Otto canzoni di Jimi Hendrix
Una playlist per ricordarlo, da “Hey Joe” a “Little wing” (quella scritta per la mamma), oggi che compirebbe ottant'anni
Oggi Jimi Hendrix compirebbe 80 anni, e queste sono le otto sue migliori canzoni che Luca Sofri, il peraltro direttore del Post, scelse per il suo libro Playlist.
Jimi Hendrix
(1942, Seattle, Washington – 1970 Londra, Inghilterra)
Se si escludono la mitizzazione che lo ha mummificato, il fatto che suonasse la chitarra con i denti, dietro la schiena o le desse fuoco, e che abbia distorto l’inno americano, non è che il grande pubblico abbia chiaro a cosa si debba tutta la sua fama. È che aveva grandezze un po’ anacronistiche: ma fu un’icona dei suoi tempi e il più grande chitarrista della storia. È morto che aveva 27 anni e ne aveva vissuti da rockstar neanche quattro.
Hey Joe
(Are you experienced?, 1967)
“Hey Joe”, non si è mai capito bene chi l’abbia scritta e a quale punto della storia della canzone americana: veniva da lontano, ma nel 1966 l’avevano già portata nell’età del rock fricchettone i Love e i Byrds. Poi però entrò nella leggenda la versione di Hendrix – il suo primo singolo, il suo primo successo – e dopo quella vennero un po’ tutti (Willy DeVille ne ha fatto un ballabile sudamericano splendido).
La storia è che due amiconi si incontrano e uno dei due chiede all’altro come butta: e butta che quello sta piuttosto agitato.
“Hey Joe, dove vai con quel fucile in mano”?
“Vado a sparare alla mia vecchia, sai, l’ho beccata che si dava da fare con un altro…”.
“Hey Joe, ho sentito che hai fatto fuori la tua donna”.
“Sì, le ho sparato. L’ho beccata che si dava da fare in giro e l’ho fatta secca”.
Purple Haze
(Are you experienced?, 1967)
Dati i tempi e il tipo, è difficile non associare l’“alone viola” e lo stordimento del protagonista a qualcosa di stupefacente. Ma lui ha sempre negato, dicendo che era solo una canzone d’amore. Quando a un certo punto dice: “scuse me while I kiss the sky”, molti fraintendono con: “scuse me while I kiss this guy”, e lo stesso Hendrix ci giocò in alcune versioni dal vivo.
The Wind Cries Mary
(Are you experienced?, 1967)
Vedi alle volte le piccole cose. La fidanzata di Jimi Hendrix si chiamava Kathy Mary Etchingham. Una volta litigarono per come lei cucinava, e lui invece che ordinare una pizza nel cartone come facciamo noialtri miseri umani, scrisse “The wind cries Mary”, un bluesone.
Foxey Lady
(Are you experienced?, 1967)
Tutti sbagliano sempre, ma era “Foxey”, con la “e”. «Non mi vergogno a dire che non sono capace di scrivere canzoni allegre» ha detto una volta Hendrix, spiegando che questa era l’unica. Più che una canzone allegra, è che lui se la vuole fare, a essere precisi.
Little wing
(Axis: bold as love, 1967)
La mamma di Hendrix morì che lui aveva nove anni. Questa canzone è per lei.
(Miliardi di cover dopo, si ricorda il grosso successo di quella di Sting e l’elaborazione di Elio e le Storie Tese in “Tapparella”).
Castles made of sand
(Axis: bold as love, 1967)
Un affastellamento di parole assai più intenso del solito: altrove nelle sue canzoni più famose Hendrix non è molto prolisso. Provate a pensare, comunque, a come sarebbe stato il mondo se al posto delle spiagge e della sabbia ci fossero stati prati ed erba, anche in riva al mare. Dozzine di metafore che non avremmo mai conosciuto.
All along the watchtower
(Electric ladyland, 1968)
Senti come andava, allora: Hendrix va a una festa, con Dave Mason dei Traffic. Sentono “All along the watchtower” di Dylan, e Hendrix dice che gli piacerebbe farne una cover. Così, la notte stessa, vanno in studio e si portano pure Brian Jones dei Rolling Stones, e la incidono, con uno degli assolo di chitarra più celebri della storia del rock. Fu il maggiore successo da classifica di Hendrix negli Stati Uniti.
Star spangled banner
(Woodstock, 1969)
E poi Hendrix ha fatto queste due cose: ha dato fuoco alla chitarra al festival di Monterey e ha suonato l’inno americano a Woodstock (e non solo). Più che una canzone, la seconda è una specie di oggetto di design dell’epoca, come la bandiera a stelle e strisce dipinta da Jasper Johns. Malgrado le discussioni sul valore politico della sua interpretazione e i clichés in questo senso che ricorrono ancora oggi, lui allora spiegò che l’inno “mi sembrava bello”.