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  • Martedì 27 settembre 2022

È l’ultimo giorno dei referendum per annettere alla Russia quattro regioni ucraine

Dopo il voto porta a porta sono stati allestiti dei seggi tradizionali, ma nessuno si aspetta sorprese dal risultato

Un uomo della regione di Luhansk, trasferitosi in Russia, vota in un seggio allestito a Volgograd (AP Photo)
Un uomo della regione di Luhansk, trasferitosi in Russia, vota in un seggio allestito a Volgograd (AP Photo)
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Martedì è l’ultimo giorno del referendum per annettere alla Federazione russa quattro regioni dell’Ucraina parzialmente occupate dall’esercito russo e dalle forze separatiste filorusse. Le votazioni erano cominciate venerdì e rispetto ai giorni precedenti, in cui i funzionari russi e filorussi erano andati casa per casa accompagnati da soldati armati per far votare le persone a domicilio, martedì sono stati aperti dei veri seggi elettorali in varie zone delle regioni occupate, cioè Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson.

I referendum sono considerati illegali dall’Ucraina e dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale, perché avvengono in zone occupate militarmente e perché non rispettano gli standard minimi stabiliti per garantire la regolarità di un processo elettorale. Stati Uniti e Unione Europea si sono detti pronti a imporre ulteriori sanzioni economiche alla Russia per averli organizzati.

Le modalità con cui sta avvenendo il voto rendono praticamente certo che il risultato sarà quello desiderato dalla Russia: i media statali russi hanno già fatto sapere che i risultati parziali, con un quinto delle schede scrutinate, vedono la percentuale di favorevoli all’annessione tra il 97 e il 98 per cento in tutte le quattro regioni in cui si svolge il referendum. I risultati definitivi, che comunque non saranno una sorpresa, si attendono già entro la giornata di martedì, mentre l’annessione delle quattro regioni dovrebbe essere annunciata dal governo russo nei prossimi giorni, probabilmente venerdì.

L’annessione si è resa necessaria per la Russia, tra le altre cose, dopo l’annuncio da parte del governo della «mobilitazione parziale» di 300 mila riservisti: dichiarando che le regioni occupate ucraine sono territorio russo, il regime di Vladimir Putin può dare una giustificazione legale all’invio dei coscritti in Ucraina e far passare una guerra di aggressione come un’operazione di difesa dei territori appena annessi.

I referendum riguardano quattro milioni di persone che vivono nelle repubbliche autoproclamate di Luhansk e Donetsk (che la Russia già considera indipendenti) e nelle zone occupate di Zaporizhzhia e Kherson: queste regioni, nel complesso, costituiscono il 15 per cento del territorio ucraino. A seconda della regione, il quesito referendario è differente: nelle due repubbliche autoproclamate viene chiesto se si «sostiene l’accesso della propria repubblica alla Russia come un’entità federale», mentre nelle altre due regioni viene chiesto se si «sostiene la secessione dall’Ucraina, la creazione di uno stato indipendente e il successivo accesso nella Russia come un’entità federale».

I primi giorni di voto hanno mostrato che non sono stati rispettati gli standard minimi democratici per rendere i referendum credibili. In alcune città sono stati installati dei “seggi mobili”, ma il grosso del voto finora è avvenuto “porta a porta”, con i funzionari elettorali che si presentavano casa per casa accompagnati da due soldati armati. Il voto fatto in questo modo non era segreto (le persone erano spesso costrette a votare davanti ai funzionari e ai soldati, e in alcuni casi le urne erano trasparenti) ed era ovviamente soggetto a forti intimidazioni: varie persone hanno testimoniato di essere state costrette a votare sotto la minaccia delle armi.

Martedì sono stati aperti dei seggi elettorali più tradizionali, ma non ci si aspetta che le procedure di voto saranno più democratiche o credibili.

Il referendum è coinciso con una forte ripresa degli scontri armati nell’est e nel sud dell’Ucraina, i più intensi dopo la vittoriosa controffensiva ucraina che ha liberato dall’occupazione russa il grosso della regione di Kharkiv. In particolare, gli scontri si sono concentrati nel Donbass, che rimane uno dei principali obiettivi di entrambi gli eserciti. In particolare, gli ucraini stanno cercando di avanzare a nord di Lyman, mentre i russi stanno tentando un’offensiva attorno a Bakhmut e a ovest della città di Donetsk (capoluogo dell’omonima regione).

La Russia punta a completare le conquista del Donbass ormai da mesi, ma la controffensiva ucraina l’ha privata di alcuni importanti snodi logistici, che renderanno le operazioni più complicate.

– Leggi anche: Come si è arrivati alla controffensiva ucraina nel nord-est