In Francia sono sempre più gravi i disagi per lo sciopero dei lavoratori delle raffinerie
Domenica il 30 per cento dei benzinai francesi aveva finito almeno un tipo di carburante
In Francia sta continuando a creare grossi disagi lo sciopero dei lavoratori della maggior parte delle raffinerie di petrolio del paese, che va avanti ormai da quasi tre settimane. Domenica in tutta la Francia più o meno il 30 per cento dei benzinai aveva finito almeno un tipo di carburante, secondo quel che ha detto la prima ministra Elisabeth Borne: sabato erano il 27 per cento, segno che le carenze stanno rapidamente peggiorando.
In tutto il paese ci sono da giorni lunghe code fuori dai benzinai, a cui diversi automobilisti arrivano spingendo a mano le proprie macchine senza carburante, e c’è chi si mette in coda dalle prime ore del giorno per essere sicuro di poter andare a lavoro. Borne ha rivolto un appello ai dipendenti delle raffinerie affinché tornino a lavorare e ha detto che nel corso di questa settimana la situazione dovrebbe migliorare, perché arriverà carburante d’importazione e alcune raffinerie sono tornate a funzionare.
I lavoratori delle raffinerie chiedono aumenti salariali per compensare gli effetti negativi dell’inflazione, il cui aumento è in gran parte causato dall’instabilità della situazione internazionale dovuta alla guerra in Ucraina. Soprattutto, chiedono che questi aumenti siano approvati tramite una ridistribuzione dei profitti delle compagnie. Al momento non sono attive quattro delle sette raffinerie della Francia, quelle di proprietà di TotalEnergies.
Sono tornate in funzione le due di Esso-ExxonMobil, dopo che la società ha concordato con i sindacati più moderati un aumento del salario del 6,5 per cento per il 2023. L’unica raffineria che non ha mai smesso di funzionare è quella del gruppo Petroineos. Venerdì Esso-ExxonMobil ha fatto sapere che le sue raffinerie dovrebbero tornare a pieno regime entro due o tre settimane. Il principale sindacato di sinistra francese, la Confédération générale du travail (CGT), non ha invece accettato la proposta di un aumento dei salari del 7 per cento da parte di TotalEnergies: chiede il 10 per cento e ha detto che continuerà gli scioperi.
Questa situazione sta causando disagi anche non direttamente collegati al carburante: domenica a Parigi c’è stata una grande manifestazione guidata da NUPES, la coalizione dei partiti di sinistra creatasi intorno a Unione Popolare di Jean-Luc Mélenchon, per protestare contro l’aumento del costo della vita. Secondo la polizia erano presenti circa 30mila persone (gli organizzatori dicevano 140mila).
La CGT e altri sindacati hanno organizzato per martedì una manifestazione che si prevede assai più grande, perché dovrebbero partecipare – unendosi allo sciopero – anche i lavoratori del sistema di trasporto di Parigi, delle ferrovie nazionali e della principale azienda fornitrice di energia del paese, Électricité de France.
Borne ha annunciato che il governo prolungherà fino a metà novembre uno sconto di 30 centesimi al litro sul prezzo del carburante, che era previsto durasse fino alla fine di ottobre. Anche TotalEnergies seguirà questa decisione.
Il governo francese inizialmente non era intervenuto nella vicenda e sperava che le trattative tra le aziende e i sindacati andassero a buon fine. Il peggioramento della situazione ha costretto il governo a prendere contromisure, e la scorsa settimana era infine arrivato a ordinare una precettazione, cioè un obbligo di non scioperare, per i lavoratori delle raffinerie (il mancato rispetto della precettazione prevede sanzioni pecuniarie e disciplinari). La CGT aveva definito questa misura “illegale” e l’aveva indicata come una minaccia al diritto di sciopero in Francia.