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  • Domenica 8 gennaio 2023

La politica tedesca di estrema sinistra che piace all’estrema destra

Si chiama Sahra Wagenknecht e da tempo ha preso posizioni sempre più controverse su vaccini, guerra in Ucraina e migranti

Sahra Wagenknecht, Berlino, 4 settembre 2018 (AP Photo/Michael Sohn)
Sahra Wagenknecht, Berlino, 4 settembre 2018 (AP Photo/Michael Sohn)
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Sahra Wagenknecht è una politica di estrema sinistra molto conosciuta in Germania. Fa parte del partito Die Linke (“La Sinistra”) fin dalla sua fondazione, ma negli ultimi mesi ha sostenuto diverse posizioni in tema di cambiamento climatico, persone migranti, vaccini e guerra russa in Ucraina che l’hanno allontanata dal partito e avvicinata molto all’estrema destra di Alternativa per la Germania (Alternative für Deutschland, AfD). Se una convergenza con l’estrema destra sembra poco probabile, è invece piuttosto realistico, dicono gli analisti e diversi giornali tedeschi, che Wagenknecht possa fondare presto un proprio partito.

Sahra Wagenknecht ha 53 anni ed è una deputata del Bundestag, il parlamento federale tedesco, dal 2009. È stata per anni una figura di riferimento per la sinistra tedesca e una delle leader di Die Linke. È molto attiva, è presente nel dibattito e i suoi video su YouTube sono visti in media da più di un milione di persone. Da tempo Wagenknecht è però molto critica con il partito di cui fa parte, e soprattutto è molto criticata al suo interno.

Nel 2021 ha pubblicato un libro intitolato “Die Selbstgerechten” (“Gli ipocriti”) che ha raggiunto il primo posto nella classifica dei bestseller di saggistica tedesca del quotidiano Der Spiegel.

Nel libro, Wagenknecht accusa il suo partito di aver trascurato la classe lavoratrice a favore di quella che lei definisce la «nuova classe media accademica delle grandi città», che è diventata la base dell’odierno «liberalismo di sinistra»: si tratta, nella visione di Wagenknecht, di coloro che hanno titoli universitari, lavori relativamente ben pagati e sicuri, che sono preoccupati più del loro «stile di vita» che dei problemi sociali, che consumano «costoso cibo biologico», che si definiscono progressisti e che si occupano, soprattutto, di questioni come il linguaggio inclusivo piuttosto che di lotta alla bassa retribuzione.

Sahra Wagenknecht in uno studio televisivo, 11 dicembre 2022 (Andreas Rentz/Getty Images)

Wagenknecht chiarisce anche la sua posizione sulle politiche migratorie e di accoglienza, che sono sempre state più dure e intransigenti rispetto alle linee del suo partito e portate avanti con una retorica molto simile a quella dell’estrema destra. Dice di essere favorevole al diritto d’asilo, ma ritiene che per risolvere la crisi dei migranti non sia sufficiente aprire i confini, ma si dovrebbero affrontare innanzitutto le cause che portano le persone a lasciare i loro paesi.

Per quanto riguarda le persone migranti che non rientrano nel diritto di asilo, ritiene che le politiche delle frontiere aperte non siano di sinistra: la manodopera straniera starebbe infatti aumentando la concorrenza tra lavoratori tedeschi e lavoratori immigrati, contribuendo così all’abbassamento dei salari. Anche a causa di queste posizioni, nel 2016 un attivista di sinistra le lanciò una torta in faccia.

Altre idee di Wagenknecht sono state considerate molto controverse dalla sua area politica. Ha definito il partito dei Verdi come «il più pericoloso del Bundestag» per le sue proposte di riforme ambientali. E ha affermato che le sanzioni contro la Russia imposte dopo l’invasione dell’Ucraina danneggino più la Germania che non il paese contro il quale sono dirette.

Dopo aver definito la guerra in Ucraina «un crimine», ha detto che «l’idea che stiamo punendo Putin spingendo milioni di famiglie in Germania nella povertà e distruggendo la nostra industria è davvero stupida». Per queste sue dichiarazioni, alcuni importanti rappresentanti di Die Linke hanno chiesto l’espulsione di Wagenknecht dal gruppo parlamentare e dal partito stesso.

Wagenknecht, tra le altre cose, si è opposta alla campagna vaccinale parlando di «dittatura sanitaria», e ha fatto riferimento al termine Volksgemeinschaft, usato dal regime nazista, per indicare la cancellazione della divisione per classi della società e la creazione, al suo posto, di una comunità nazionale e popolare. Wagenknecht potrebbe insomma essere definita una “rossobruna”, il nome con cui si indicano esponenti politici o gruppi che si auto-collocano a sinistra e che provengono originariamente dalla sinistra radicale ma che hanno adottato retorica, approcci e contenuti dell’estrema destra.

Le idee di Wagenknecht sono in effetti molto apprezzate dall’estrema destra. Il suo nome viene spesso invocato alle manifestazioni dell’AfD e qualche giorno fa il mensile di riferimento del partito, Compact, le ha dedicato la copertina. Il titolo era “La migliore cancelliera – una candidata per la sinistra e per la destra”.

Nell’articolo si dice che se l’AfD vuole avere la possibilità di governare dovrebbe unire le forze con un ipotetico nuovo partito guidato da Wagenknecht e si dice anche che lei, tra i sostenitori dell’AfD, è «popolare quanto i leader del partito».

L’ipotesi che Wagenknecht possa abbandonare Die Linke per fondare un proprio partito sembra in effetti molto probabile. Mentre gli indici di popolarità di Die Linke sono ai minimi storici (alle elezioni del 2021 il partito è riuscito a entrare in parlamento solo con il 4,9 per cento dei voti), i sondaggi mostrano che le possibilità di successo di Wagenknecht come capo di un nuovo partito siano molto buone.

Nella ricerca realizzata dall’istituto Insa, il 10 per cento degli elettori ha detto con certezza che voterebbe per lei. Da un altro sondaggio per Der Spiegel fatto dall’istituto Civey a novembre risulta che il 30 per cento delle persone intervistate o la voterebbe o prenderebbe in considerazione la possibilità di farlo.

Nei territori che appartenevano alla Germania dell’Est durante la Guerra Fredda, il suo indice di gradimento è pari al 49 per cento. Tra gli elettori dell’AfD l’interesse per Wagenknecht raggiunge il 68 per cento e fra quelli di Die Linke il 67. Un quarto degli elettori conservatori dell’alleanza fra Unione cristiano-democratica (Cdu, il partito di Angela Merkel) e Unione cristiano-sociale (Csu, storico alleato della Cdu) ha detto che potrebbe votare per un suo nuovo partito, mentre il sostegno più basso (7 per cento) è tra gli elettori dei Verdi.

Il quotidiano di sinistra Taz dice che Wagenknecht, forte di questi dati, sta concretamente pianificando di fondare un nuovo partito in tempo per poter partecipare alle elezioni europee del 2024. Intanto all’interno di Die Linke la sua posizione sembra ormai essere irrecuperabile.

In un incontro organizzato di recente da Die Linke nella città tedesca di Lipsia, la giornalista di Taz, Anna Lehmann, ha definito Wagenknecht “Lady Voldemort” perché, come il nemico di Harry Potter il cui nome non può essere pronunciato, «il nome Sahra Wagenknecht non è stato menzionato nemmeno una volta, anche se è chiaro a tutti che lei e i suoi sostenitori hanno seguito da tempo la loro agenda separatista, per la quale l’AfD ringrazia».