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  • Giovedì 1 dicembre 2022

In Inghilterra e Galles ora la maggioranza della popolazione non è cristiana

Lo dice l'ultimo censimento: si è aperta una discussione sul ruolo della chiesa anglicana nelle istituzioni

Le porte chiuse della chiesa di St. Michael, a Stoney Stanton, nel Leicestershire, in Inghilterra (EPA/TIM KEETON via ANSA)
Le porte chiuse della chiesa di St. Michael, a Stoney Stanton, nel Leicestershire, in Inghilterra (EPA/TIM KEETON via ANSA)
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L’ultimo censimento della popolazione fatto dal governo britannico su Inghilterra e Galles, aggiornato al 2021, ha mostrato come per la prima volta nella storia le persone che si identificano come cristiane siano meno della metà della popolazione, a fronte di un aumento molto netto di persone non credenti o che si identificano in altre religioni, soprattutto quella islamica.

Il censimento riguarda solo Inghilterra e Galles perché Scozia e Irlanda del Nord ne fanno uno separato: viene fatto ogni 10 anni, e i suoi risultati mostrano che sulla quasi totalità della popolazione (al quesito del censimento sulla religione ha risposto il 94 per cento degli abitanti di Inghilterra e Galles) meno della metà (il 46,2 per cento) si è definita cristiana, a fronte del 59,3 per cento dell’ultimo censimento, quello del 2011.

I dati del censimento dicono che negli ultimi dieci anni il numero di persone che si dichiarano cristiane in Inghilterra e Galles è sceso di 5,5 milioni, mentre è aumentato di 1,2 milioni quello delle persone che si definiscono musulmane: in numeri percentuali significa che il numero dei cristiani è calato del 13,1 per cento e quello dei musulmani è cresciuto dell’1,7 per cento, rispetto al totale della popolazione. Circa 22,2 milioni di persone (37,2 per cento del totale) hanno dichiarato poi di non seguire alcuna religione, con un aumento del 12 per cento negli ultimi dieci anni (sempre rispetto alla popolazione totale).

I dati dicono anche che la diffusione della religione cristiana è l’unica a essere diminuita: oltre all’islam risultano più diffusi anche il buddismo, l’induismo e la religione sikh, mentre è rimasto costante il numero di persone di religione ebraica.

Secondo alcune analisi, parte di questi cambiamenti è legata all’evoluzione demografica di Inghilterra e Galles, soprattutto in alcune aree: il calo della diffusione del cristianesimo è andato in molti casi di pari passo con l’aumento del numero di persone che appartengono a minoranze etniche e credono in altre religioni.

Negli ultimi dieci anni in Inghilterra e Galles il numero di persone che si identificano come bianche è passato dall’86 all’81,7 per cento, mentre sono aumentate rispettivamente dell’1,8 e dello 0,7 per cento quelle che si identificano come persone di origine asiatica o come persone nere (nel censimento ci sono poi dati relativi ad altre categorie e sottocategorie relative ai gruppi etnici presenti nel paese, che in totale sono 19).

Riferendosi ai dati dell’Ufficio nazionale di statistica (l’ONS, più o meno l’equivalente dell’ISTAT italiano), il Guardian ha mostrato come le aree più abitate dalle minoranze etniche siano tendenzialmente più religiose, e come in quelle più abitate da persone bianche siano nel frattempo aumentate le persone non credenti: le città in cui più della metà delle persone si sono definite tali includono ad esempio Bristol, Hastings e Ashfield, collocate in aree dove le minoranze etniche sono meno diffuse. Le città in cui il numero di non credenti è risultato minore sono invece Harrow, Redbridge e Slough, in cui quasi due terzi degli abitanti sono membri di minoranze etniche.

I cambiamenti demografici evidenziati da questi dati sono particolarmente chiari in due città piuttosto importanti nel Regno Unito, Leicester e Birmingham, in cui oggi le persone di tutte le minoranze etniche compongono rispettivamente il 59,1 e il 51,4% della popolazione.

Jon Wroth-Smith, vicedirettore dell’ufficio che ha svolto il censimento, ha detto che i dati dimostrano come la società inglese sia «sempre più multiculturale». Soprattutto, nel Regno Unito i risultati del censimento hanno animato un dibattito sul radicamento di cui ancora gode la Chiesa d’Inghilterra (cristiana anglicana) all’interno delle istituzioni britanniche, che nei fatti governano un paese composto sempre meno da persone cristiane.

Nella camera dei Lord del parlamento inglese 26 seggi sono riservati a vescovi. Il monarca è anche il governatore supremo della Chiesa d’Inghilterra ed è considerato per questo il “difensore della fede”: secondo diversi rappresentanti di associazioni laiche questi legami andrebbero ripensati e potenzialmente interrotti.

«È ufficiale: non siamo più un paese cristiano», ha detto Stephen Evans, direttore della National Secular Society, organizzazione che promuove il secolarismo laico. Andrew Copson, rappresentante di Humanist UK, associazione che promuove l’umanesimo secolare, ha detto che uno degli aspetti più sorprendenti dei dati del censimento è «quanto la popolazione sia in contrapposizione rispetto alle istituzioni che la rappresentano».