Il problema che Elon Musk si è creato da solo

L'acquisizione di Twitter sta erodendo il suo patrimonio e la sua credibilità, senza grandi prospettive di uscita

Elon Musk (Joshua Lott/Getty Images)
Elon Musk (Joshua Lott/Getty Images)

Nell’ultimo anno le azioni di Tesla, l’azienda di Elon Musk che produce automobili elettriche, hanno perso circa il 70 per cento del proprio valore in borsa. Le cause di una riduzione così marcata sono numerose – dalla crescente concorrenza all’inflazione – ma secondo molti osservatori hanno anche a che fare con la recente acquisizione di Twitter da parte di Musk, a dir poco burrascosa. In poco più di due mesi dalla conclusione dell’affare, Musk ha detto e fatto tutto e il contrario di tutto, con dichiarazioni controverse che secondo vari analisti hanno allontanato nuovi potenziali clienti da Tesla, la cui unica figura pubblica nota e riconoscibile è sempre stato Musk.

Indicato per anni come una delle menti più brillanti e capaci della sua generazione, in pochi mesi Elon Musk ha messo a rischio buona parte del proprio patrimonio di credibilità, mostrando di non avere le idee molto chiare sulle proprie decisioni imprenditoriali, che direttamente o indirettamente coinvolgono milioni di persone. Non si è capito veramente perché abbia acquistato Twitter pagandolo 44 miliardi di dollari, molto più di quanto valesse il social network, in difficoltà da anni, né che cosa intenda farsene. Complice l’andamento negativo delle azioni Tesla in borsa, il patrimonio di Musk si è inoltre ridotto di 200 miliardi di dollari, secondo Bloomberg il primo caso di una perdita così consistente per una singola persona.

Dallo scorso aprile, quando per la prima volta annunciò l’intenzione di acquistare il social network, se lo stanno chiedendo in molti semplicemente perché Musk è una delle persone più ricche al mondo (fino a poche settimane fa era il più ricco in assoluto) e le sue decisioni e il modo in cui dirige le sue società hanno ripercussioni globali. Non è la prima volta che accade, specialmente con i grandi imprenditori negli Stati Uniti che accumulano grandi ricchezze ed esercitano enormi influenze. Fatte le dovute proporzioni, non siamo molto lontani dal grande interesse che suscitò nella prima metà del Novecento William Randolph Hearst, il ricchissimo imprenditore ed editore statunitense cui si ispirò Orson Welles per il suo film Quarto potere.

A differenza di Hearst, che ebbe anche una carriera politica, Musk vive in un mondo molto diverso dove i riferimenti ideologici e politici sono più sfumati e in generale meno sentiti. E proprio la mancanza di posizioni politiche chiare rende difficile un’interpretazione del personaggio e delle sue decisioni a cominciare da Twitter, dove dichiarazioni e posizioni nette spiccano più che su altri social network. I motivi per cui Musk sia finito in questa posizione, in definitiva mettendocisi da solo, e perché stia faticando a uscirne possono essere molteplici, e non si escludono necessariamente a vicenda.

Rapporti politici
Un’interpretazione piuttosto diffusa è che Musk abbia comprato Twitter per posizionarsi meglio politicamente in modo da favorire il successo delle proprie aziende, grazie a uno strumento utilizzato soprattutto da politici e giornalisti. Lo ha ricordato di recente anche l’esperto di Internet Stefano Quintarelli su Globo, il podcast sulle cose del mondo del Post, segnalando l’avvicinamento di Musk ai Repubblicani e più in generale alla destra statunitense.

Secondo questa interpretazione, lo avrebbe fatto per avere appigli e tutele dopo avere mancato alcune promesse fatte attraverso le proprie aziende. Per Tesla, aveva promesso in tempi brevi un sistema a guida completamente autonoma che ancora oggi non esiste, per SpaceX la costruzione di una grande astronave per raggiungere la Luna e forse un giorno Marte ancora indietro nella fase di sviluppo, mentre con The Boring Company aveva promesso la costruzione di tunnel stradali sotto le grandi città, che faticano però a essere realizzati.

A seconda dei casi, in quei progetti sono state coinvolte singole persone, che per esempio si aspettavano di avere comprato una Tesla che un giorno si sarebbe guidata da sola, oppure istituzioni pubbliche, come nel caso della NASA per lo sviluppo di Starship o delle amministrazioni locali per la costruzione dei tunnel. Di conseguenza ora ci sono privati che vogliono fare causa a Tesla e richieste al governo e al Congresso di condurre indagini sulle sue aziende per ciò che avevano promesso negli ultimi anni.

In tutta la propria carriera da imprenditore, Elon Musk ha del resto sempre fatto promesse per realizzare grandi cose in breve tempo, mancando quasi sempre le scadenze che lui stesso si era prefissato. Negli anni era stato coniato il modo di dire “tempo Musk” proprio per distinguere le previsioni dell’imprenditore dalla realtà. Ma sarebbe ingiusto non ricordare che le sue aziende hanno comunque mantenuto gli impegni, seppure in ritardo: Tesla produce oggi automobili per il mercato di massa ed estremamente più economiche di un tempo, SpaceX solo nel 2022 ha effettuato più di un lancio spaziale a settimana con i propri razzi riutilizzabili, la costellazione satellitare Starlink per Internet dallo Spazio è operativa e continua ad aumentare il proprio numero di satelliti, solo per citare alcuni dei risultati ottenuti.

Molte di quelle promesse arrivavano da aziende in fase di start-up e verso le quali c’era una maggiore indulgenza, sia da parte degli investitori sia dei clienti. Ora SpaceX è il principale partner commerciale della NASA e Tesla fino a un anno fa era l’azienda automobilistica con il più alto valore di mercato, di conseguenza le aspettative sono cambiate. L’ipotesi è che per questo Musk abbia tentato di posizionarsi meglio politicamente, scegliendo la destra americana che tradizionalmente tutela di più gli interessi delle grandi aziende, ma lo ha fatto a modo suo e manifestando tante contraddizioni da far vacillare gli assunti stessi di questa interpretazione.

Inquadrare politicamente Elon Musk è difficile, se non impossibile. A seconda delle circostanze si è definito un indipendente, un centrista e «forse economicamente di destra o centro». Ha detto di avere votato per l’attuale presidente degli Stati Uniti, il democratico Joe Biden, ma alle elezioni di metà mandato dello scorso novembre ha invitato i propri follower su Twitter a votare per i Repubblicani, aggiungendo poi di avere votato in precedenza per i Democratici e di non escludere di farlo di nuovo in futuro. In altre occasioni ancora, aveva detto di non essere interessato dalla politica e che preferiva starne alla larga.

Ma spesso più delle dichiarazioni contano i fatti e, da quando ha comprato Twitter, Musk ha mostrato di avere idee e opinioni molto vicine alla destra. Ha riattivato dopo un semplice sondaggio l’account dell’ex presidente statunitense Donald Trump, sospeso da Twitter dopo che incitò l’assalto al Congresso quando perse le elezioni, ha riammesso molti altri account sospesi per avere diffuso informazioni false e cospirazioniste, ha criticato Biden per le scelte politiche legate alla guerra in Ucraina, ha chiesto sempre tramite Twitter che venga indagato Anthony Fauci per le sue decisioni sulla pandemia e più in generale ha pubblicato meme e altri contenuti di critica nei confronti delle politiche per contenere la diffusione del coronavirus, del politicamente corretto, della  “cancel culture” e degli atteggiamenti cosiddetti “woke”.

Musk non ha risparmiato critiche, spesso sdegnate, nei confronti di alcuni esponenti della sinistra statunitense come Bernie Sanders, Elizabeth Warren e Alexandria Ocasio-Cortez, ma al tempo stesso non ha espresso particolari apprezzamenti per i Repubblicani. Nei rari casi in cui lo ha fatto, ha mostrato di avere un’idea particolare di “centrista” e di distanza dagli estremi della politica. Ha per esempio detto di voler sostenere alle prossime presidenziali del 2024 Ron DeSantis, attuale governatore della Florida con posizioni fortemente conservatrici. In Florida ci sono le più importanti aree di lancio per le attività spaziali degli Stati Uniti.

Al tempo stesso, Musk è stato negli anni fortemente critico nei confronti dei negazionisti del cambiamento climatico, quasi tutti Repubblicani. Dopo la scelta di Trump di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima, decise di lasciare uno dei gruppi di lavoro che l’allora presidente aveva organizzato con i principali imprenditori statunitensi. Oltre alle automobili elettriche, Tesla produce anche pannelli solari e batterie per alimentare la propria abitazione in caso di blackout.

Più in generale, l’avvicinamento di Musk alla destra deriva con ogni evidenza anche dal fatto che i Repubblicani sono meno interessati a tassare di più i miliardari e le grandi aziende, anche quando lavorano in regime di sostanziale monopolio. Negli ultimi anni vari esponenti dei Democratici hanno invece sostenuto la necessità di aumentare le imposte per chi produce grandi ricavi, introdurre nuove leggi antitrust e obbligare le grandi aziende tecnologiche a cedere parti delle proprie attività, per ridurre le condizioni di monopolio e il rischio di concorrenza sleale. Musk ha in più occasioni sostenuto di pagare moltissime tasse e ha criticato imposte troppo alte per le aziende, che secondo lui si riflettono su minori possibilità di crescita e di occupazione.

Posizionamento
Secondo altre analisi Musk non sta cercando necessariamente di raccogliere i favori di parte dei decisori politici, ma di avere maggiori consensi tra la loro base: persone di destra tradizionalmente meno interessate ai temi legati all’ambiente e che trovando più interessante il CEO di Tesla potrebbero un giorno diventarne clienti. Questo spiegherebbe non solo il tenore di molti tweet, ma anche la scelta stessa di ridurre i livelli di moderazione sulla piattaforma, dando maggiore rilievo a contenuti che in precedenza venivano tenuti sotto controllo perché controversi o alla base di campagne di disinformazione.

Finora l’approccio non sembra avere funzionato molto, ammesso fosse quello lo scopo di Musk. Le dichiarazioni più controverse hanno allontanato chi aveva posizioni più di sinistra e moderate, sia per quanto riguarda Tesla sia per Twitter stesso, con alcuni milioni di utenti che sono passati a sistemi alternativi come Mastodon o hanno semplicemente smesso di usare il social network. Non ci sono inoltre elementi per ritenere che Musk abbia attirato maggiore interesse da parte dei sostenitori della destra, per lo meno in termini di nuovi clienti per Tesla.

Dati
Tra gli obiettivi non esplicitamente dichiarati da Musk, che lo scorso aprile aveva detto di volere acquisire Twitter perché è un «assolutista della libertà di espressione», potrebbe esserci quello di utilizzare l’enorme quantità di dati raccolta dal social network in oltre 16 anni di attività. Oltre ai contenuti e alle informazioni sui singoli account, la piattaforma registra numerosi parametri legati per esempio al tempo di utilizzo degli utenti, dati sui tweet che raccolgono maggiore interesse e più interazioni, senza contare i dati sul rendimento degli annunci pubblicitari mostrati dal social network.

Questa grande quantità di dati può essere utilizzata sia per comprendere meglio gusti e tendenze di particolari gruppi di persone, ma anche per addestrare sistemi di intelligenza artificiale a svolgere determinati compiti, un ambito verso il quale Musk ha mostrato grande interesse. Tra le numerose iniziative in cui il miliardario ha investito c’è per esempio Neuralink, società che si occupa dello sviluppo di sistemi artificiali da impiantare nel cervello, in modo da potenziarne le capacità o trattare particolari problemi neurologici. Musk ha detto che Neuralink potrebbe rendere possibile una «simbiosi con l’intelligenza artificiale», i cui algoritmi potrebbero essere addestrati con grandi quantità di dati come quelli derivanti da Twitter. Le leggi sulla privacy, specialmente nell’Unione Europea, potrebbero però rendere molto difficoltoso il trasferimento dei dati tra società diverse.

Pagamenti
Nei lunghi mesi di trattative e cause legali che hanno portato infine all’acquisizione di Twitter, Musk aveva detto di immaginarsi un futuro del social network simile a quello di alcune app “tuttofare” molto diffuse in Cina come WeChat, che oltre a scambiarsi messaggi consentono di effettuare numerose altre operazioni compresi i pagamenti di piccole somme di denaro. Una trasformazione di Twitter in questa direzione non sarebbe comunque semplice vista la funzione molto diversa che ha assolto finora, senza contare che al momento non c’è una particolare domanda da parte degli utenti per questo tipo di funzionalità.

Rilevanza
Un’altra teoria circolata molto è che in realtà Elon Musk abbia comprato Twitter per mantenersi rilevante nel dibattito pubblico, far parlare il più possibile di sé facendo di conseguenza pubblicità alle proprie aziende. Ciò spiegherebbe la scelta degli argomenti di molti tweet, che sembrano essere pubblicati per sfruttare un classico meccanismo dei social network esplorato soprattutto dalla destra: dire qualcosa che sia molto condiviso da una parte – come sostenere che ci sia una cospirazione legata alla pandemia – e che sia al tempo stesso molto irritante per l’altra, in modo che entrambe le fazioni ne discutano. In questo Trump era un maestro, e Musk spesso non sembra essere da meno.

Il risultato è che si finisce per parlare molto di ogni provocazione: se è molto sopra le righe viene ripresa dai giornali e si innesca un circolo vizioso (o virtuoso, a seconda dei punti di vista) che dà grande visibilità e rilevanza a chi l’ha messa in circolazione. Potenzialmente non ne beneficia solamente Musk, ma anche Twitter, che riceve molte più attenzioni e rimane nel dibattito pubblico.

È successo qualcosa di simile anche con azioni molto più concrete decise da Musk, per esempio quando nelle prime settimane da CEO di Twitter licenziò o spinse alle dimissioni circa la metà dei 7.500 dipendenti del social network, in una ristrutturazione molto caotica e che aveva attirato grandi attenzioni. In realtà, anche in precedenza Musk si era distinto per decisioni molto drastiche e dure nei confronti dei dipendenti delle proprie aziende, ai quali chiede moltissimo in termini di impegno e tempo dedicato al lavoro. Un’impostazione che ha contribuito al successo delle sue aziende, ma con sofferenze e difficoltà per molti, come emerso dai racconti di ex dipendenti in questi mesi.

Non è comunque chiaro come questa maggiore attenzione possa trasmettersi anche alle altre aziende di Musk, a cominciare proprio da Tesla, che più di tutte ha necessità di mantenere una propria rilevanza in un settore sempre più concorrenziale. Complici le nuove regole per ridurre le emissioni che causano il riscaldamento globale, negli ultimi anni tutte le più grandi aziende automobilistiche si sono messe a progettare e produrre automobili elettriche. Se un tempo Tesla era la fabbrica di auto elettriche, ora inizia a essere una delle tante, e in futuro potrebbe faticare a reggere la concorrenza delle aziende tradizionali che stanno affrontando la difficile transizione dai motori termici a quelli elettrici.

La riduzione del valore delle azioni di Tesla è legata certamente a numerosi fattori, compresa la scelta di Musk di vendere molti pacchetti azionari per poter finanziare Twitter che continua a perdere soldi, ma deriva anche da una minore fiducia da parte degli investitori che hanno iniziato a notare i primi cambiamenti nel settore delle automobili elettriche. Tesla per ora sembra essere stata danneggiata dall’acquisizione di Twitter da parte di Musk, che ha inoltre dato l’idea di occuparsene meno per stare dietro alla ristrutturazione del social network.

Salvare il mondo
Per comprendere questa ostinazione nel volersi occupare di Twitter è importante farsi un’idea di come Musk vede se stesso e ciò che ha intorno. Come hanno raccontato numerose biografie e analisi pubblicate sul personaggio nel corso del tempo, Musk è genuinamente convinto che il mondo debba essere salvato, e di essere lui stesso la persona più indicata per farlo, non solo per via delle enormi ricchezze che ha accumulato.

Quando si interessò a Tesla, diventandone uno dei suoi principali investitori e in seguito amministratore delegato, lo fece certamente perché intuì che il futuro commerciale delle automobili fossero i motori elettrici, ma anche perché riteneva che solo l’abbandono dei motori termici avrebbe permesso di ridurre le emissioni e gli effetti del riscaldamento globale. Avvenne qualcosa di analogo quando fondò SpaceX, che oggi si mantiene grazie agli ingenti investimenti della NASA e ai clienti privati che devono inviare satelliti in orbita, ma che in futuro secondo Musk sarà essenziale per rendere gli umani una «specie interplanetaria», che potrà colonizzare e vivere su Marte in modo da soddisfare le esigenze di crescita senza esaurire le risorse della Terra già messe a dura prova.

Musk arrivava da esperienze imprenditoriali molto diverse dai lanci spaziali commerciali e dalle automobili elettriche, ma era convinto di poter cambiare entrambi i settori producendo razzi riutilizzabili più economici e una nuova generazione di veicoli. Le sfide per farlo non mancavano, ma era il pensiero stesso di irrealizzabile a stimolarlo, come ha spiegato Ashlee Vance, autore della biografia più letta su Musk: «Credo che Elon pensi di non poter fallire. Se c’è qualcosa in cui Elon crede è se stesso. Penso che prese in considerazione due mercati che riteneva potessero migliorare e pensò di essere il tizio che poteva risolverne i problemi».

Nel caso di Twitter, per Musk la salvezza del mondo passa per la tutela della libertà di espressione. Ha fatto capire più volte di voler rendere il social network una sorta di agorà del ventunesimo secolo dove ognuno possa confrontarsi con gli altri proponendo le proprie idee. E Musk ritiene che le sensibilità contemporanee diffuse tra i progressisti americani sui linguaggi inclusivi e sul rispetto delle minoranze, quelle che associa alla “cancel culture” e all’epiteto denigratorio “woke”, siano un ostacolo al libero confronto pubblico. Per superare questo blocco, secondo Musk, devono potersi esprimere tutti con gli stessi strumenti, anche se ciò implica che si diffondano teorie strampalate e del complotto, che contenuti razzisti o transfobici trovino ampia circolazione, o che un presidente uscente possa aizzare la folla contro una delle istituzioni democratiche del paese.

Da quando ha iniziato questa nuova impresa di salvare il mondo con Twitter, secondo varie analisi Musk non ha preservato il concetto di agorà democratica, ma ha piuttosto instaurato una nuova forma di governo sul social network, un ibrido definibile come una monarchia assoluta e al tempo stesso populista, dove è il sovrano a decidere arbitrariamente che cosa possa o non possa essere detto nel proprio regno social dando l’illusione ai sudditi di poter partecipare ai processi decisionali con un sondaggio. Una forma di governo intollerabile per molti, che ha contribuito a erodere ulteriormente la sua credibilità.

Errori
Forse è la combinazione di questi fattori ad avere portato Musk nella difficile situazione in cui si trova oggi, che si aggiunge a un probabile errore di valutazione di base. Da utente di lunga data, Musk ha pensato che Twitter fosse ciò che vedeva ogni giorno quando pubblicava qualcosa, non immaginando la complessità che c’è dietro a un social network e che è interamente visibile solamente a chi lo amministra. Alcune sue dichiarazioni sulla libertà di espressione molto approssimative avevano mostrato come non fosse a conoscenza dello sterminato dibattito sul tema, che coinvolge da decenni giuristi, esperti di comunicazione e politici, senza contare che il concetto stesso varia moltissimo a seconda dei paesi e delle regole decise dai loro governi.

A quell’errore di valutazione se ne è aggiunto un secondo prettamente pratico: Musk in primavera aveva ormai fatto la propria offerta da 44 miliardi di dollari, ampiamente superiore all’effettivo valore di Twitter e anche per questo accettata dal consiglio di amministrazione del social network. Se l’avesse ritirata come aveva provato a fare per qualche mese, avrebbe dovuto affrontare un processo dagli esiti alquanto incerti.

La spesa è stata comunque enorme e ha comportato un indebitamento notevole con le banche della stessa azienda, che continua a perdere milioni di dollari al giorno. A metà dicembre Musk ha venduto azioni Tesla per un valore di 3,6 miliardi di dollari per avere nuovo denaro per sostenere Twitter. Complessivamente, Musk quest’anno ha venduto azioni Tesla per 23 miliardi di dollari per finanziare l’acquisizione e la gestione del social network. Twitter è altamente indebitato e la nuova gestione turbolenta di Musk ha indotto molte società a sospendere i propri investimenti pubblicitari, causando un’ulteriore riduzione dei ricavi. Con oltre 137 miliardi di patrimonio, Musk ha ancora grandi risorse, ma non potrà comunque sostenere a lungo Twitter con nuove iniezioni di denaro. Anche per questo non ha escluso che il social network possa dichiarare fallimento in mancanza di una ripresa sostenuta dei ricavi.

In un certo senso, Musk si è messo da solo nella condizione di non potersi rifiutare di portare a termine l’acquisizione di Twitter e ora sta cercando di arginare i danni, nell’unico modo che ritiene percorribile e che sta diventando la causa di ulteriori problemi, ancora una volta autoinflitti. Il recente sondaggio indetto dallo stesso Musk per chiedere se debba dimettersi o meno dal ruolo di CEO di Twitter, vinto dai “sì”, potrebbe sbloccare almeno in parte la situazione secondo diversi analisti. Una nuova persona alla guida dell’azienda non distoglierebbe comunque più di tanto l’attenzione da Musk, che probabilmente continuerebbe a usare Twitter come ha fatto finora.