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  • Venerdì 11 novembre 2022

L’omicidio che ha agitato il mondo del ciclismo statunitense

È avvenuto a maggio, e di recente il New Yorker ne ha raccontato nei dettagli la storia e il contesto

(Ezra Shaw/Getty Images)
(Ezra Shaw/Getty Images)
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Lo scorso 11 maggio ad Austin, in Texas, fu trovata morta Anna Moriah Wilson, atleta venticinquenne che nei due anni precedenti si era affermata come la più forte nelle gare gravel, un tipo di ciclismo piuttosto in voga da alcuni anni, a metà strada tra il ciclismo su strada e la mountain bike. Wilson era stata uccisa da tre colpi di pistola, poche ore dopo essere stata riaccompagnata nel punto in cui fu trovata dal trentaseienne Colin Strickland, noto fino a qualche anno prima come il “re del gravel”. Per l’omicidio di Wilson è stata accusata – con forti prove – Kaitlin Armstrong, che all’epoca aveva una relazione con Strickland.

Negli Stati Uniti si è parlato spesso della vicenda, specialmente dopo l’arresto di Armstrong in Costa Rica, dove era andata con il passaporto della sorella e dove viveva sotto falso nome. L’omicidio e il tipo di relazione che Strickland aveva avuto con Wilson e Armstrong sono stati anche raccontati da diversi giornali di ciclismo, visto che sia Strickland che Wilson erano importanti esponenti della “scena gravel”, particolarmente in crescita negli ultimi dieci anni circa.

La vicenda, insomma, è sia un peculiare caso di cronaca nera che una storia con protagonisti famosi, almeno nella loro nicchia, e tra i migliori al mondo a fare quel che facevano. Ma può anche essere interpretata, come ha fatto il New Yorker, come una vicenda che evidenzia certe pericolose degenerazioni di quel contesto, almeno negli Stati Uniti.

(Ezra Shaw/Getty Images)

L’11 maggio Mo Wilson — come veniva chiamata — era ad Austin per partecipare a una gara. Era ospite da un’amica, la stessa persona che chiamò il 911 dopo averla trovata in casa, quando probabilmente era già morta.

Figlia di un ex sciatore della nazionale statunitense, Wilson era nata e cresciuta in Vermont e aveva a sua volta praticato lo sci alpino. Nel 2019, dopo essersi trasferita in California aveva però iniziato a dedicarsi alle gare gravel, che sono corse su strade perlopiù sterrate, con biciclette che per molti aspetti ricordano quelle per strada ma che per altri sono invece più simili a quelle da mountain bike o da ciclocross. In pochissimo tempo Wilson era passata dall’essere una debuttante all’essere considerata la più forte ciclista gravel degli Stati Uniti, peraltro in un periodo in cui la disciplina stava avendo un seguito particolare, attirando nel paese alcune delle più importanti gare a livello mondiale.

Nel ciclismo, il gravel (che in inglese vuol dire ghiaia, una delle sue superfici predilette) è molte cose insieme. È uno dei modi con cui le aziende del settore cercano di creare nuove mode così da vendere nuovi prodotti, per esempio: in bici sulle strade non asfaltate si andava già prima che esistessero le biciclette appositamente pensate per il gravel, che tutto sommato sono molto simili a quelle da ciclocross.

Oltre a questo, negli ultimi dieci anni circa il gravel è riuscito ad affermarsi anche come una pratica dedita all’esplorazione, solitaria o di gruppo, e a un approccio più rilassato rispetto a quello che contraddistingue gli aspetti più agonistici del ciclismo su strada o della mountain bike. In particolare negli Stati Uniti, il gravel è stato inoltre un modo con cui il ciclismo ha provato a ripartire dopo la squalifica per doping al ciclista Lance Armstrong, che nel 2012 ebbe forti ripercussioni su tutto il settore.

C’è chi pratica il gravel come qualcosa di simile al cicloturismo, da fare con calma e con il desiderio di uscire dalle strade più battute così da gustarsi con calma la natura. E c’è chi lo pratica a livello agonistico, con percorsi che richiedono di percorrere anche più di 300 chilometri in un giorno, in gare in cui la tattica e il concetto di squadra sono spesso molto meno rilevanti che nel ciclismo su strada. Come fa notare Ian Parker, autore del lungo articolo del New Yorker, così come nelle maratone, anche nelle gare gravel coesistono la competizione tra i più forti e la partecipazione di migliaia di amatori.

Nel suo promuoversi come alternativo al ciclismo su strada, il gravel si è spesso presentato come una pratica conviviale, spensierata e inclusiva. Secondo Parker, invece, quantomeno per quanto riguarda Strickland, la realtà è stata ben diversa.

Strickland, presentato a Parker come qualcuno a metà strada tra un hippie e un cowboy, aveva iniziato a fare gare in bici nel 2010, dopo i vent’anni compiuti, e lo aveva fatto nelle gare cittadine su piccoli circuiti con biciclette a scatto fisso, mentre iniziava il lavoro da consulente per un’azienda del settore ambientale.

A partire dal 2012 Strickland provò anche a fare qualche gara su strada, senza però riuscire a sfondare e restandone piuttosto deluso: ospite di un podcast a inizio 2022 ne aveva parlato come di un contesto «disperato e arrabbiato», troppo interessato a una «ricerca esoterica della sofferenza» e troppo legato ad «aghi e scelte sbagliate».

Dal 2017, dopo essersi fatto notare in alcune gare cittadine (in particolare quelle del Red Hook Criterium, le più famose e seguite) e mentre il gravel iniziava a farsi strada, Strickland si dedicò a questa disciplina emergente. Nella sua prima gara, la Texas Chainring Massacre (un gioco di parole tra un famoso film e la chainring, la corona delle biciclette), Strickland arrivò terzo dietro a Lance Armstrong, che era stato squalificato a vita da ogni attività legata al ciclismo su strada ma ancora partecipava a gare piccole, autonome, non professionistiche e non su strada, e che già con la sua semplice presenza screditava in parte l’idea del gravel come qualcosa di nuovo e diverso.

Negli anni successivi Strickland accumulò tante importanti vittorie e le accompagnò con una grande attenzione all’autopromozione. Grazie alle sue vittorie, soprattutto negli Stati Uniti, Strickland si fece conoscere come una sorta di modello e ambasciatore del gravel competitivo, spesso prendendo posizione per difendere quelle che riteneva l’autenticità e le peculiarità di quel contesto. Sponsorizzato tra gli altri anche da Red Bull, Strickland iniziò a occuparsi di organizzare e promuovere alcune gare e in alcuni casi gestì o comunque ebbe un ruolo di qualche tipo nella carriera di alcune cicliste, creando una sua piccola squadra.

In quella squadra entrò per esempio Amity Rockwell, che ha parlato di lui come di una persona esageratamente ambiziosa e «intensamente manipolatoria». Rockwell, che non è l’unica persona sentita da Parker ad aver parlato di Strickland con toni parecchio critici, ebbe anche una breve relazione con lui, di cui ha detto di essersi pentita.

Strickland – che dalla pandemia in poi aveva trovato avversari sempre più forti, alcuni dei quali provenienti dal ciclismo su strada – dal 2019 aveva una relazione con Kaitlin Armstrong, trentaquattrenne agente immobiliare, istruttrice di yoga e ciclista amatoriale. La relazione tra i due è però stata descritta come molto ambigua: vivevano insieme, uscivano insieme in pubblico e avevano avviato insieme un’attività con cui riparavano e rivendevano camper e roulotte, eppure in molte occasioni lui si definiva single. Alcune persone contattate dal New Yorker (con cui sia Armstrong che Strickland si sono rifiutati di parlare) hanno fatto intendere che lui frequentasse altre donne.

Di certo, per sua stessa ammissione frequentò Wilson, che aveva conosciuto dopo che lei aveva iniziato a partecipare, in genere vincendole, alle corse gravel statunitensi. Secondo Strickland i due divennero amici, ebbero una relazione non solo di amicizia per una settimana, e poi tornarono a essere solo amici; altri elementi citati dal New Yorker fanno pensare invece che tra i due ci possa essere stata una relazione più lunga e complessa di così. Di certo, già nel 2021 parteciparono insieme ad alcuni eventi pubblici legati al gravel, a cui lui sapeva sarebbe stato riconosciuto da molti.

In una vicenda parecchio complicata, non è chiaro che tipo di relazione avessero Wilson e Strickland e che relazione ci fosse tra Strickland e Armstrong. Si sa però che Strickland e Armstrong vivevano insieme ad Austin e che a fine 2021 lui si era comprato una pistola per sé e ne aveva comprata anche una, diversa, a lei: forse per proteggersi mentre viaggiavano per la loro attività di riparazione e rivendita di camper e roulotte.

La sera dell’11 maggio Wilson fu uccisa dopo aver passato pomeriggio e parte della serata con lui. E poco dopo che lui l’aveva lasciata davanti a casa, fuori da quella casa le telecamere di sicurezza videro un SUV scuro, simile a quello di proprietà di Armstrong. Anche i colpi della pistola sparati a Wilson erano compatibili con la pistola di Armstrong, che peraltro il giorno dopo l’omicidio (e prima delle analisi sulla sua pistola) fu fermata dalla polizia ma poi rilasciata per via di alcune questioni procedurali.

(Ezra Shaw/Getty Images)

Armstrong era rimasta ad Austin anche dopo l’11 maggio, nella casa che condivideva con Strickland, e il 14 maggio andò a New York. Quindi volò in Costa Rica col passaporto della sorella e lì, dopo essersi fatta un’operazione di chirurgia plastica al naso e dopo aver cambiato acconciatura, andò a vivere sotto falso nome in alcuni ostelli.

A inizio luglio fu rintracciata e riportata in Texas, dove è stata accusata di omicidio, accusa per la quale si è dichiarata non colpevole.

Sul New Yorker, Parker ha scritto che negli ultimi mesi Strickland ha smesso di partecipare a eventi gravel e che lo stesso ha fatto Rockwell, che era amica di Wilson e che ha detto di aver provato grande fastidio per come l’ambiente del gravel statunitense abbia visto l’omicidio come “un caso fortuito” e non come qualcosa che ha a che fare con uno sport che, nelle parole di Parker, è «ossessionato dall’immagine e dà troppo potere a uomini egocentrici».

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