Perché in Europa non c’è il gran freddo che ha colpito il Nord America

Le diverse conformazioni dei due continenti fanno spesso la differenza per i fenomeni meteorologici invernali

Una strada di Buffalo, nello stato di New York, ricoperta di neve, il 26 dicembre 2022 (AP Photo/Craig Ruttle)
Una strada di Buffalo, nello stato di New York, ricoperta di neve, il 26 dicembre 2022 (AP Photo/Craig Ruttle)
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Il gran freddo che negli ultimi giorni ha colpito gli Stati Uniti, causando la morte di almeno 63 persone secondo il conteggio di NBC News, non è insolito. Periodicamente, durante l’inverno, grandi masse d’aria fredda si espandono sul Nord America portando tempeste di neve: era successo anche nel febbraio del 2021, quando in Texas si registrarono alcune delle temperature più basse dei precedenti 30 anni e almeno 250 persone morirono per le conseguenze.

Questi fenomeni meteorologici sono legati al vortice artico, l’ampia area di bassa pressione che si trova sopra al Polo Nord. Sull’Europa non ha effetti analoghi per via delle diverse caratteristiche geografiche dei due continenti: mentre in buona parte degli Stati Uniti venivano registrate temperature inferiori alle medie stagionali degli ultimi decenni, infatti, in Europa ha fatto meno freddo del solito.

In Canada e Stati Uniti il meteo dell’ultima settimana è stato profondamente influenzato da un’estensione del vortice artico. Generalmente il vortice è “trattenuto” sopra l’estremo Nord da una corrente a getto, cioè un veloce flusso d’aria che si trova a sud del Polo, che soffia da ovest a est e che è più caldo. La corrente a getto fa da barriera al vortice artico come se fosse il bordo di una ciotola: l’aria fredda sopra il Polo, che è più pesante, è arginata da questa aria relativamente più calda, che crea una specie di barriera. Ma quando le temperature nell’Artico aumentano, parte del vortice di venti freddi, che sono un po’ meno freddi, può oltrepassare il bordo della “ciotola”, superando i consueti limiti della corrente a getto e arrivando così sulle zone continentali.

Quest’aria per il clima artico ha temperature maggiori del solito, ma rispetto alle temperature continentali è molto fredda e causa fenomeni meteorologici estremi, come le recenti tempeste di neve.

Il Nord America e l’Europa si trovano a latitudini simili (quella di New York è simile a quella di Napoli). Tuttavia succede raramente che i due continenti siano colpiti contemporaneamente da ondate di freddo, e in Nord America questi fenomeni invernali sono molto più frequenti e intensi. Le ragioni delle differenze sono diverse, ha spiegato qualche giorno fa Giulio Betti, meteorologo del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e dell’AMPRO, l’associazione dei meteorologi professionisti.

La prima è che sebbene anche l’Europa possa essere influenzata dal vortice polare, l’aria che la raggiunge passa prima sul Nord Atlantico invece che sul Canada: in generale d’inverno l’aria sulle masse di terra è più fredda di quella presente al di sopra degli oceani, e questo vale in particolare a nord dell’Europa per via della calda corrente del Golfo, la ragione principale per cui il clima nordeuropeo è più mite di quello canadese e nordamericano.

Le coste nordamericane al contrario sono sottoposte all’influsso di correnti marine fredde. L’Europa invece può contare anche, oltre che sulla corrente del Golfo, sul mar Mediterraneo, un altro “serbatoio” di calore.

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Un’altra ragione per cui il Nord America è più esposto all’aria fredda proveniente da nord ha a che fare con le montagne. Le Montagne Rocciose, che si allungano da nord a sud dalla Columbia Britannica, in Canada, al Nuovo Messico, negli Stati Uniti, non costituiscono un ostacolo per i venti settentrionali. Viceversa contribuiscono a dirigerli verso est.

In Europa la catena montuosa principale, cioè le Alpi, è invece disposta in senso latitudinale e quindi fa da barriera per l’aria fredda proveniente da nord, contribuendo al clima mite dell’Italia. Gli Urali, le montagne che dividono la Russia europea da quella asiatica, sono disposti in senso longitudinale, ma nonostante questo hanno a loro volta un ruolo che aiuta a bloccare l’aria fredda: quella che proviene dalla Siberia, cioè la grande massa continentale fredda più vicina. Questa regione è comunque molto più lontana dall’Europa rispetto alla distanza che c’è tra nord del Canada e Stati Uniti, dunque «non sempre riesce a influenzare le condizioni meteorologiche del continente», ha spiegato Betti.

La neve e il freddo di questi ultimi giorni hanno colpito in modo particolare la contea di Erie, nello stato di New York, dove si trova la città di Buffalo: solo lì sono morte 27 persone, di cui la metà all’aperto, e si teme che questo numero possa aumentare. «Sfortunatamente stiamo ancora trovando cadaveri», ha detto lunedì il commissario della polizia della città Joseph Gramaglia, parlando delle attività di soccorso.

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