Ignazio La Russa è stato eletto presidente del Senato

Ma non nel modo che tutti si aspettavano: Forza Italia non ha partecipato, e i voti decisivi sono arrivati da qualcuno nell'opposizione

Il neo eletto presidente del Senato Ignazio La Russa, durante il discorso di insediamento in occasione della seduta del Senato, Roma, 13 ottobre 2022.
ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Il neo eletto presidente del Senato Ignazio La Russa, durante il discorso di insediamento in occasione della seduta del Senato, Roma, 13 ottobre 2022. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
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Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia è stato eletto presidente del Senato al primo scrutinio, ma con modalità che non si aspettava nessuno: molti senatori di Forza Italia infatti non hanno partecipato alla votazione, e parte dei voti necessari per eleggere La Russa sono arrivati evidentemente dai partiti dall’opposizione. La coalizione di destra in sostanza si è spaccata al primo giorno della nuova legislatura, e una parte significativa dell’opposizione ha deciso di votare con la maggioranza per qualche calcolo politico che per ora è piuttosto difficile interpretare con certezza.

La Russa ha preso 116 voti, superando abbondantemente la soglia necessaria di 104: ma i partiti della maggioranza di destra potevano contare su meno di 100 voti, perché non ha partecipato al voto la maggior parte dei 18 senatori di Forza Italia. Non si sa ancora chi abbia votato La Russa dall’opposizione, e forse non si saprà mai: in diversi hanno ipotizzato che siano stati i senatori di Azione-Italia Viva, ma i leader Carlo Calenda e Matteo Renzi hanno respinto quest’accusa. I senatori di Azione-Italia Viva in ogni caso sono solo 9, quindi circa una decina di voti sono certamente arrivati anche da altri partiti: e quindi dal Partito Democratico o dal Movimento 5 Stelle.

La destra da giorni sta litigando sulla spartizione dei ministri del prossimo governo tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, e proprio quest’ultima era arrivata alla giornata di oggi con le maggiori rimostranze. Forza Italia aveva quindi deciso di non partecipare al voto, anche se un paio di senatori, tra cui peraltro c’era il leader Silvio Berlusconi, lo hanno fatto lo stesso. Il fatto che La Russa sia stato eletto comunque, senza i voti di Forza Italia e con molti voti dall’opposizione, è molto sorprendente e avrà sicuramente delle conseguenze sulla coalizione. Subito dopo l’elezione, Berlusconi ha comunque scritto su Twitter di esserne «lieto». Poco prima, era stato ripreso durante un apparente bisticcio con La Russa: dal labiale del video sembra che Berlusconi abbia anche mandato qualcuno a quel paese.

Dopo l’elezione, La Russa ha tenuto un discorso all’aula durato quasi mezz’ora in cui ha rassicurato di voler essere «il presidente di tutti», nonostante nella sua carriera politica sia stato «un uomo di parte e di partito». A conferma di questa sua volontà ha citato personaggi politici provenienti da un’area molto diversa dalla sua, come Sandro Pertini, socialista e presidente della Repubblica dal 1978 al 1985, e l’ex presidente della Camera Luciano Violante, che era stato comunista e poi iscritto al PD. Ma il passaggio più commentato è stato quando La Russa ha ripreso una parte del discorso di Liliana Segre, quella in cui citava le date più rappresentative della repubblica, il 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno.

La Russa ha detto di non voler «fuggire» da queste date: «Io vorrei aggiungere la data di nascita del Regno d’Italia che prima o poi dovrà assurgere a festa nazionale. Queste date tutte insieme vanno celebrate da tutti perché solo un’Italia coesa e unita è la migliore precondizione per affrontare ogni emergenza e criticità». E poi ha aggiunto che la Liberazione dal nazifascismo è un «valore di tutti gli italiani».

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Anche la Camera sta votando per il suo nuovo presidente, ma la situazione è ancora incerta e si pensa che si possa arrivare a un’elezione solo domani: alla prima e alla seconda votazione ci sono state soprattutto schede bianche e non è stato eletto nessuno (serviva la maggioranza dei due terzi dei componenti). In teoria la maggioranza di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia è ampia e permetterebbe di eleggere i propri candidati nel giro di poche votazioni. La diretta della seduta alla Camera si può seguire qui.

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La destra aveva tutto l’interesse a mostrarsi compatta in vista dell’incarico di governo, dopo mesi di campagna elettorale in cui i suoi esponenti avevano spesso insistito sulla maggiore solidità della coalizione rispetto alle forze politiche avversarie. Per questo negli ultimi giorni i tre leader principali della coalizione – Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia, Matteo Salvini per la Lega e Silvio Berlusconi per Forza Italia – si erano incontrati più volte e avevano lavorato per arrivare a un accordo che permetta un’elezione già entro la prima giornata di scrutini. La presidenza del Senato, la più prestigiosa delle due, spettava a Fratelli d’Italia, il partito che ha preso più voti alle elezioni e che guiderà la coalizione di governo. Secondo le ricostruzioni più accreditate l’accordo tra i leader di destra prevede che la presidenza della Camera spetti invece a un esponente della Lega, il secondo partito della coalizione.

Nella mattinata di giovedì però la situazione è evidentemente precipitata, e nella maggioranza è avvenuto uno scontro le cui dinamiche non sono ancora chiare. Si sa però che da giorni Berlusconi era molto scontento delle concessioni ottenute da Meloni, che sarà con ogni probabilità la prossima presidente del Consiglio. In particolare si è parlato molto di Licia Ronzulli, tra le maggiori esponenti di Forza Italia e molto vicina a Berlusconi, per cui quest’ultimo avrebbe chiesto un ministero che al momento Meloni non sembra voler garantire.

Già prima del voto si ipotizzava che dentro Forza Italia avrebbero potuto esserci dei “franchi tiratori”, parlamentari che votano contro le indicazioni del partito. Alla fine non è andata così, ma è successo qualcosa di ancora più sorprendente: un pezzo significativo dell’opposizione ha votato per La Russa, garantendogli un’elezione che da sola la destra non avrebbe potuto portare a termine, perlomeno non al primo scrutinio. Dai minuti successivi sono cominciate le accuse reciproche e le conseguenti smentite da parte dei leader di PD, Azione-Italia Viva e Movimento 5 Stelle.

Capire cosa sia successo non sarà facile, perché il voto è segreto. Un’ipotesi è che dall’opposizione qualcuno abbia voluto fare un favore a Meloni per ottenere qualcosa in cambio, forse per quanto riguarda le varie nomine – tra commissioni, vice presidenze, questori parlamentari eccetera – che spettano ai partiti che non stanno nella maggioranza. Altre interpretazioni ancora ipotizzano che sia stato un tentativo di mettere zizzania nella maggioranza, che in un caso probabilmente più unico che raro ha eletto un presidente di una camera spaccandosi però nel voto.

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