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  • Sabato 7 gennaio 2023

Kevin McCarthy è stato infine eletto speaker della Camera statunitense

Alla 15esima votazione, dopo uno stallo che non si vedeva dal 1859: ma per i Repubblicani non sarà facile gestire i lavori dell'aula

(AP Photo/Andrew Harnik)
(AP Photo/Andrew Harnik)
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Nella notte fra venerdì e sabato il deputato statunitense Kevin McCarthy, Repubblicano, è stato infine eletto speaker della Camera dei rappresentanti (cioè suo presidente) dopo giorni di votazioni infruttuose e tensioni interne al suo partito, che alle ultime elezioni di metà mandato aveva ottenuto una ridottissima maggioranza alla Camera.

McCarthy è stato eletto dalla Camera dopo 15 votazioni tenute tra martedì e venerdì: era dal 1859 che una votazione per eleggere lo speaker non durava così a lungo. Diversi giornali statunitensi hanno notato che McCarthy deve la sua elezione all’ala più radicale ed estremista del partito, ormai da anni sempre più potente, che nel resto della legislatura avrà gli strumenti per condizionare pesantemente le sue decisioni.

McCarthy, che ha 57 anni ed è considerato molto vicino all’ex presidente Donald Trump, è stato eletto col voto di appena 216 deputati sui 435 totali della Camera. Il quorum era più basso della maggioranza assoluta di 218 voti per via di una regola interna del 2018 secondo cui il quorum va calcolato sul numero di deputati che votano per uno specifico candidato (non si contano, quindi, gli astenuti). McCarthy è riuscito a farsi eleggere dopo avere convinto alcuni dei Repubblicani più estremisti e intransigenti nei suoi confronti, fra cui soprattutto i due giovani e influenti Matt Gaetz e Lauren Boebert, ad astenersi.

Le differenze ideologiche tra McCarthy e i suoi contestatori sono molto piccole: si è trattato soprattutto di una lotta di potere interna fra i membri più istituzionali, fedeli a Trump ma comunque più moderati su certi temi, e quelli dell’ala più radicale.

Tra le concessioni fatte per diventare speaker, McCarthy ha accettato di istituire un meccanismo che consentirebbe di rimuoverlo praticamente in ogni momento, e di dare un terzo dei seggi del Rules Committee, un potente organo interno che gestisce i lavori della Camera, all’ala più conservatrice del partito. Secondo un’analisi del Washington Post la caotica elezione di McCarthy «dimostra che i Repubblicani soffrono ancora di una certa incoerenza e ingovernabilità interna ormai tradizionale nella loro politica fin dal 2013, con rare eccezioni», e che approvare ogni legge in queste condizioni e con questa maggioranza sarà complicatissimo.