C’è davvero il rischio che non approvino la legge di bilancio?

Nonostante il ritardo e un certo caos nel governo, sembra improbabile che si arrivi al famigerato “esercizio provvisorio”

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni (Roberto Monaldo / LaPresse)
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni (Roberto Monaldo / LaPresse)
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Nei prossimi giorni il parlamento voterà il disegno di legge di bilancio, la principale misura economica dell’anno che stabilisce come lo Stato italiano intende modificare la spesa pubblica nel 2023. Il governo ha approvato la legge di bilancio, detta anche “manovra economica”, il 21 novembre e l’ha presentata in parlamento il 29 novembre. I tempi per l’esame da parte di Camera e Senato sono molto stretti, dato che la legge va approvata entro il 31 dicembre, e senza una legge di bilancio lo Stato non è autorizzato a spendere denaro pubblico nel 2023.

La discussione del testo è cominciata alla Camera giovedì mattina, ma la votazione sarà rimandata perché dovrà tornare in commissione Bilancio per alcune modifiche, tra cui quella di un emendamento approvato per errore. Tra gli emendamenti al disegno di legge in discussione ce n’era infatti anche uno presentato dal Partito Democratico che prevedeva lo stanziamento di 450 milioni di euro per le spese dei comuni nel 2023: l’emendamento è stato approvato dalla maggioranza nonostante non ci fossero le coperture finanziarie necessarie. Non è chiaro cosa sia successo di preciso, ma sembra sia stato un errore di un relatore di Fratelli d’Italia, che nella mole di emendamenti approvati dalla commissione Bilancio avrebbe letto per sbaglio il codice dell’emendamento in questione.

Oltre a quell’emendamento, la commissione Bilancio dovrà correggere altre 44 misure del disegno di legge, a causa dei rilievi mossi dalla Ragioneria Generale dello Stato, sempre per problemi di coperture finanziarie. Il nuovo esame in commissione avverrà tra la sera di giovedì e la mattina di venerdì: è quindi probabile che il testo modificato non verrà nuovamente presentato alla Camera prima di sabato mattina.

Non è stato invece approvato, alla fine, un emendamento proposto da Francesco Paolo Sisto di Forza Italia, viceministro della Giustizia, che avrebbe previsto uno “scudo penale” per i reati fiscali come omessa dichiarazione dei redditi, omesso versamento o dichiarazione infedele: questi reati sarebbero stati estinti pagando una sanzione. L’emendamento era stato molto criticato dalle opposizioni, che lo ritenevano un favore agli evasori fiscali, ma anche dalla maggioranza. Adolfo Urso, ministro dello Sviluppo economico, di Fratelli d’Italia, aveva detto che la proposta di Forza Italia non era condivisa dagli altri partiti della maggioranza. A sua volta Sisto aveva sostenuto che non fosse una proposta autonoma di Forza Italia, ma che c’era stata invece una richiesta da parte del ministero dell’Economia di «raggranellare il maggior numero di fondi» attraverso quella misura.

Che non si approvi la legge di bilancio entro la fine dell’anno è al momento un’ipotesi improbabile. Nel caso succedesse la Costituzione prevede una disposizione di emergenza: il famigerato esercizio provvisorio, uno strumento dai confini non chiarissimi che permette allo Stato di spendere soldi sulla base delle previsioni di spesa presentate nella legge di bilancio, ma non ancora approvate, fino a che il parlamento non riesce a mettersi d’accordo.

Nonostante sia per sua natura una misura straordinaria, in realtà dal 1948 l’esercizio provvisorio è stato approvato 33 volte. L’ultima nel 1988, quindi è facile intuire quanto fosse la regola in quegli anni. Da allora però è diventata l’eccezione, ma è sempre stato usato come spauracchio per accelerare la discussione parlamentare e uscire dallo stallo sulla legge di bilancio.

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Rispetto alla cosiddetta prima Repubblica, i legami sempre più stretti con il sistema europeo, l’enorme debito pubblico accumulato e la volatilità dei mercati finanziari hanno reso il ricorso all’esercizio provvisorio uno scenario che in molti ritengono saggio evitare. Il timore è che il ricorso a questo strumento mostri un paese particolarmente instabile, e fornisca agli investitori e ai partner internazionali un’immagine di mancanza di affidabilità.

A causa del grosso ritardo nell’approvazione della legge di bilancio di quest’anno, negli ultimi giorni si era parlato con insistenza della possibilità che il governo dovesse fare ricorso all’esercizio provvisorio. Negli ultimi anni era successo spesso che l’approvazione della legge di bilancio arrivasse negli ultimi giorni di dicembre, poco prima della scadenza, ma quest’anno il ritardo è stato particolarmente significativo.

Il motivo principale è il fatto che quest’anno per la prima volta nella storia repubblicana le elezioni politiche si sono svolte a settembre, e il governo guidato da Giorgia Meloni si è insediato solamente il 22 ottobre. C’è stato quindi molto poco tempo sia per preparare la legge di bilancio, sia per discuterne eventuali modifiche dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri.

Nonostante i ritardi, è però piuttosto improbabile che la legge non venga approvata da Camera e Senato entro il 31 dicembre. Quasi sicuramente il governo deciderà di porre la questione di fiducia sul testo, cosa che lo renderà di fatto “blindato”, come si dice in gergo: cioè di sicura e rapida approvazione. Le opposizioni non potranno presentare nuove modifiche e la legge dovrà essere votata così com’è: data l’ampia e solida maggioranza che sostiene il governo si dà per scontato che la legge otterrà la fiducia (nella remota ipotesi in cui non la ottenesse, vorrebbe dire che non ci sarebbe più una maggioranza a sostegno del governo e si aprirebbe una crisi). Il voto di fiducia alla Camera è atteso tra venerdì e sabato, poi il testo passerà in seconda lettura al Senato, dove l’esame dovrebbe concludersi la prossima settimana, comunque entro il 31 dicembre.

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