I “tecnici” del governo Meloni

Sono cinque, ma avranno un ruolo politico molto più marcato di quello in altri governi

Giorgia Meloni raggiunge il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per presentare la lista dei ministri al palazzo del Quirinale, Roma, 21 ottobre 2022 (ANSA/ Paolo Giandotti)
Giorgia Meloni raggiunge il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per presentare la lista dei ministri al palazzo del Quirinale, Roma, 21 ottobre 2022 (ANSA/ Paolo Giandotti)
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La lista dei ministri annunciata venerdì pomeriggio al Quirinale conferma che il governo di Giorgia Meloni sarà quasi esclusivamente politico, con una quantità piuttosto limitata di “tecnici”, che comunque hanno stretti rapporti con la nuova presidente del Consiglio o hanno manifestato negli anni vicinanza a Fratelli d’Italia. Le ministre sono 6 e i ministri 18, la più alta sproporzione negli ultimi anni. Giorgia Meloni è comunque la prima donna a ricoprire il ruolo di presidente del Consiglio nella storia dell’Italia, primato di cui si era già parlato molto prima delle elezioni dello scorso 25 settembre.

Tra quelli considerati come tecnici c’è il nuovo ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto di Matteo Salvini, quando era responsabile di quel ministero. All’epoca Piantedosi veniva spesso descritto come il ministro vero e proprio, intento a occuparsi nella pratica delle decisioni e degli orientamenti indicati da Salvini. I cosiddetti “decreti sicurezza” con norme più rigide in tema di immigrazione furono spesso rivisti da Piantedosi, passato in seguito all’incarico di prefetto di Roma.

Gennaro Sangiuliano, fino a oggi direttore del Tg2, può essere considerato un altro tecnico del nuovo governo, ma in realtà ha avuto sempre stretti rapporti con la destra e negli ultimi anni con il partito di Meloni. Da giovane fece parte del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del movimento di estrema destra Movimento Sociale Italiano (MSI), per poi essere consigliere circoscrizionale del MSI-Destra Nazionale nel quartiere Soccavo di Napoli. Nel 2011 si era candidato alle elezioni politiche nella lista della Casa delle Libertà, senza essere eletto. A partire dal 2003 aveva iniziato la carriera in Rai fino a diventare nel 2018 direttore del Tg2, ricevendo spesso critiche per il forte orientamento politico dato al telegiornale.

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, è rettore dell’Università Tor Vergata ed è docente ordinario di Medicina nucleare. Non si è mai occupato direttamente di politica, anche se aveva fatto parte in vari periodi di commissioni sanitarie alla Regione Lazio e al ministero della Salute. Nel 2020 aveva fatto parte del comitato scientifico dell’Istituto superiore di sanità. Negli ultimi tre anni, Schillaci non ha fatto praticamente nessuna dichiarazione pubblica sulla pandemia e sul suo andamento, e saranno proprio questi i temi che dovrà affrontare appena si sarà insediato. La campagna vaccinale per i richiami ha subìto un marcato rallentamento e ci sono le incognite sulla stagione fredda e una possibile ripresa dei contagi. È probabilmente il tecnico nel senso più stretto tra quelli indicati da Meloni, e per questo potrebbe essere isolato o subire pressioni dai partiti della maggioranza.

Andrea Abodi è il nuovo ministro dello Sport e dei Giovani, attualmente è presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo, la banca pubblica italiana che finanzia gran parte degli impianti sportivi nel nostro paese. Ha condotto buona parte della propria carriera come manager nel settore dello sport ed è sempre stato considerato vicino all’area del Movimento Sociale Italiano, poi di Alleanza Nazionale e infine di Fratelli d’Italia. Alle comunali del 2021 Meloni lo avrebbe voluto candidare a sindaco di Roma, ma la scelta ricadde poi su Enrico Michetti. Abodi è inoltre molto vicino al presidente del CONI, Giovanni Malagò, che in questo modo dovrebbe rafforzare il proprio ruolo dopo un periodo in cui era stato sensibilmente ridimensionato per via dei rapporti più tesi con il ministero.

Infine, Marina Elvira Calderone è stata indicata come ministra del Lavoro e delle Politiche sociali. Durante il primo governo Conte era stata indicata come potenziale nuova presidente dell’INPS, prima ancora durante il governo Renzi Calderone fu nominata nel consiglio di amministrazione di Leonardo, l’azienda a partecipazione pubblica attiva nella difesa e in altri settori (lasciò nel 2020). Calderone è considerata vicina alla destra, ma si è talvolta smarcata da alcune delle posizioni di Meloni, definendo per esempio il reddito di cittadinanza «un’ottima intuizione se accompagnata dalla possibilità del sistema di offrire opportunità». È invece contraria al salario minimo per legge e segnala da tempo la necessità di ridurre i vincoli burocratici per le aziende, comprese alcune norme sul lavoro nero e la sicurezza nei luoghi di lavoro.

Tra i tecnici non rientra invece formalmente Carlo Nordio, il nuovo ministro della Giustizia, che dopo avere avuto una lunghissima carriera nella magistratura si era candidato alle politiche dello scorso 25 settembre con Fratelli d’Italia, partito con cui mostrava da tempo di avere una certa sintonia. In occasione dell’elezione del presidente della Repubblica di quest’anno, Nordio fu votato dal partito di Meloni in contrasto con la ricandidatura di Sergio Mattarella. Non rientra nemmeno tra i tecnici Guido Crosetto – nuovo ministro della Difesa e attualmente presidente della Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza – tra i fondatori di Fratelli d’Italia e deputato dello stesso partito fino al 2019.