4,5 milioni di elettori in meno

Il più netto calo nell'affluenza di sempre fa sì che quasi con gli stessi voti del 2018 la destra abbia oggi una rappresentanza assai diversa in Parlamento

(LaPresse)
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L’affluenza alle elezioni politiche del 25 settembre è stata del 63,9 per cento, inferiore di 9 punti percentuali rispetto al 2018, quando fu del 72,9 per cento: è la più bassa nella storia repubblicana e il calo è stato il più ampio di sempre tra un’elezione e la successiva. Rispetto a quattro anni e mezzo fa hanno votato quasi 4,5 milioni di persone in meno: 29,5 milioni di elettori ed elettrici contro i 33,9 milioni del 2018.

Il livello di astensione è stato sottolineato praticamente da tutti i leader politici, e commentato generalmente con preoccupazione e allarme. Ma l’astensione ha avuto un impatto sull’esito di queste elezioni tale, di fatto, da aver rafforzato la vittoria della destra in proporzione ai voti assoluti presi, e da consentire al Partito Democratico di uscirne meno peggio in termini percentuali benché abbia preso moltissimi voti in meno rispetto al 2018.

Finora, lo scarto più significativo tra una elezione e la precedente in termini di affluenza era stato di 5 punti percentuali tra il 2013 e il 2008. Questa volta è quasi il doppio, pari a 9 punti percentuali.

La regione dove si è votato meno è stata la Calabria, con il 50,8 per cento degli aventi diritto, seguita da Sardegna (53,17) e Campania (53,27). Le regioni più partecipative sono invece state Emilia-Romagna, con il 71,97%, Veneto (70,9) e Lombardia (70,17).

Le regioni in cui l’affluenza è calata meno rispetto alle ultime elezioni sono Sicilia (circa 5 punti percentuali), dove però si votava anche per le elezioni regionali, Lombardia (quasi 6) ed Emilia-Romagna (più di 6). La regione dove è calata di più è il Molise (meno 15,1 punti percentuali).

La provincia in cui si è votato di meno è stata Crotone, dove ha votato il 45,94 per cento degli aventi diritto, seguita da Reggio Calabria (48,92 per cento) e da Nuoro (50,29 per cento). La provincia in cui si è votato di più è stata quella di Bologna (73,96 per cento degli elettori), seguita da Brescia (73,44) e da Bergamo (73,28).

Analizzando le tendenze, le rilevazioni di YouTrend evidenziano un calo minore nei comuni dove ci sono più laureati, più occupati e con maggiore presenza di stranieri mentre l'affluenza diminuisce di più dove c’è maggiore presenza di disoccupati e una minor presenza di stranieri.

L'affluenza ha influito sui risultati di queste elezioni. Infatti, ha decisamente rafforzato la destra, ma solo in termini relativi: sono stati 12,3 milioni di cittadini ad assegnare la loro preferenza alla coalizione alla Camera, circa 130 mila in più delle scorse elezioni. Con la differenza che a questa elezione la destra ha preso il 43,8 per cento delle preferenze, quasi sette punti percentuali in più rispetto al 2018. Nonostante l'abbiano votata più o meno lo stesso numero di persone, il fatto che il totale degli elettori si sia ridotto ha assegnato alla coalizione di destra un peso relativo più alto. Tant'è che, a differenza delle scorse elezioni, adesso ha una maggioranza tale da poter governare, anche grazie al successo che ha avuto nei collegi uninominali.

Come fa notare Lorenzo Pregliasco dell'agenzia di sondaggi YouTrend, il numero di voti che ha consentito oggi di vincere alla destra è lo stesso che nel 2008 aveva decretato la sconfitta del Partito Democratico, guidato allora da Walter Veltroni. Con un tasso di astensione così alto, servono meno voti per decidere una vittoria, col risultato che è sempre più diluita la rappresentatività degli eletti rispetto alla popolazione. 12,3 milioni di voti, quelli presi dalla coalizione di destra, sono il 26,7% dei 46,1 milioni di aventi diritto. Sempre rapportato all'intero corpo elettorale, Fratelli d'Italia è stato scelto dal 15,8% dell'intero corpo elettorale, cioè da 7,2 milioni di persone. Il partito di Giorgia Meloni però ha ottenuto moltissimi voti in più anche in termini assoluti rispetto al 2018, quando aveva preso 1,4 milioni di preferenze pari al 4,4%.

Lo stesso ragionamento si può applicare al Partito Democratico che, pur avendo ottenuto quasi un milione di voti in meno rispetto al 2018, ha mantenuto invariata la percentuale di preferenze, il 19% contro il 18,76 delle scorse elezioni. L'astensione ha quindi attutito un ingente calo di voti.