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  • Lunedì 14 novembre 2022

Che cosa fu la X Mas

La formazione militare protagonista di torture ed eccidi a fianco dei nazisti è ancora oggi un simbolo della destra neofascista italiana

Junio Valerio Borghese, comandante della X Mas (Ansa)
Junio Valerio Borghese, comandante della X Mas (Ansa)
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A partire da domenica si è discusso di una maglietta indossata dall’ex attore Enrico Montesano durante le prove del programma Ballando con le stelle, che aveva il simbolo del corpo militare d’epoca fascista X Mas sul petto e il motto “Memento audere semper” (Ricorda di osare sempre), coniato da Gabriele D’Annunzio. Sono elementi tipici della simbologia neofascista, motivo per cui Montesano è stato poi escluso dal programma. In molti hanno fatto però notare che le immagini non erano in diretta, e che quindi nessuno nella produzione del programma, tra i più popolari di Rai 1, avesse notato o ritenuto inopportuna la maglietta.

Uno dei motivi è probabilmente che oggi non sono in molti a sapere cosa fu la X Mas e cosa rappresentò soprattutto negli anni dal 1943 al 1945, nonostante sia tuttora venerata dalle formazioni di estrema destra e riaffiori ciclicamente nelle simbologie neofasciste, in modo più o meno esplicito. La X Mas fu una formazione militare inquadrata nell’esercito ma agli ordini diretti prima di Benito Mussolini, poi solo del suo comandante, Junio Valerio Borghese, conosciuto come il “principe nero”. La X Mas si schierò, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, al fianco delle truppe naziste in Italia e fu responsabile di torture, fucilazioni, rastrellamenti, furti e saccheggi.

Junio Valerio Borghese al termine della Seconda guerra mondiale fu condannato per le feroci «azioni di rastrellamento» perpetrate dai suoi uomini nei confronti dei partigiani e in generale degli oppositori con «la cattura, le sevizie particolarmente efferate, la deportazione e l’uccisione degli arrestati». Ma nel clima di amnistia del dopoguerra e grazie anche a pressioni degli Stati Uniti, che si sarebbero poi serviti di Borghese in chiave anticomunista, gli fu inflitta una pena di soli 12 anni, di cui nove furono condonati. Nel 1970 Borghese fu poi protagonista di un tentativo di colpo di stato per instaurare in Italia un governo autoritario, passato alla storia come il “golpe Borghese”. 

C’è una famosa foto che ricorda tragicamente che cosa rappresentò la X Mas: è quella che ritrae il partigiano biellese Ferruccio Nazionale impiccato il 29 luglio 1944 nel centro di Ivrea con appeso al collo il cartello: “Aveva tentato con le armi di colpire la Decima”. Il cadavere di Nazionale, che aveva subito pesanti torture, fu lasciato in piazza perché tutti i cittadini potessero vederlo.

L’impiccagione del partigiano Ferruccio Nazionale a Ivrea il 29 luglio 1944. Attorno, i militari della X Mas (Foto Anpi)

La Flottiglia Mas, che stava prima per Motobarca armata Svan (la fabbrica che le costruiva) e poi per Motoscafo armato silurante, fu creata nel 1939 come unità speciale della Regia Marina militare. Nel 1941 prese il nome di X Flottiglia Mas, in ricordo della legione di punta delle armate di Giulio Cesare: la Legio X Gemina.

Più che al re, la X Mas obbediva direttamente a Mussolini. Nel 1942 venne affidato a uno dei comandanti più stimati della flottiglia, Junio Valerio Borghese, il progetto di portare la guerra sul territorio degli Stati Uniti, a New York. Il piano prevedeva l’avvicinarsi alla città con il sommergibile atlantico Leonardo Da Vinci, che avrebbe dovuto trasportare due sommergibili più piccoli, cosiddetti tascabili, della classe CA: battelli a doppio scafo lunghi dieci metri e larghi due che potevano raggiungere la profondità di 55 metri. I piccoli sommergibili avrebbero dovuto risalire il fiume Hudson ed entrare nel porto di New York, dove i sommozzatori avrebbero posto cariche esplosive da 100 kg per far esplodere alcune navi della marina americana.

Furono fatte prove ed esercitazioni nel lago d’Iseo ma alla fine il progetto venne abbandonato. 

Junio Valerio Borghese era nato a Roma nel 1906, apparteneva a una delle più famose famiglie nobili italiane, molto legata alla Chiesa. Convintamente fascista, militare inquadrato nella Regia Marina, combatté da volontario in Spagna alle dirette dipendenze di Francisco Franco. Assunse il comando della X Mas nel 1943: da allora la formazione divenne una sorta di gruppo combattente personale dello stesso Borghese.

Un manifesto di propaganda per l’arruolamento nella X Mas (Ansa)

Il giorno dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 Borghese, con un discorso nella caserma del comando di La Spezia, schierò la X Mas al fianco dei tedeschi e decise di continuare la guerra contro gli alleati e i partigiani. La formazione adottò il simbolo del teschio che stringe tra i denti una rosa. Borghese raccontò che era stato un suo capitano di corvetta in punto di morte, Salvatore Todaro, a chiedere che il simbolo della X Mas ricordasse che morire per la patria era dolce come il profumo di un fiore. L’inno della formazione fu scritto, con una musica da operetta, dalla moglie di Borghese, Daria Vasilievna Schouvalova, principessa russa. Diceva

Quando pareva vinta Roma antica
sorse l’invitta X legione
Vinse sul campo il barbaro nemico
Roma riebbe pace con onore
Quando l’ignobil otto di settembre
abbandonò la Patria traditore
sorse dal mare la X Flottiglia
e prese le armi al grido “per l’onore”.

La X Mas venne inquadrata nell’esercito della Repubblica sociale italiana, il regime collaborazionista che prese il controllo dell’Italia settentrionale dopo l’armistizio del 1943, ma Borghese prendeva ordini direttamente dai comandi nazisti. Alla formazione, nei primi periodi della Rsi, aderirono nuovi volontari, molti anche minorenni. La X Mas costituì in quei due anni anche reparti di terra che affiancarono i tedeschi sulla linea gotica, nell’Italia centrale.

Dal 1944, poi, la formazione fu utilizzata in azioni antipartigiane e in rastrellamenti di civili in diverse zone del Nord Italia. Il prefetto di Milano, Mario Bassi, fascista, inviò un messaggio a Mussolini in cui si lamentava dei “furti, rapine, provocazioni gravi, fermi, perquisizioni, contegni scorretti in pubblico”. Bassi spiegò che la X Mas terrorizzava la popolazione e che i saccheggi e i furti rimanevano impuniti perché gli appartenenti alla formazione di Borghese erano protetti dai nazisti. Bassi chiese che la X Mas venisse allontanata da Milano. Borghese nel 1944 fu anche arrestato, a Gargnano, in provincia di Brescia, perché sospettato di tramare contro Mussolini. Intervennero i tedeschi e il comandante della X Mas venne rilasciato immediatamente. Mussolini, anzi, lo nominò sottocapo di Stato Maggiore con la responsabilità di tutte le attività operative della Marina.

Il funerale di Junio Valerio Borghese (Ansa)

Fu in particolare un reparto della X Mas, la Compagnia O, a essere attiva in operazioni di polizia e rastrellamento. A comandare la compagnia era Umberto Bertozzi, divenuto celebre anche perché incideva o faceva incidere con un coltello una grande X sulla schiena delle persone interrogate. A Forno, frazione di Massa, il 13 giugno 1944 la Compagnia O partecipò con le SS tedesche all’uccisione di 68 persone. A Borgo Ticino, in provincia di Novara, il 13 agosto 1944, vennero fucilati 12 civili e il paese fu saccheggiato. Altre fucilazioni e saccheggi avvennero a Castelletto Ticino, nella zona di Gorizia e in Piemonte. A Crocetta del Montello, in provincia di Treviso, sei partigiani furono frustati in piazza e ustionati con stracci imbevuti di benzina.

Alla fine della guerra Bertozzi venne condannato a morte ma anche lui fu salvato dall’amnistia. Morì libero a Ponte dell’Olio, in provincia di Piacenza, nel 1964.

Il 25 aprile 1945 Junio Valerio Borghese sciolse la X Mas con una cerimonia nella caserma di piazzale Fiume, a Milano. Fu arrestato dai partigiani ma a sua protezione intervennero agenti dell’Office of Strategic Services americano, il servizio segreto statunitense da cui poi nacque la CIA. Borghese fu processato a Roma da una corte presieduta da un giudice che era stato vice presidente dell’Unione fascista per le famiglie numerose. Alla fine la pena fu di 12 anni di carcere, ma venne deciso uno sconto di nove anni.

Liberato quasi subito, l’ex comandante della X Mas si iscrisse nel 1951 al Movimento sociale italiano, il partito neofascista creato da reduci della Repubblica sociale italiana. Nel 1953 organizzò una spedizione di volontari per liberare Trieste, ancora non restituita all’Italia e retta da un governo alleato. I dirigenti del MSI si opposero però all’iniziativa e Borghese l’anno dopo lasciò il partito, considerandolo troppo debole.

Nel 1968 fondò il Fronte nazionale, al cui interno agivano anche gruppi clandestini armati. Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 fu messo in atto quello che è passato alla storia come il golpe Borghese. Furono coinvolte organizzazioni neofasciste, servizi segreti italiani e stranieri, alti ufficiali dell’esercito. L’obiettivo del colpo di Stato era rapire il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, arrestare i dirigenti dei partiti comunista e socialista, assassinare il capo della polizia e instaurare un governo autoritario e dichiaratamente anticomunista.

Fu però lo stesso Borghese, quella notte, a bloccare il colpo di stato mentre era già in atto. Non spiegò mai il motivo: in un testamento ritrovato dopo la sua morte, di cui però non è mai stata accertata l’autenticità, era scritto che furono i servizi segreti americani a bloccare il colpo di stato, a cui avevano dato inizialmente supporto, dopo che Giulio Andreotti si era detto indisponibile a guidare il nuovo governo.

Borghese fuggì dall’Italia e si rifugiò in Spagna, protetto dal dittatore Francisco Franco. Tre anni dopo andò in Cile per incontrare il dittatore Augusto Pinochet assieme a Stefano Delle Chiaie, fondatore dell’organizzazione neofascista Avanguardia Nazionale e coinvolto nelle indagini su alcune delle stragi avvenute in Italia tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta. Con Delle Chiaie Borghese collaborò fino alla morte, avvenuta il 26 agosto 1974 a Cadice, in Spagna. Borghese fu colpito da un malore mentre partecipava a una cena: si parlò di pancreatite emorragica. Alcuni suoi sostenitori dissero che in realtà era morto avvelenato, ucciso da servizi segreti italiani e stranieri perché non rivelasse complicità nel fallito colpo di stato del 1970.