Chi ci sarà e chi non ci sarà più nel nuovo parlamento

Non sono stati eletti Luigi Di Maio, Emma Bonino e Simone Pillon, tra gli altri, mentre entreranno Ilaria Cucchi e Rita Dalla Chiesa

Aboubakar Soumahoro, eletto con il centrosinistra (Ansa)
Aboubakar Soumahoro, eletto con il centrosinistra (Ansa)
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Nel nuovo parlamento che si insedierà il 13 ottobre ci saranno diverse persone molto note a livello nazionale – anche per ragioni esterne alla politica – al loro primo mandato. Allo stesso tempo mancheranno alcuni candidati che facevano i parlamentari da tempo e altri che erano stati proposti come “nomi forti” in virtù della loro notorietà, e che nonostante tutto non ce l’hanno fatta.

Per alcuni candidati l’esclusione o elezione è stata immediatamente chiara: nei collegi uninominali viene eletto un solo parlamentare tra quelli presentati dalle varie coalizioni, e tutti gli altri perdono. Molti dei perdenti agli uninominali però sono inseriti anche nelle liste dei collegi plurinominali, in cui possono essere ripescati se il loro partito ottiene almeno il 3 per cento dei voti: per alcuni meccanismi della legge elettorale, tra cui quello che viene definito “effetto flipper”, alcuni seggi non sono ancora stati assegnati, e perciò la situazione non è del tutto definita.

Quel che è stato certo già dalle prime ore dello spoglio però è che Luigi Di Maio non sarà rieletto, dopo dieci anni da deputato e quasi cinque da ministro: ha perso nel collegio uninominale di Napoli Fuorigrotta alla Camera, dove si presentava con il centrosinistra, sconfitto dal candidato del Movimento 5 Stelle Sergio Costa. La lista di Di Maio, Impegno Civico, ha ottenuto lo 0,6 per cento su base nazionale, molto sotto la soglia del 3 per cento necessaria a entrare in corsa nei plurinominali: per questo è già certo che non entrerà in parlamento.

L’unico parlamentare eletto con Impegno civico sarà Bruno Tabacci, storico leader di centro e attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio: era candidato alla Camera e ha vinto all’uninominale in un collegio di Milano.

Nello stesso collegio di Di Maio a Napoli si presentava per il Terzo Polo Mara Carfagna, fuoriuscita da Forza Italia ed ex ministra per il Sud e la Coesione territoriale nel governo Draghi. Ha ottenuto una percentuale piuttosto bassa, intorno al 7 per cento, ma è già certa di essere stata eletta in un collegio plurinominale in Puglia.

L’ex ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini – un’altra storica esponente di Forza Italia che come Carfagna era uscita dal partito dopo la caduta del governo Draghi – ha perso nel collegio uninominale lombardo in cui era candidata, ma sarà ripescata al proporzionale in uno dei collegi in cui era stata inserita come seconda in lista dietro a Matteo Renzi (erano tre, uno in Lombardia, uno in Toscana e uno in Campania). Del Terzo Polo dovrebbe essere esclusa dal parlamento anche l’ex ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, tra le maggiori esponenti di Italia Viva di Matteo Renzi.

Di Maio non è l’unico leader di partito a restare fuori dal parlamento: anche Emma Bonino di +Europa non sarà eletta, dopo aver fatto parte del parlamento in nove legislature, con alcune interruzioni tra cui molti anni da eurodeputata. Bonino ha perso nel collegio uninominale di Roma al Senato in cui era candidata, e il suo partito non ha raggiunto per pochi voti la quota del 3 per cento a livello nazionale, anche se il suo compagno di partito Benedetto Della Vedova ha annunciato che chiederanno un riconteggio dei voti.

Della Vedova invece è uno dei due esponenti di +Europa che è riuscito a essere eletto, insieme al presidente del partito Riccardo Magi: entreranno in parlamento anche se +Europa non ha raggiunto il 3 per cento perché hanno vinto nei loro collegi uninominali, rispettivamente a Torino e a Milano, dove Della Vedova ha avuto la meglio su Giulio Tremonti, candidato della destra ed ex ministro dell’Economia in tre governi Berlusconi. Tremonti sarà comunque eletto in un collegio plurinominale.

Benché la coalizione di destra abbia vinto nella grandissima maggioranza dei collegi uninominali, ci sono stati comunque alcuni esclusi noti: uno è Simone Pillon, ex senatore della Lega, portavoce delle principali battaglie dell’integralismo cattolico e promotore nel 2018 di un disegno di legge molto contestato in materia di diritto di famiglia, separazione e affido condiviso dei e delle minori. Pillon ha comunque commentato la sconfitta mettendosi subito «a disposizione della Lega e del centrodestra» e spiegando che continuerà «a difendere la vita, la famiglia e i valori cristiani dove e come Dio vorrà».

Non è stato eletto nemmeno Vittorio Sgarbi, candidato al Senato nel collegio uninominale di Bologna con Noi moderati, nella coalizione della destra: è stato superato dal candidato del centrosinistra, Pier Ferdinando Casini, che nel 2023 festeggerà il suo quarantesimo anno in parlamento. Tra i nuovi eletti nella coalizione di destra c’è anche Marta Fascina, compagna del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che entrerà alla Camera: ha ottenuto il 36 per cento dei voti superando di diversi punti sia la candidata del M5S sia quello del centrosinistra senza aver fatto nemmeno un evento di campagna elettorale in Sicilia, dove era candidata in un collegio uninominale.

Erano candidati per la prima volta con la destra l’ex presidente della Lazio Claudio Lotito, che è stato eletto in un collegio uninominale in Molise al Senato, e la conduttrice Rita Dalla Chiesa, eletta alla Camera nel collegio uninominale di Molfetta, in Puglia. Tra gli esordienti con la destra c’è anche l’ex magistrato Carlo Nordio, eletto alla Camera nel collegio uninominale di Treviso. Si parlò molto di lui durante l’elezione del presidente della Repubblica lo scorso gennaio, perché era uno dei nomi proposti dalla destra per il Quirinale.

Tornerà invece in parlamento Marcello Pera, ex presidente del Senato e a lungo nei partiti di Berlusconi. Oggi fa parte di Fratelli d’Italia ed è stato eletto in un collegio uninominale di Sassari, sempre al Senato. Farà il suo esordio in parlamento, un po’ sorprendentemente, anche il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani, che prima d’ora aveva lavorato per quasi trent’anni nelle istituzioni europee.

A Cremona è stata eletta con la destra Daniela Santanché, che ha battuto il candidato del centrosinistra Carlo Cottarelli, alla sua prima candidatura: sarà comunque ripescato nel proporzionale. Entrerà in parlamento per la prima volta, e con il centrosinistra, anche il virologo Andrea Crisanti, la cui candidatura è stata molto criticata negli scorsi mesi dagli avversari del Partito Democratico, che lo aveva presentato. Crisanti è stato eletto al Senato nella circoscrizione Estero. Era candidato con il centrosinistra anche l’epidemiologo Pierluigi Lopalco, in un collegio uninominale in Puglia per il Senato: è stato sconfitto dal leghista Roberto Marti di oltre 20 punti.

Tra le esclusioni importanti del centrosinistra c’è anche quella di Monica Cirinnà, attualmente senatrice del Partito Democratico nota soprattutto per la legge sulle unioni civili che porta il suo nome: era candidata all’uninominale in un collegio di Roma. Per il centrosinistra è stata invece eletta Ilaria Cucchi, che ha vinto nel collegio uninominale di Firenze al Senato, ed era candidata per l’Alleanza Verdi-Sinistra.

Correva per lo stesso partito anche il sindacalista Aboubakar Soumahoro, particolarmente conosciuto per la lotta al caporalato e le battaglie per i diritti dei braccianti: ha perso in maniera abbastanza clamorosa nel collegio uninominale di Modena in cui era candidato, che era considerato tra quelli abbastanza sicuri per il centrosinistra. Soumahoro sarà comunque ripescato al proporzionale e diventerà deputato.

Tra i non eletti ci sono anche l’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, leader di Unione Popolare, che è arrivato piuttosto lontano alla soglia del 3 per cento, e il leader di Italexit Gianluigi Paragone, ex del Movimento 5 Stelle: era candidato in cinque collegi plurinominali in Puglia e Lombardia. Non è stato eletto nemmeno Mario Adinolfi di Alternativa per l’Italia.

Il più inaspettato degli esordienti arriva però probabilmente dal Movimento 5 Stelle, perché è il suo leader Giuseppe Conte: è stato presidente del Consiglio in due governi, ma non ha mai fatto il parlamentare prima d’ora. Non si è presentato in collegi uninominali, ma è stato eletto in diversi collegi al proporzionale alla Camera.