La discoteca che sfrutta l’energia termica di chi ci balla

All'SWG3 di Glasgow è entrato in funzione un innovativo impianto di riscaldamento e raffrescamento che sfrutta il calore prodotto dalla gente

Immagine tratta dalla pagina Facebook del SWG3
Immagine tratta dalla pagina Facebook del SWG3
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L’SWG3 di Glasgow, in Scozia, è uno dei locali notturni più conosciuti della città: frequentato ogni anno da 250mila persone che lo raggiungono per concerti, dj set ed eventi di vario tipo, è anche piuttosto attento ai propri consumi e al modo in cui utilizza la propria energia. Mercoledì sera nel locale è entrato in funzione un innovativo sistema che è in grado di recuperare il calore prodotto dalle persone che vanno a ballare e riutilizzarlo per raffrescare e riscaldare l’ambiente: secondo i proprietari della discoteca il nuovo impianto contribuirà sia a ridurre i consumi del locale, sia a raggiungere le cosiddette “emissioni zero” entro i prossimi anni.

Il nuovo sistema si chiama Bodyheat ed è stato realizzato nel giro di tre anni dalla TownRock Energy, una società di consulenza di Aberdeen specializzata nel settore dell’energia geotermica. Semplificando molto, l’impianto funziona così: l’energia termica prodotta dalle persone che ballano o si muovono nel SWG3 viene trasferita a un sistema di accumulo in una serie di lunghi serbatoi, posti fino a 150 metri di profondità: il fluido caldo nei serbatoi viene utilizzato come “batteria termica” dalle pompe di calore che regolano la temperatura dell’aria nel locale, per rinfrescarlo o riscaldarlo e fornire acqua calda.

Come ha spiegato a BBC News David Townsend, il fondatore di TownRock Energy, quando si comincia a ballare a un ritmo moderato, un corpo umano può generare fino a 250 Watt di potenza; se però nel locale suona un dj che fa saltare su e giù le persone ne potrebbe generare fino a 5-600. Secondo i proprietari del locale, il nuovo sistema permetterà di abbandonare gli impianti di riscaldamento a gas usati finora e di ridurre le emissioni inquinanti di anidride carbonica di circa 70 tonnellate all’anno.

Il progetto è costato 600mila sterline (circa 685mila euro) ed è stato finanziato perlopiù attraverso alcuni bandi e con il sostegno del governo scozzese. Secondo i proprietari del locale, se si considera il risparmio sulle future bollette il suo utilizzo permetterà di ammortizzare il costo dell’installazione nel giro di cinque anni.

Andrew Fleming-Brown, il direttore operativo del SWG3, ha detto che questo progetto è «un grande passo» verso l’obiettivo del locale di raggiungere entro il 2025 la condizione di emissioni nette pari a zero: ovvero fare in modo che tutte le sue emissioni di gas serra – la causa del cambiamento climatico – vengano per così dire compensate da attività che permettano di rimuoverne dall’atmosfera in pari quantità.

Fleming-Brown ha anche detto di augurarsi che il locale possa essere un modello per altri club, non solo in Scozia e in tutto il Regno Unito, ma anche in Europa e nel resto del mondo. Townsend ha detto a sua volta che la sua ambizione è replicare il sistema allo SchwuZ di Berlino, un locale notturno che stando a quanto racconta ha già dimostrato di esserci interessato.

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