Ancora una cosa sul carcere

«Bazzico le prigioni da parecchio tempo e la prima è stata San Vittore. Sono stata una sola volta a Bollate, che con quella di Opera è l’altra Casa di Reclusione di Milano, una dozzina di volte al Don Bosco di Pisa, decine di volte a San Vittore»

Visto dall’alto il Carcere di San Vittore è una stella a sei punte, ma è più simile a una stella marina con un tentacolo in più che a quella di David.
Lo ha disegnato così l’ingegner Lucca, che morì tre anni dopo l’inizio dei lavori. Si era ispirato al panopticon – dal greco, il luogo dal quale si vede tutto – settecentesco, pensato dal giurista inglese Bentham per osservare e far sentire osservati tutti i prigionieri in ogni momento.
Quando fu inaugurato, da Umberto I, lì intorno era tutta campagna, mentre ora non siamo lontani dal centro di Milano. Dico siamo perché abito a cento passi dal carcere da più di vent’anni e lo frequento da allora.
La mattina del 9 marzo 2020 ero sotto le mura davanti al Terzo Raggio-Tentacolo, in piazzale Aquileia, mentre  alcuni detenuti salivano sul tetto urlando «libertà, libertà».
Dalle piccole finestre del quarto piano usciva fumo, a una avevano appeso un lenzuolo con sopra scritto INDULTO.

(continua a leggere su Finzioni – il supplemento culturale del quotidiano Domani – dedicato alla città di Milano in occasione del festival BookCity)

Daria Bignardi
Daria Bignardi

Daria Bignardi fa la scrittrice e la giornalista, conduce ogni giorno il programma Ora Daria su Radio Capital, e il suo ultimo libro è Libri che mi hanno rovinato la vita (Einaudi).

STORIE/IDEE

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