Saluti da Asbury Park, e da tutti gli altri posti degli Stati Uniti

Il primo disco di Bruce Springsteen uscì 50 anni fa, con una copertina che si ispirava a un classico stile di cartoline americane

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Il 5 gennaio del 1973, cinquant’anni fa, la Columbia Records pubblicò Greetings from Asbury Park, N.J., il primo disco di Bruce Springsteen, ancora oggi tra i suoi più amati. Nel tempo il fatto che Springsteen provenga dal New Jersey, lo stato americano confinante con New York, è diventato uno dei tratti più distintivi del suo personaggio, attorno al quale il cantante ha costruito una parte importante della sua identità. Non sorprende quindi che fosse dichiarato così platealmente fin dal titolo di Greetings from Asbury Park, N.J. (“Saluti da Asbury Park, New Jersey”), per la cui copertina l’art director John Berg si ispirò a un popolarissimo stile di cartoline diffuse specialmente tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta negli Stati Uniti.

Springsteen crebbe a Freehold, una città industriale a pochi chilometri dalla località di mare di Asbury Park, che il cantante iniziò a frequentare fin da giovane attratto principalmente dalla vita notturna del posto. Quando dovette decidere come chiamare il suo primo disco, raccontò qualche anno dopo al settimanale musicale Melody Maker, insistette perché contenesse il nome di uno dei posti da cui proveniva. La Columbia avrebbe voluto promuoverlo come un artista di New York, ma lui protestò: «dissi ‘Un attimo, ma voi dovete essere matti. Io sono di Asbury Park, New Jersey. Lo capite o no? NEW JERSEY’». Springsteen quindi volle che la sua provenienza fosse chiara fin dal titolo e dalla copertina: «È parte di chi sono, insomma – sono del New Jersey! È importante che le persone abbiano un’idea chiara di chi sono», disse.

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Le cartoline di quello stile, con la scritta “Greetings from” in alto e le immagini della località all’interno delle lettere che ne componevano il nome, furono inventate dal tedesco Curt Teich. Si era ispirato a quelle che vedeva da ragazzo in Germania, con la scritta “Gruss Aus…” (saluti da) accompagnata dal nome di una città e alcune immagini che la rappresentavano. Emigrato negli Stati Uniti nel 1895, tre anni dopo Teich fondò a Chicago la Curt Teich & Company, che sarebbe diventata la più grande azienda produttrice di cartoline al mondo.

Teich cominciò a realizzare le prime cartoline di questo tipo negli anni Trenta: erano coloratissime e rappresentavano scene di vita quotidiana, ma anche i paesaggi tipici e i monumenti più famosi degli stati americani e di decine di città in tutto il paese. Servivano a documentare i viaggi e facevano sapere a chi le riceveva com’era fatto un posto: come ha spiegato lo Smithsonian Magazine, contribuirono anche a diffondere «una visione ottimista dell’America» nel periodo della Grande depressione, della Seconda guerra mondiale e poi del dopoguerra.

La gran parte delle cartoline della Curt Teich aveva una scritta in corsivo nella parte superiore della cartolina che diceva “Greetings from”, cioè appunto “Saluti da”, e nella parte centrale una grande scritta in stampatello con effetto tridimensionale che indicava lo stato, la città o la località che rappresentava.

All’interno di ognuna delle lettere che componevano la scritta c’erano poi disegni che ricordavano gli elementi tipici di quegli stati o di quelle città: le spiagge della Florida, gli animali del Wyoming e i ponti del Michigan, ma anche le cascate del Niagara, il Grand Canyon e il monte Rushmore (quello con le sculture dei volti degli ex presidenti degli Stati Uniti).

(Steve Shook, Wikimedia Commons)

Le cartoline della Curt Teich divennero popolarissime e ovviamente molto imitate, ed ebbero un grande successo anche perché si diffusero in un’epoca in cui stavano aumentando molto la mobilità e il turismo interni, grazie allo sviluppo della rete stradale e alla diffusione delle automobili.

Nel 1937 per esempio fu completata la famosa Route 66, che con i suoi 3.940 chilometri di lunghezza attraversava otto stati e collegava Chicago (Illinois) a Santa Monica (California). Secondo i dati diffusi dalla Federal Highway Administration, la divisione del dipartimento dei Trasporti statunitense che si occupa del traffico autostradale, nel 1935 risultavano registrate più di 22 milioni di automobili su una popolazione totale di circa 127 milioni di abitanti. Nel 1952, a fronte di un aumento di circa 25 milioni di persone, le automobili erano quasi raddoppiate.

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Non si sa esattamente quanti tipi di cartoline simili siano stati prodotti, ma secondo alcune stime di chi si occupa di deltiologia, cioè lo studio e la raccolta di cartoline, ce ne sarebbero stati circa 150mila tipi diversi.

Di solito le cartoline di saluti venivano vendute per un penny, ma a volte erano anche distribuite gratuitamente, visto che erano un oggetto semplice e poco costoso per promuovere e far conoscere la propria città. È anche il motivo per cui la Curt Teich aveva una squadra di agenti di vendita che oltre a scattare foto di paesaggi e monumenti da riprodurre proponevano anche cartoline personalizzate a ristoranti e negozi.

(Steve Shook, Wikimedia Commons)

La produzione delle tipiche cartoline con le scritte di saluti cominciò a calare nella seconda metà degli anni Cinquanta anche a causa di un nuovo gusto estetico e alla diffusione di cartoline con fotografie e immagini più realistiche. Curt Teich morì nel 1974 e la sua azienda chiuse quattro anni dopo. La sua famiglia però donò quasi 500mila cartoline e altri documenti d’archivio al Lake County Discovery Museum di Libertyville, in Illinois, che a sua volta passò la collezione alla Newberry Library di Chicago nel 2016.

Negli anni diversi musicisti hanno citato le celebri cartoline americane di saluti, tra gli altri anche il cantante Sufjan Stevens, che ne usò una versione un po’ reinterpretata sulla copertina di Michigan, un disco del 2003 con cui inaugurò un progetto di album dedicati a ogni stato americano (progetto che si arenò: da allora ne ha pubblicato solo un altro, Illinois del 2005).

Greetings from Asbury Park, N.J., che conteneva canzoni come “Blinded by the Light” e “Spirit in the Night”, non ebbe inizialmente un grande successo, così come il successivo disco di Springsteen, uscito pochi mesi dopo, The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle. Sarebbe stato poi Born to Run, uscito nel 1975, a consacrare Springsteen come una delle più famose rockstar americane, e negli anni seguenti anche i primi due dischi cominciarono a vendere moltissimo e a diventare tra i più apprezzati della sua discografia.

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