal vivo. L’idea era però di poter continuare ad attrarre utenti anche una volta finito il periodo di emergenza.

La piattaforma aveva aperto nel maggio del 2021, ma fin da subito aveva ricevuto estese critiche perché conteneva pochi contenuti effettivamente originali ed esclusivi: alcuni di quelli che proponeva peraltro erano già disponibili gratuitamente su RaiPlay. Anche i prezzi non erano molto competitivi: su ITsART, che al contrario di Netflix non offre formule in abbonamento ma vende i singoli contenuti, noleggiare un film costa 2 euro, comprarlo 5, guardare un concerto “dal vivo” in streaming anche 10 euro. La piattaforma offre anche altri tipi di contenuti, per esempio tour virtuali di luoghi come il museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, al costo di 7 euro.

Inizialmente, il ministero aveva messo a disposizione 9,8 milioni di euro e Chili altri 10 milioni, ma secondo il bilancio di ITsART, visionato dal Foglio, solo nel primo anno erano stati spesi 7,5 milioni per mantenere la piattaforma: di questi, 6 milioni erano stati spesi per servizi e beni, 900 mila per il personale. A fronte delle spese però i ricavi sono stati molto bassi: al servizio si sono registrati circa 141 mila utenti, per un totale di 246 mila euro di incassi.