Il canone Rai dovrebbe cambiare nei prossimi mesi

Salvini ha proposto di toglierlo dalle bollette, cosa che era già prevista, e addirittura di eliminarlo, cosa piuttosto complessa

La sede generale Rai di Viale Mazzini a Roma con il cavallo di bronzo dello scultore siciliano Francesco Messina (Foto Mauro Scrobogna /LaPresse)
La sede generale Rai di Viale Mazzini a Roma con il cavallo di bronzo dello scultore siciliano Francesco Messina (Foto Mauro Scrobogna /LaPresse)
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Dal palco del raduno di Pontida, il leader della Lega Matteo Salvini ha promesso, tra le altre cose, che se farà parte del prossimo governo toglierà il canone Rai dalle bollette e che lo cancellerà del tutto. È una proposta accattivante da fare a pochi giorni dal voto, visto che è una tassa pagata malvolentieri da molti italiani e spesso al centro di discussioni, ma in realtà il prossimo governo avrebbe dovuto comunque trovare un’alternativa alla riscossione del canone. Come concordato con l’Unione Europea, infatti, dovrà essere tolto dalla bolletta dal 2023.

Dal 2016 il canone Rai viene addebitato direttamente nella bolletta dell’elettricità e Salvini sostiene che toglierlo sarebbe un intervento simbolico per abbassare le spese dei cittadini sull’energia. Ma in realtà, dall’inizio del prossimo anno il canone sarebbe stato con ogni probabilità già tolto dalle fatture energetiche: il governo di Mario Draghi sta discutendo da mesi su alternative che possano essere altrettanto efficaci per riscuoterlo. Cancellare del tutto la tassa, invece, sarebbe piuttosto difficile sia a livello politico che a livello economico, perché comporterebbe un considerevole ammanco nel bilancio della RAI.

Il canone tv è dovuto da chiunque abbia un apparecchio televisivo, si paga una sola volta per famiglia, a condizione che i familiari abbiano la residenza nella stessa abitazione. L’importo del canone è pari a 90 euro l’anno e viene addebitato in dieci rate mensili direttamente in bolletta dai gestori di fornitura elettrica. Dal 2016, infatti, vale il principio secondo cui se si ha un’utenza per la fornitura di energia elettrica residenziale si presume si abbia anche un apparecchio televisivo. Chi non ce l’ha può chiedere l’esonero.

Questa modalità di pagamento fu introdotta dal governo di Matteo Renzi, che decise di contrastare l’evasione molto diffusa di questa tassa. Molti cittadini infatti decidevano di non pagarla principalmente perché i controlli dell’autorità fiscale erano molto rari e soprattutto perché esiste una diffusa disaffezione per la tv pubblica.

Tra il 2011 e il 2014 l’evasione ha sottratto 500 milioni di euro di entrate annue alla tv di stato, circa un quarto delle sue entrate totali. L’amministratore delegato della RAI Carlo Fuortes ha detto in un’audizione alla Commissione parlamentare di vigilanza che con il passaggio del canone in bolletta «è aumentato il numero dei paganti dai 15 milioni ai 21-22 milioni» e «il tasso di evasione è sceso dal 27 per cento al 5 per cento, e che attualmente è intorno al 3 per cento».

La misura sembra quindi aver funzionato, tuttavia già dal prossimo anno questa potrebbe cambiare. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) il governo si è impegnato ad aumentare la trasparenza nella bolletta elettrica e a eliminare da questa, come richiesto dall’Unione Europea, tutti quegli oneri non connessi al settore dell’energia. Tra cui il canone RAI, a partire dal 2023. Il governo avrebbe quindi dovuto trovare entro l’anno un altro modo per riscuotere la tassa, un meccanismo che funzionasse ugualmente. I piani erano di farlo con la legge di bilancio di questo autunno e quindi è probabile che la decisione sarà presa dal prossimo governo.

La scelta di togliere il canone dalla bolletta elettrica non è quindi un’idea originale di Salvini, ma un impegno inserito nel PNRR ed espressamente richiesto dall’Unione Europea, che si sarebbe realizzato in ogni caso già dall’inizio del prossimo anno.

La questione è importante per il bilancio della RAI, che fa assai affidamento sulle risorse raccolte col canone: nel bilancio del 2021, su 2,7 miliardi di euro di ricavi complessivi, 1,8 arrivano dal canone pagato da famiglie, imprese e pubblica amministrazione. Il canone vale quindi due terzi delle entrate complessive e il pagamento direttamente in bolletta ha consentito alla RAI di poter fare più affidamento su questa voce del bilancio, perché l’ha resa più stabile e meno soggetta a variazioni dovute all’evasione.

Nei paesi vicini abbiamo individuato quattro diversi metodi di pagamento del contributo alla tv di stato. In Francia l’imposta tv viene pagata come voce aggiuntiva della tassa sulla casa. In Israele il canone è inserito come tassa aggiuntiva a quella sull’auto. Regno Unito e Svizzera, invece, hanno affidato la riscossione dell’imposta a società di recupero crediti. Si può poi affidare totalmente l’onere di riscuotere all’emittente pubblica, come avviene in Austria e in Germania. In questi due paesi, però, le tv pubbliche hanno ricevuto dallo stato molte risorse per assumere e formare nuove persone che si dedicano totalmente alla riscossione del tributo, anche attraverso tecnologie d’avanguardia.

Tra l’altro, il canone italiano è anche più basso di quello pagato in altri paesi. Per esempio, in Croazia si paga 127 euro e in Svizzera 312 euro, ma anche in paesi più simili all’Italia è più alto, come in Francia, dove si paga 138 euro, nel Regno Unito, 159 sterline (circa 180 euro), e in Germania, 220 euro.

Infine, c’è l’alternativa di eliminare del tutto il canone tv, come è successo in Spagna, Belgio, Ungheria, Norvegia, Svezia, Finlandia e Turchia. Ma questo non vuol dire che in questi paesi la tv pubblica non riceva più contributi dai cittadini, bensì che è lo stato a decidere quanti soldi sono necessari alle reti pubbliche e ad assegnarglieli direttamente. La spesa è finanziata dalla fiscalità generale, quindi arriva comunque dalle tasse che pagano ogni anno famiglie e imprese. È vero che c’è meno la percezione di pagare una tassa specifica, ma di fatto pagano comunque attraverso le imposte generali, come quella sul reddito, sulla casa e via così.

Cosa fare del canone dipende in sostanza da che ruolo si vuole dare alla tv di stato. Salvini sostiene che la tv pubblica possa fare a meno del contributo dei cittadini «tagliando qualche spreco o qualche contratto milionario», ma se il prossimo governo abolirà il canone dovrà trovare un altro modo per finanziare quel miliardo e 800 milioni che verrebbero a mancare, indicando quindi le coperture.