Come siamo arrivati alla crisi diplomatica con la Francia sui migranti

Il governo italiano ha fatto annunci affrettati sulla base di un lancio di agenzia di stampa, causando la dura reazione francese

(Attili/Palazzo Chigi/LaPresse)
(Attili/Palazzo Chigi/LaPresse)
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Questa settimana è cominciata una crisi diplomatica tra Italia e Francia intorno allo sbarco della nave Ocean Viking, della ong SOS Mediterranée. La nave era inizialmente diretta verso l’Italia, ma il governo si era rifiutato di dare l’autorizzazione allo sbarco delle 234 persone migranti a bordo. Nel pomeriggio di martedì era sembrato che tra il governo francese e quello italiano ci fosse stato un accordo per far attraccare la Ocean Viking nel porto di Tolone, in Francia, tant’è che alcuni membri del governo – Matteo Salvini per primo – avevano dato l’annuncio esultando per quella che consideravano una vittoria politica.

Con il passare dei giorni, però, si è capito che un accordo evidentemente non c’è stato, almeno non nei termini che il governo prevedeva, e che l’accoglienza della nave a Tolone è stata un’eccezione. Non solo, il ministro dell’Interno francese ha detto in maniera molto critica che il governo italiano ha avuto un «comportamento inaccettabile» e preso «una decisione incomprensibile». Gli stessi toni sono stati utilizzati dalla presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni nella conferenza stampa tenuta venerdì.

La dinamica di quanto accaduto rimane oscura in alcuni punti, ma in parte è stata chiarita dalla stessa Meloni. In sostanza, martedì la Ocean Viking era in navigazione verso l’Italia ma senza il permesso di attraccare. Ci si aspettava l’ennesimo stallo in porto, in violazione del diritto internazionale e marittimo, poi alle 15:30 gli uffici di Parigi dell’agenzia Ansa hanno pubblicato un lancio in cui si diceva che la Francia nei giorni successivi avrebbe aperto il porto di Marsiglia alla Ocean Viking, citando una fonte anonima del ministero dell’Interno francese. Circa mezz’ora dopo Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, ha pubblicato un post su Facebook esultante in cui scriveva: «“Ocean Viking, la Francia aprirà il porto di Marsiglia”. Bene così! L’aria è cambiata».

La sera di martedì, Meloni ha diffuso una nota ufficiale in cui ha scritto: «Esprimiamo il nostro sentito apprezzamento per la decisione della Francia di condividere la responsabilità dell’emergenza migratoria, fino ad oggi rimasta sulle spalle dell’Italia e di pochi altri stati del Mediterraneo». Gli annunci del governo italiano, a questo punto, hanno di fatto costretto il ministro dell’Interno francese a prendersi carico della nave.

Nella conferenza stampa di venerdì, Meloni ha detto: «La Francia aveva dichiarato a voi [giornalisti, ndr] che il ministero degli Interni francese avrebbe accolto l’Ocean Viking. Addirittura dichiarava che non avrebbero fatto una selezione come invece accadeva in Italia, e la notizia non è stata smentita per circa otto ore e dopo otto ore ho ringraziato per il gesto di solidarietà». In pratica Meloni ha preso l’assenza di una smentita per un assenso, e quindi ha diffuso la nota senza prima verificare attraverso i canali diplomatici ufficiali se c’era la reale disponibilità francese a far attraccare la nave.

C’è un punto della questione di cui Meloni non ha parlato in conferenza stampa e che rimane poco chiaro. Lunedì, quindi il giorno prima del lancio Ansa, Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron si sono incontrati per qualche minuto a margine della COP27, la Conferenza sul clima dell’ONU in corso in Egitto. Non si sa esattamente cosa si sono detti, ma secondo i retroscena pubblicati dai giornali avrebbero parlato proprio della situazione nel Mediterraneo centrale, e Macron si sarebbe mostrato disponibile ad accogliere la Ocean Viking.

Ma questa versione dei fatti non è mai stata confermata, neanche da Meloni che si è limitata a parlare di «reazione aggressiva» e «ingiustificata». Non è chiaro insomma se durante quell’incontro si fosse effettivamente raggiunto un accordo di massima, poi sbandierato da Salvini e Meloni, i cui annunci potrebbero aver messo la Francia in una posizione scomoda dal punto di vista della politica interna. Oppure, più semplicemente, un accordo non c’è mai stato davvero e gli annunci erano basati solo sul lancio di agenzia.

In ogni caso, la prima reazione del governo francese è stata quella di sospendere il cosiddetto “meccanismo volontario di solidarietà” deciso in estate dall’Unione Europea, a cui partecipano tredici stati membri e che prevede il ricollocamento di 10mila migranti all’anno tra quelli arrivati in Europa via mare. Questo meccanismo era stato deciso in deroga al regolamento di Dublino, secondo cui è il paese di primo ingresso che deve esaminare le richieste di asilo e protezione internazionale di chi arriva in Europa.

È un regolamento che da tempo si vorrebbe superare, e uno degli strumenti per farlo sarebbero proprio gli accordi per il ricollocamento: quello di giugno era stato fortemente voluto e promosso dal precedente governo italiano. Prima della crisi diplomatica, la Francia si era impegnata ad accogliere 3.500 migranti arrivati in Italia e la Germania altri 3mila. Di questi ne erano stati trasferiti 112, e altri 50 stavano per andare in Francia, ma il governo francese avrebbe bloccato la partenza in questi giorni.

I giornali scrivono che in queste ore il governo è impegnato a trovare un modo di risolvere la crisi per via diplomatica, smorzando i toni e concentrando l’attenzione sui numeri di questi ricollocamenti. Parlando con Repubblica, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari ha detto: «Non abbiamo nulla contro la Francia e non c’è alcun interesse ad alimentare tensioni con Parigi. Ci sono dossier che possiamo portare avanti insieme, dal tetto al prezzo del gas al patto di stabilità. Ma questa vicenda può essere l’occasione perché l’Europa si occupi finalmente del tema migranti».