Una canzone di Francesco De Gregori

E una storia così straordinaria da essere diventata familiare

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Il New Yorker ha un lungo articolo del suo direttore che celebra l’immortalità di Bob Dylan, per fan.
Lo spot per l’ edizione “deluxe” di Harvest per il cinquantenario un po’ fa venire voglia anche a me che queste cose di solito non mi fregano.
Sono morte a distanza di un giorno l’una dall’altra le due sorelle, musiciste anche loro, di Carly Simon (tutte figlie, tra l’altro, del Simon di Simon & Schuster, uno degli editori americani più importanti di sempre).

I muscoli del capitano
Francesco De Gregori

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Vale per molte tragedie storiche di quella scala, ma pensate a quanto hanno lasciato, nelle vite e nelle culture delle persone di tutto il mondo, le vite finite delle persone che erano sul Titanic: continuiamo a usare l’immagine del Titanic, dell’iceberg, dell’orchestra che suona mentre si va a sbattere, continuiamo a guardare il film, a citare la battuta , a guardare video del relitto, a Belfast c’è un grande museo. Le tragedie storiche spesso si somigliano, e per una ” Caporetto ” ci sono mille battaglie e stragi che non citiamo: altre più recenti, come l’11 settembre o la Costa Concordia, sono storie pazzesche ma che non sono diventate esempio, modo di dire. O per tornare a catastrofi di modernissimi mezzi di trasporto, lo Hindenburg o il Concorde non sono diventati metafore.
Il Titanic, per quanto vi abbiano sfinito il film e la canzone di Céline Dion, è una storia irresistibile.

Francesco De Gregori ci fece un disco, nel 1982. Mi ricordo. Prima c’erano stati il successo pazzesco del disco di Generale , pieno di canzoni perfette, e invece quello più debole di Viva l’Italia , canzone a sua volta abusata più per la sua facilità retorica che per le isolate buone invenzioni. In Titanic le canzoni sul Titanic sono tre (poi ci sono altre cose speciali, come La leva calcistica della classe ’68 , che a sua volta ha creato versi eterni) e una è I muscoli del capitano . Cito da Playlist :
A parte l’epica e fallica immagine del capitano che si leva l’ancora dai pantaloni e la getta nelle onde, c’è un meraviglioso passaggio di pianoforte ( citazione di una vecchia cosa di altri naufragi), che cresce e diventa “questa nave fa duemila nodi, in mezzo ai ghiacci tropicali, ed ha un motore di un milione di cavalli che al posto degli zoccoli hanno le ali”. Il Titanic viaggia fiero ed entusiasta verso il suo impensato destino: “c’è solo un po’ di nebbia che annuncia il sole, andiamo avanti tranquillamente”. Bellissima.

Gli altri prodigi del testo li vedete da soli.

(la foto qui sopra l’ho fatta io l’anno dopo Titanic , avevo 18 anni, a Tirrenia: lui ne aveva 32; altri ricordi qui

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