• Konrad
  • Venerdì 21 ottobre 2022

Il Consiglio europeo sull’energia è finito con un accordo preliminare

Si sono fatti progressi sul limite al prezzo del gas e i leader si sono impegnati a parlarne ancora

Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)
Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)
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Nella notte i capi di stato e di governo riuniti nel Consiglio europeo hanno trovato un accordo preliminare sulle misure che erano state proposte nei giorni scorsi dalla Commissione europea per assicurare forniture di energia stabili, tra cui c’è anche un limite dinamico al prezzo del gas (non un vero e proprio price cap, ma simile). Se ne sta discutendo da mesi, ma le reticenze di alcuni paesi, tra cui Germania e Paesi Bassi, avevano finora bloccato qualsiasi decisione.

Questo non vuol dire che vedremo applicati a breve questi provvedimenti. L’accordo è stato possibile solo perché nelle conclusioni i leader di fatto si sono impegnati a discuterne ancora. È un procedimento abituale nei negoziati europei: sui temi ci sono convergenze solo marginali, piccoli progressi ottenuti di riunione in riunione per raggiungere l’unanimità necessaria. Ma benché non siano state prese decisioni definitive, ci sono stati comunque passi avanti notevoli.

La Germania ha ammorbidito la sua posizione sul limite del prezzo del gas consentendo ai leader europei di compiere timidi passi avanti sulle misure per affrontare la crisi energetica: i paesi hanno dato alla Commissione europea il via libera per lavorare su proposte per un limite temporaneo dei prezzi del gas e dell’energia. Nella dichiarazione congiunta, i leader invitano la Commissione e il Consiglio a presentare «urgentemente decisioni concrete» su un limite «dinamico di prezzo di carattere temporaneo per le transazioni di gas naturale allo scopo di limitare immediatamente episodi di prezzi eccessivi del gas».

Con limite «dinamico» del prezzo del gas si intende il divieto di transazioni sul gas superiori a un certo limite variabile. Le transazioni avvengono sul Title Transfer Facility (TTF), il controverso mercato energetico di Amsterdam, e il limite «variabile» alle transazioni troppo alte sarebbe calcolato via via prendendo a riferimento una media delle quotazioni di gas in altri mercati finanziari internazionali, giudicati più stabili e più rappresentativi delle reali condizioni di domanda e offerta. In questo modo si contribuirà a evitare un’estrema volatilità, senza eccessive distorsioni del mercato.

Questo limite dovrebbe essere temporaneo, in attesa di un nuovo meccanismo di riferimento per stabilire il prezzo del gas. Ci lavorerà l’ACER, l’Agenzia europea per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia, che consegnerà un modello entro marzo 2023.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che era stato uno dei più forti oppositori a un tetto al prezzo del gas, alla fine ha ceduto alle grandi pressioni di tutti quei paesi che lo chiedono da mesi, che sono poi la maggioranza. Tra questi ci sono Italia e Francia, che dall’inizio della crisi energetica hanno sempre sostenuto come un price cap avrebbe consentito di tenere sotto controllo l’aumento generale di tutti i prezzi.

Tuttavia, molti dei dettagli devono ancora essere elaborati. I leader hanno approvato ulteriori conversazioni per una riunione dei ministri dell’Energia la prossima settimana.

Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha detto in conferenza stampa che i paesi europei si mostrano uniti e compatti nella gestione della crisi, un forte messaggio che contribuirà anche a tenere più basso il prezzo del gas sui mercati.

Oltre al limite al prezzo del gas ci sono altre misure che rientrano in questo accordo preliminare, che la presidente della Commissione europea ha definito in conferenza stampa una «roadmap», un piano di lavoro che comprende: acquisti comuni di gas, l’ipotesi di mettere un tetto al prezzo del gas che serve a produrre elettricità (come ha già fatto la Spagna), misure di solidarietà energetica nel caso in cui alcuni paesi dovessero avere problemi con le forniture.

Inoltre, nelle conclusioni si legge un paragrafo molto vago sul fatto che il Consiglio «sottolinea l’importanza di uno stretto coordinamento e di soluzioni comuni a livello europeo, ove opportuno, e si impegna a conseguire i nostri obiettivi strategici in maniera unitaria». Questa è stata una concessione particolare a Francia e Italia, i cui leader hanno molto insistito sulla necessità di maggiore solidarietà finanziaria a livello europeo.

In particolare, il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi stanno insistendo da tempo sulla necessità di debito comune europeo per finanziare tutte le misure di aiuti a famiglie e imprese colpite dai rincari dell’energia. Hanno in mente gli strumenti usati durante l’emergenza pandemica, come il fondo Sure che è servito a finanziare la cassa integrazione e il Next Generation Eu.

Il debito comune è una sorta di tabù per vari paesi europei, come Germania e Paesi Bassi, che tradizionalmente sono orientati a politiche di bilancio molto prudenti.

Anche in questo caso non c’è un impegno vincolante e non si parla esplicitamente di debito comune, ma il passaggio permetterà ai paesi favorevoli a questa soluzione di continuare a insistere in questa direzione.