Il listino americano Dow Jones ha subìto grossi ribassi ed è entrato nel cosiddetto “bear market” per la prima volta da due anni

(Michael M. Santiago/Getty Images)
(Michael M. Santiago/Getty Images)

Lunedì le azioni sui mercati finanziari statunitensi hanno perso ancora valore e il Dow Jones, il noto indice azionario di Wall Street che riflette l’andamento dei 30 titoli principali del listino, dopo il quinto giorno consecutivo al ribasso è entrato nel cosiddetto “bear market”. Si chiama così un mercato in calo più o meno costante quando arriva a perdere almeno il 20 per cento rispetto al suo ultimo picco.

Grafico del Wall Street Journal che indica la soglia sotto cui il Dow Jones è da considerarsi dentro il “bear market”

A giugno questa condizione si era già verificata per l’indice Standard and Poor’s 500, uno dei più importanti della borsa americana, che ospita le 500 aziende quotate più grandi degli Stati Uniti.

Per il Dow Jones invece non succedeva dalla pandemia e questo mostra quanto siano diffusi i timori degli investitori sulla crescita dell’economia globale, sull’inflazione e soprattutto sul fatto che i consistenti aumenti dei tassi di interesse in tutto il mondo possano infine portare a una recessione.

Il calo arriva dopo un agosto tutto sommato positivo per la borsa americana (dopo i grandi cali di giugno) perché gli investitori scommettevano sul fatto che la Federal Reserve avrebbe continuato soltanto l’anno prossimo il suo programma di aumento dei tassi di interesse, che ha come scopo deliberato quello di rallentare l’economia per combattere l’inflazione. Ma già da un discorso del presidente della Fed Jerome Powell a fine agosto si era capito che in realtà ci sarebbero stati altri aumenti quest’anno e infatti la scorsa settimana ne è stato annunciato uno piuttosto sostanzioso.