Cosa può fare Salvini sull’immigrazione da ministro delle Infrastrutture?

Molto dipenderà da cosa deciderà Meloni sulle sue deleghe: lui si sta già muovendo come ai tempi dei "decreti sicurezza"

Matteo Salvini a Palermo per promuovere la candidatura di Renato Schifani come presidente della regione Siciliana Palermo, 30 agosto 2022 (ANSA / IGOR PETYX)
Matteo Salvini a Palermo per promuovere la candidatura di Renato Schifani come presidente della regione Siciliana Palermo, 30 agosto 2022 (ANSA / IGOR PETYX)
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Nel nuovo governo guidato da Giorgia Meloni il segretario della Lega Matteo Salvini non ha ottenuto l’incarico di ministro dell’Interno, che aveva già ricoperto con risultati considerati fallimentari sull’immigrazione e un importante strascico giudiziario, a cui pure ambiva esplicitamente. Salvini è invece diventato ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili: un ruolo che potrebbe garantirgli alcune competenze sulla gestione delle navi che soccorrono i migranti nel Mediterraneo e chiedono di entrare nei porti italiani.

Molto dipenderà comunque dall’approccio generale del nuovo governo nei confronti di migranti e richiedenti asilo, che non sembra essere orientato all’accoglienza. Martedì il nuovo ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, fra l’altro ex capo di gabinetto durante il mandato da ministro di Salvini, ha fatto sapere che sta valutando di impedire l’accesso ai porti italiani di due navi di ong – la Ocean Viking di Sos Méditerranée e la Humanity One di Sea Watch – che nei giorni scorsi avevano soccorso decine di migranti nel Mediterraneo. Il Corriere della Sera scrive che finora le due ong non hanno ricevuto alcuna comunicazione diretta dal governo italiano. «Bene l’intervento del ministro dell’Interno a proposito di due ong: come promesso, questo governo intende far rispettare regole e confini», ha fatto sapere Salvini martedì pomeriggio.

In teoria l’articolo 83 del Codice della Navigazione italiano garantisce al «ministro dei Trasporti e della navigazione», una figura che negli ultimi anni è stata assorbita dal ministro delle Infrastrutture, la possibilità di vietare il transito e la sosta di navi private nel mare territoriale italiano «per motivi di ordine pubblico», tra gli altri. È l’articolo che invocò l’allora ministro Danilo Toninelli, eletto col M5S, quando nel 2018 impedì informalmente ad alcune navi che trasportavano migranti di entrare nei porti italiani, d’accordo con Salvini, durante il primo governo guidato da Giuseppe Conte.

Va capito se Salvini avrà davvero la possibilità di farlo. Il nuovo governo Meloni deve ancora assegnare le deleghe specifiche ai vari ministri, e non è chiaro se darà a Salvini quelle sulla navigazione, che potrebbe invece assegnare ad altri proprio per tenerlo alla larga dalla gestione dei migranti. Sembra che nelle scorse settimane il presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia suggerito a Meloni di non nominare Salvini ministro dell’Interno per via dei suoi guai giudiziari legati al precedente mandato.

Fonti di Fratelli d’Italia hanno detto allo Huffpost che affidare le deleghe della navigazione al ministro del Mare Nello Musumeci, importante dirigente di Fratelli d’Italia, avrebbe senso perché la nuova carica si ispira al vecchio ministero della Marina mercantile, cancellato nel 1993, che fra le altre cose aveva le deleghe alla navigazione. Lunedì però fonti della Lega hanno fatto sapere a diversi giornali che «le deleghe del ministro Musumeci non assorbiranno alcuna competenza attualmente in capo al ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili»: in sostanza, secondo quanto dice il partito, Salvini dovrebbe conservare le deleghe alla navigazione necessarie per bloccare l’accesso ai porti.

Per ribadire il proprio impegno sull’immigrazione lunedì Salvini, in uno dei suoi primi atti ufficiali da ministro, ha incontrato il comandante generale della Guardia Costiera, Nicola Carlone. La Guardia Costiera è fra le forze dell’ordine più coinvolte nel soccorso dei migranti in mare e della gestione delle navi delle ong.

Salvini con Nicola Carlone, comandante generale della Guardia Costiera (ANSA/US/MINISTERO INFRASTRUTTURE)

Se otterrà le deleghe sulla navigazione, Salvini potrebbe sfruttarle da un punto di vista più simbolico che concreto. Dal punto di vista giuridico la tesi che navi cariche di decine di persone vulnerabili e in difficoltà possano costituire un problema di «ordine pubblico», tale da vietarne l’ingresso nei porti italiani, è piuttosto fragile. Anche Toninelli ai tempi non mise mai per iscritto la sua indicazione di bloccare le navi secondo l’articolo 83, probabilmente per evitare ricorsi o cause giudiziarie nei suoi confronti.

Salvini insomma potrebbe unirsi a Piantedosi nel vietare informalmente l’accesso delle navi delle ong ai porti italiani. Esattamente come nei primi mesi del primo governo Conte, quando i divieti di accesso alle navi delle ong erano decisi e attuati in maniera informale, cioè con misure chieste a voce dal ministro e dai suoi collaboratori alle persone coinvolte, senza documenti scritti (e quindi contestabili). Anche nelle ultime ore Piantedosi ha fatto sapere soltanto in modo informale a due navi delle ong che i porti italiani non sono disponibili ad accoglierle, senza però mettere nulla per iscritto.

Per garantirsi una maggiore legittimità e copertura giuridica nel 2019 Salvini promosse e fece approvare il cosiddetto “decreto sicurezza bis”, che al suo primo articolo permetteva al ministro dell’Interno di vietare l’ingresso in acque italiane a qualsiasi nave per ragioni di sicurezza, con un decreto scritto. Oggi però quella possibilità non esiste più: quell’articolo è stato abolito nell’ottobre del 2020 durante il secondo governo di Giuseppe Conte, per esplicita volontà del centrosinistra.

Salvini e Piantedosi dovranno comunque stare piuttosto attenti nella gestione delle navi di migranti, se non vogliono finire in guai giudiziari. Il cosiddetto approccio dei “porti chiusi”, che Salvini ha riproposto anche nell’ultima campagna elettorale, è considerato assai problematico dal punto di vista delle leggi italiane, europee e dalle consuetudini del diritto internazionale.

Tutti i migranti che arrivano in Italia a bordo delle navi delle ong chiedono asilo in Italia. Ogni persona che si trova a bordo di una nave di una ong è quindi potenzialmente un richiedente asilo. Per legge ciascuna richiesta d’asilo va esaminata singolarmente e da un’autorità giudiziaria: allontanare una nave piena di aspiranti richiedenti asilo equivale a un respingimento di massa. Il respingimento di massa di richiedenti asilo è vietato fra le altre cose dalla convenzione di Ginevra del 1951, all’articolo 33, e dall’articolo 4 del Protocollo 4 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (“Le espulsioni collettive di stranieri sono vietate”), entrambe sottoscritte dall’Italia.

Al momento Salvini è sotto processo a Palermo per sequestro di persona, per avere impedito l’accesso ai porti italiani della nave della ong Open Arms nell’agosto del 2019. A quei tempi in teoria Salvini era “coperto” dal decreto sicurezza bis: ma i giudici di Palermo hanno deciso comunque di processarlo, cosa che potrebbe scoraggiarlo dal prendere decisioni simili in futuro. O forse soltanto di formalizzarle.