Ancora una canzone di Joan Baez

Quella con la storia

(AP Photo/Ernest Bennett)
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Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
A un concerto newyorkese dei canadesi Broken social scene, a cui si era aggiunta Tracey Ullman (che è una cantante e attrice inglese di ricco e vario curriculum inziato quarant’anni fa), è stata a sorpresa coinvolta da dietro le quinte Meryl Streep (arriva al minuto 4.10).
C’è un documentario sul rimpianto Mark Linkous, ovvero gli Sparklehorse , pieno di ospiti illustri.
Dopo Elvis nessun servizio militare di musicista sarà una storia all’altezza: ma la notizia è che i BTS dovranno fare il servizio militare.
Oggi ho notato il primo disco di canzoni di Natale di quest’anno (di Chris Isaak , un altro ): i dischi di Natale furono una cosa originale diversi anni fa, quando contaminarono le discografie di musicisti meno tradizionali e di cantautori rock che si inventarono loro modi di cantarne , poi sono diventati un’inflazione pigra fatta delle solite manciate di canzoni ripetute, e non mi aspetto più granché (ma neanche dal Natale, torno a confessare ).
È morto Noel Duggan, fondatore della band irlandese dei Clannad che andò forte in mezzo mondo quando alimentò la scoperta delle straordinarietà irlandesi, anche grazie a una canzone con Bono .
Sì, c’è stato un refuso imbarazzante nella scorsa newsletter, che alcuni hanno sottolineato, molti non hanno notato, ma era così imbarazzante che devo rammaricarmene pubblicamente: anche perché qualcuno lo ha sostenuto freudiano e il mio inconscio non si sarebbe mai permesso.

Diamonds and rust
Joan Baez

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Non è che ci sia molto da dire su questa canzone, se non suggerire di leggere il testo ed ascoltarla. In generale, i testi delle canzoni non sono granché, come genere letterario: non è un formato che esalta grandi capacità letterarie e poetiche – piuttosto metriche – e siamo abituati a vedere definiti “poeti” autori e autrici che se davvero non avessero avuto della musica a sostenere quei testi, non se li sarebbe filati nessuno. L’asticella di apprezzamento dei versi delle canzoni è molto più bassa di quella dei versi della poesia, o della buona letteratura: e di solito è il criterio dell’effetto sonoro a essere invece una qualità apprezzabile di quei versi. Ma se tirassimo su quell’asticella e notassimo nelle canzoni davvero solo le capacità di raccontare storie con scelte sapienti di scrittura e linguaggio – quello per cui apprezziamo un romanzo, per esempio – Diamonds and rust è una di quelle che starebbero sopra l’asticella. Per grandezza di immagini e capacità di trasmettere la malinconia di una vecchia storia d’amore attraverso un singolo aneddoto puntuale.

Ed è quasi un peccato che questa grandezza venga messa in secondo piano – comprensibilmente – dall’aspetto più noto e attraente della canzone, ovvero dal fatto che i protagonisti della storia d’amore finita con affetto e rammarico insieme siano Joan Baez e Bob Dylan: storia d’amore in effetti unica e quasi incredibile, se ci pensate, per tasso di talenti e divinità dei coinvolti. La canzone è del 1974 e racconta una telefonata di lui quando la storia era finita da dieci anni, in cui lui è vago e ammiccante e lei diffidente: nel 1961 era lei che aveva “scoperto” lui quando quella più famosa era lei, e avevano vent’anni (lei ha quattro mesi più di lui). Poi lui era diventato Bob Dylan e probabilmente più insopportabile di prima, e della relazione restò una collaborazione prolungata per anni, e rispettosi e affettuosi ricordi da parte di entrambi. Ma insieme ai diamanti anche qualche ruggine, da parte di lei, raccontata nella canzone.

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