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  • Giovedì 15 dicembre 2022

Il ritornello più cantato dello sport contemporaneo

È quello di “Freed from Desire” di Gala, che da classico della house italiana è diventato un inno di molte tifoserie

Una tifosa argentina ai Mondiali in Qatar. (AP Photo/Frank Augstein)
Una tifosa argentina ai Mondiali in Qatar. (AP Photo/Frank Augstein)
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Subito dopo la semifinale dei Mondiali di calcio vinta contro il Marocco, i giocatori della Francia hanno ricevuto la visita di Emmanuel Macron negli spogliatoi. Mentre il presidente francese faceva il giro della stanza salutandoli uno per uno, da una cassa portatile suonava una canzone che in questi anni è diventata un inno per le tifoserie di mezzo mondo, che ne hanno adattato il testo per trasformarla in cori per i propri giocatori o che semplicemente hanno iniziato a cantarne il ritornello riconoscibilissimo e appiccicoso per festeggiare gol e vittorie.

Nel video registrato negli spogliatoi della Francia si vedono i giocatori recuperare uno dopo l’altro il contegno necessario per stringere la mano a Macron, per poi tornare a fare immediatamente quello di cui evidentemente hanno più voglia: cantare il “nanananananana” del ritornello di “Freed from Desire”, un classico della musica dance italiana pubblicato nel 1996 dalla cantante di origini milanesi Gala.

Più o meno dal 2016 in poi, la canzone è arrivata nelle manifestazioni sportive più disparate, dalla boxe al padel. Quelli che la resero un coro da stadio famoso in tutto il mondo furono i tifosi dell’Irlanda del Nord, che agli Europei del 2016 iniziarono a cantare sulle sue note “Will Grigg’s on fire” (Will Griggs è inarrestabile, tipo), riferendosi a un attaccante che era stato il capocannoniere nella seconda divisione inglese ma che finì per non giocare neanche un minuto in quel torneo.

Nei mesi scorsi, i tifosi milanisti hanno adottato la canzone come coro della stagione finita con la vittoria dello Scudetto, cantando “Pioli is on fire” per celebrare l’allenatore Stefano Pioli. La versione milanista del coro si è sentita così tanto che “Perché Pioli is on fire” è stata una delle ricerche più comuni su Google nel 2022 in Italia.

È la seconda vita di una canzone che quando uscì rimase per settimane nei primi posti delle classifiche di mezza Europa, dal Regno Unito alla Francia ai Paesi Bassi, tutti paesi che in quegli anni producevano tonnellate di musica dance di grande successo. Erano gli anni d’oro della italo house, cioè la versione della musica house che produssero e cantarono in quegli anni producer e vocalist che ebbero fortunatissime carriere internazionali, dagli Eiffel 65 a Gigi D’Agostino.

“Freed from Desire” non se n’è mai andata dalle discoteche, dove ha continuato per anni a entusiasmare: ultimamente la si sente ancora più spesso, anche se il processo di appropriazione da parte delle tifoserie ha creato qualche problema. Come dimostra la faccia confusa del dj francese Bob Sinclair quando l’ha messa recentemente durante una serata a Padova.

«Adesso è tutto relazionato a ‘sto Pioli» dice Gala con un po’ di fastidio: «in realtà non è la canzone del Milan, è la canzone dei festeggiamenti, di chi perde, degli underdog come Will Grigg». Anche se il collegamento con lo sport e il calcio in particolare ormai è prevalente un po’ ovunque, in altri paesi viene cantata anche in altri contesti, alcuni dei quali secondo Gala rispecchiano lo spirito “antisistema” che ispirò il testo: «in Francia è la canzone della comunità LGBTQ+, delle marce delle donne, delle manifestazioni ambientaliste».

«L’ho scritta per conto mio a New York», dove si era appena trasferita poco più che ventenne, racconta Gala. «A quei tempi studiavo fotografia, e durante le estati tornavo in Europa. Proposi a questo dj italiano di fargli delle foto gratis, chiedendogli in cambio di cantare in un suo disco».

Iniziò così la sua carriera nella musica, che in poco tempo la portò a far ballare le discoteche europee con una canzone che registrò inizialmente in maniera un po’ artigianale, prima di inciderla in uno studio professionale a Londra insieme al resto del suo disco più famoso, Come Into My Life. Alla produzione partecipò Maurizio Molella, uno dei più famosi dj e produttori italiani degli anni Novanta, e il meno noto Phil Jay.

Come succedeva spesso in quegli anni, specialmente alle cantanti, non ebbe un contratto favorevole e nonostante il successo, quindi, «non me ne andai su un’isola a sorseggiare Martini. Ero molto giovane, e feci quasi tutto da sola, anche il video l’ho girato con un’amica che studiava cinema a New York, siamo andati ad Amburgo a girare e sul set c’eravamo solo io, lei e dei suoi amici».

«Nel momento in cui ho fatto quell’album famoso io ho rotto il mio contratto e sono rimasta un’artista indipendente fino a oggi, a Brooklyn, con tutte le difficoltà annesse» spiega. In mezzo ad alcuni altri dischi, nel 2008 fondò una sua etichetta, che decise di chiamare Matriarchy Records. «Ai tempi ci fu chi mise in discussione la legalità di fare una casa discografica in cui si assumono prevalentemente donne, ma io entravo in tutte le etichette, anche negli Stati Uniti, ed erano tutti uomini: quello era legale?».

Ancora prima dei tifosi di Will Grigg, “Freed from Desire” era stata usata alcuni anni prima in altri stadi irlandesi, come succede spesso alle melodie particolarmente orecchiabili che diventano la base per cori di festa o di sfottò verso gli avversari. Ma la sua fama sportiva si consolidò agli Europei del 2016, quando fu adattata dalle tifoserie di diverse nazionali che l’avevano sentita da quella dell’Irlanda del Nord.

Da allora l’hanno cantata un po’ tutti, anche gli stessi giocatori che ne hanno fatto un inno per il proprio percorso nei vari tornei, in modo simile a quello che successe all’Italia del 2006 con “Seven Nation Army” dei White Stripes. Ai Mondiali in Qatar “Freed from Desire” è stata usata praticamente dai tifosi di ogni nazionale, e in alcuni stadi è stata scelta come canzone suonata dagli altoparlanti dopo i gol. Se la Francia dovesse vincere la finale di domenica, è probabile che il ritornello della canzone rimarrà attaccato alla memoria popolare nazionale, proprio come il celebre “popopopopopopo” ricorda ancora alla maggior parte degli italiani l’estate del 2006, quando la nazionale vinse i Mondiali.

Nell’ultimo anno comunque “Freed from Desire” ha strabordato anche negli altri sport: pochi mesi fa ha accompagnato per esempio la vittoria del pugile Tyson Fury del titolo dei pesi massimi a Wembley, ma la si può sentire un po’ ovunque, dai tornei di padel agli spogliatoi della nazionale australiana di cricket. «Sono felice ogni volta che qualcuno usa la mia canzone perché è una celebrazione dello sport e della musica: non è la canzone dei vincitori, ma anche di chi perde ma ha comunque voglia di fare festa», dice Gala.