Chi è Ignazio La Russa

Il nuovo presidente del Senato ha una lunga carriera istituzionale e un passato da ministro litigioso, e spesso viene accusato di nostalgie fasciste

(Claudio Furlan/LaPresse)
(Claudio Furlan/LaPresse)
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La coalizione di destra ha eletto Ignazio La Russa, tra i fondatori di Fratelli d’Italia insieme a Giorgia Meloni, alla presidenza del Senato. Il suo nome circolava con insistenza in questi giorni e stamattina i giornali avevano scritto di un accordo raggiunto faticosamente tra i partiti della maggioranza, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il nuovo presidente del Senato è un volto assai noto della politica italiana, e ha un lungo curriculum istituzionale. Oltre a essere stato ministro della Difesa per tre anni nell’ultimo governo Berlusconi, La Russa è stato vicepresidente sia della Camera che del Senato.

Ignazio Benito La Russa è di origini catanesi, nacque 75 anni fa a Paternò. Suo padre Antonino era stato segretario del Partito nazionale fascista della città e nel dopoguerra fu eletto senatore con il Movimento Sociale Italiano (MSI), il partito che raccolse i nostalgici del fascismo. Sia Ignazio che suo fratello più piccolo Romano seguirono il padre e iniziarono una militanza nel Fronte della Gioventù, la sezione giovanile dell’MSI. Il fratello più grande invece, Vincenzo, aderì alla Democrazia Cristiana e per questo è stato soprannominato la “pecora bianca” della famiglia (il nero è il colore tradizionalmente attribuito al fascismo).

Dopo aver studiato in Svizzera e poi a Pavia, Ignazio La Russa cominciò a praticare la professione di avvocato e a impegnarsi politicamente. All’inizio degli anni Settanta divenne responsabile del Fronte della Gioventù, e in quel periodo fece anche una comparsa nel film Sbatti il mostro in prima pagina, di Marco Bellocchio, in una scena che riprendeva un comizio durante una vera manifestazione a Milano, a cui parteciparono missini, monarchici, liberali ma anche democristiani.

Da penalista, negli anni Ottanta, rappresentò la famiglia di Sergio Ramelli, studente militante del Fronte della Gioventù ucciso a Milano il 29 aprile 1975 da un gruppo di militanti di sinistra. In occasione della ricorrenza della morte di Ramelli, in città, ci sono ogni anno cortei e manifestazioni di neofascisti.

Negli anni Ottanta e Novanta, La Russa venne eletto al consiglio regionale della Lombardia e poi al consiglio comunale di San Donato Milanese. Nel 1995 aderì alla cosiddetta “svolta di Fiuggi” promossa da Gianfranco Fini, l’operazione con cui l’allora segretario del partito trasformò l’MSI in Alleanza Nazionale, cercando di ammorbidire e sfumare i legami del partito con il passato fascista. Con il nuovo partito La Russa venne eletto alla Camera ininterrottamente fino al 2008, quando si candidò con il Popolo della Libertà (PdL) di Silvio Berlusconi. Nel 2009 Alleanza Nazionale entrò nel PdL e La Russa ne divenne coordinatore nazionale.

Grazie all’avvicinamento con Berlusconi, vincitore delle elezioni del 2008, La Russa fu ministro della Difesa fino al 2011. Di quel periodo si ricordano più che altro le frequenti polemiche televisive, provocate spesso dal carattere irascibile di La Russa e dalla sua scarsa attitudine ad accettare le critiche e il contraddittorio. Tra le sue sfuriate più celebri ci sono quella contro la giornalista Concita De Gregorio, all’epoca direttrice dell’Unità, e quella contro uno studente che stava parlando durante la trasmissione Annozero condotta da Michele Santoro.

Da ministro La Russa fu uno strenuo difensore delle forze dell’ordine e delle forze armate. Quattro anni dopo la caduta di quel governo, raccontò di essere stato lui a convincere Berlusconi a partecipare all’intervento militare internazionale in Libia nel 2011 che portò alla rimozione e alla morte del presidente libico Muammar Gheddafi.

In generale però, negli anni in cui fu ministro, sui media si parlava di lui soprattutto per le frequenti litigate con giornalisti e politici dell’opposizione. Nel 2011 prese a calci Corrado Formigli, all’epoca giornalista di Annozero, che cercava insistentemente di fargli alcune domande. Poi si scusò, accusandolo però di essere stato lui a scalciare.

Un’altra polemica di cui La Russa fu protagonista ci fu quando, da ministro, approvò l’acquisto di 19 auto blu (Maserati) al prezzo di oltre 100mila euro l’una. In un’epoca in cui Beppe Grillo aveva da poco fondato il Movimento 5 Stelle e l’antipolitica stava entrando con dirompenza nel discorso politico, questo fatto fu assai commentato e criticato.

Nel 2012 La Russa uscì dal PdL e fondò Fratelli d’Italia insieme a Giorgia Meloni (anche lei ministra nell’ultimo governo Berlusconi) e a Guido Crosetto. Nel 2018 fu eletto senatore ed è stato vicepresidente del Senato per tutta la legislatura appena finita.

In questi giorni in cui il dibattito politico è tornato a concentrarsi su di lui, sui social network è circolato molto un video del Corriere della Sera realizzato quattro anni fa, in cui La Russa accoglieva i giornalisti in casa sua a Milano, mostrando l’arredamento costituito da vari cimeli e memorabilia fascisti.

Il video fece impressione già all’epoca della sua pubblicazione, ma alle accuse di nostalgie del fascismo La Russa ha sempre risposto minimizzando. Di recente ha detto che «i conti con il passato li facemmo già a Fiuggi» e che in Fratelli d’Italia «non c’è spazio per i nostalgici», ma è una polemica che torna ciclicamente: all’inizio della pandemia, La Russa pubblicò un post in cui c’era scritto «non stringete la mano a nessuno, il contagio è letale. Usate il saluto romano, antivirus e antimicrobi». Dopo pochi minuti lo tolse e si giustificò dicendo che era stato un suo collaboratore a pubblicarlo.

Più di recente un fatto simile ha riguardato anche il fratello Romano La Russa, oggi assessore regionale Lombardia, che poco prima delle elezioni è stato ripreso mentre faceva timidamente il saluto romano a un funerale. Fratelli d’Italia ha poi giustificato il gesto dicendo che La Russa non stava facendo il saluto romano, bensì stava tentando di impedire ai presenti di farlo.