• Mondo
  • Venerdì 23 dicembre 2022

Il documento finale della commissione d’inchiesta sull’attacco al Congresso

Conclude 18 mesi di lavoro e mostra come Donald Trump e i suoi abbiano cercato di sovvertire le elezioni del 2020

L'attacco al Congresso del 6 gennaio 2021 (AP Photo/Julio Cortez, File)
L'attacco al Congresso del 6 gennaio 2021 (AP Photo/Julio Cortez, File)

La commissione d’inchiesta della Camera statunitense che ha indagato sull’attacco al Congresso del 6 gennaio 2021, compiuto dai sostenitori dell’allora presidente Donald Trump per cercare di fermare la certificazione dell’elezione vinta da Joe Biden, ha pubblicato il resoconto finale dei suoi lavori. Tra le altre cose, vi si legge che Donald Trump è stato la «causa centrale» dell’attacco: Trump avrebbe «convocato» i suoi sostenitori al Congresso, «compresi estremisti armati», e li avrebbe «spinti» a entrare con la forza nell’edificio.

Il documento ha più di 800 pagine ed è il risultato di oltre 18 mesi di lavoro, durante i quali la commissione ha fatto più di 1.200 interviste a testimoni e persone informate dei fatti. Il documento contiene inoltre alcune raccomandazioni legislative per evitare che attacchi simili si ripetano in futuro.

Lunedì, la commissione d’inchiesta aveva raccomandato al dipartimento di Giustizia di indagare Trump per quattro reati, compresa la cospirazione ai danni degli Stati Uniti e l’incitamento o assistenza all’insurrezione.

Secondo le conclusioni della commissione, l’attacco al Congresso, nel corso del quale morirono cinque persone, non fu un evento spontaneo, ma fu parte di un «piano complesso per rovesciare il risultato delle elezioni presidenziali del 2020»; inoltre, l’indagine ha portato «a una conclusione chiara e prevalente: la causa centrale del 6 gennaio è stato un uomo, l’ex presidente Donald Trump, con i suoi seguaci. Nessuno degli eventi del 6 gennaio sarebbe avvenuto senza di lui».

Il lavoro della commissione tuttavia non si è limitato soltanto al 6 gennaio, ma anche alle settimane precedenti, nel corso delle quali Trump e i suoi misero in atto numerose azioni illegittime per bloccare l’elezione di Joe Biden e «ostacolare con la corruzione, impedire o influenzare il conteggio dei voti dei grandi elettori il 6 gennaio e dunque ribaltare il risultato legale delle elezioni». I grandi elettori sono le persone che, sulla base del voto popolare, votano concretamente per il presidente, come vuole il sistema elettorale americano.

Il documento mostra per esempio come gli alleati di Trump fecero piani per sovvertire il risultato elettorale già prima delle elezioni, che si tennero nel novembre del 2020. Mostra anche come poi, dopo la sconfitta elettorale, Trump e i suoi fecero ampi preparativi per cercare di sovvertire il risultato, per esempio preparando gruppi di grandi elettori alternativi (cioè scelti dagli alleati di Trump e non dal voto popolare) che avrebbero potuto sostenere la sua elezione e non quella di Biden.

La commissione ha fatto inoltre alcune raccomandazioni legislative, per cambiare leggi e procedure in modo da evitare che attacchi come quello al Congresso si ripetano. Tra le altre cose ha chiesto di rafforzare e chiarire alcuni aspetti della legge elettorale, di aumentare le pene contro chi minaccia i lavoratori elettorali, e soprattutto di rafforzare il 14esimo emendamento della costituzione americana, che vieta di ricoprire incarichi pubblici a chiunque «abbia partecipato a un’insurrezione» o «aiuti o sostenga i nemici» degli Stati Uniti. Secondo la commissione, queste definizioni potrebbero applicarsi anche a Donald Trump.