La battaglia per fermare la piattaforma online che perseguita le persone trans

Le campagne d'odio organizzate dagli utenti del forum di estrema destra Kiwi Farms sono accusate di aver avuto un ruolo in tre suicidi

Clara Sorrenti, ultimo obiettivo di Kiwi Farms, in una diretta Twitch (WikiCommons)
Clara Sorrenti, ultimo obiettivo di Kiwi Farms, in una diretta Twitch (WikiCommons)
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Kiwi Farms, una piattaforma di discussione online fondata nel 2013 e frequentata da estremisti della cosiddetta alt-right americana, è al centro dell’attenzione di media e gruppi di attivisti per aver ospitato diverse campagne d’odio portate avanti contro persone per lo più appartenenti alla comunità LGBT+, in particolare persone trans. I metodi degli attacchi coordinati hanno previsto l’accesso e la divulgazione di dati personali, usati poi per perseguitare gli obiettivi non solo online, ma anche nella vita reale.

Nelle ultime settimane i membri di Kiwi Farms si erano concentrati su Clara Sorrenti, più nota come Keffals, un’attivista transgender canadese e popolare creatrice di contenuti sulla piattaforma di streaming Twitch. Sorrenti, perseguitata da mesi e costretta a lasciare la sua casa e il Canada, ha in seguito lanciato una campagna con l’obiettivo di spingere Cloudflare, azienda di servizi internet che ospita Kiwi Farms, a escludere il forum dai propri server.

Dopo un’iniziale resistenza, nella serata di sabato Cloudflare ha bloccato Kiwi Farms dalle sue infrastrutture, mettendolo offline: ha definito la decisione «sofferta» e l’ha giustificata con «imminenti minacce alla vita umana, che costituiscono un’emergenza». Il forum, che con le sue campagne mirate è accusato di avere avuto responsabilità in almeno tre suicidi, ha reagito spostandosi su server russi.

Il progettato trasferimento, che potrebbe aver implicato la perdita di parte della grande mole di dati illegali raccolta dagli utenti di Kiwi Farms, sembra però aver avuto vita breve. Già lunedì il sito Kiwifarms.ru risultava inaccessibile e il fondatore della piattaforma, in un messaggio su Telegram ai membri del forum, ha raccontato di avere difficoltà a trovare un nuovo provider di servizi. Il russo DDos-Guard ha disconnesso la piattaforma dai propri server e ora anche l’australiana APNIC, presso cui è registrato l’indirizzo IP del sito, potrebbe revocarlo. Al momento Kiwi Farms potrebbe scomparire dal web, restando solo come gruppo su Telegram.

Kiwi Farms è stata fondata da Josh Moon, in precedenza amministratore del sito 8chan, noto per ospitare vari forum di neonazisti, cospirazionisti del movimento QAnon, suprematisti bianchi ed esponenti dell’estrema destra americana, rilanciando anche messaggi e video degli autori delle stragi di massa. Rispetto a 4chan, 8chan o piattaforme simili, Kiwi Farms è ritenuto da alcuni esperti più pericoloso perché i suoi membri si concentrano più spesso su specifici obiettivi, contro cui vengono organizzate offensive che hanno avuto pesanti effetti sulla vita reale.

Un’immagine del fondatore di Kiwi Farms Josh Moon (WikiCommons)

Il metodo usato degli utenti di Kiwi Farms è di individuare un obiettivo, solitamente appartenente a una minoranza e spesso attivista LGTB+: sulla piattaforma vengono pubblicate le sue informazioni personali, della sua famiglia, dei suoi amici e dei suoi datori di lavoro, ottenute spesso hackerando i profili online, non solo dei social, ma anche delle società di servizi.

Da qui è successo che partisse una campagna online volta a screditare l’obiettivo, con false accuse di vari crimini, soprattutto legati alla pedofilia. Le campagne hanno spesso portato al licenziamento e all’isolamento delle persone attaccate. Il processo prevede telefonate di minaccia realizzate con voci computerizzate, nonché lo “swatting”, pratica con cui si denuncia alla polizia un urgente pericolo di un crimine violento da parte di qualcuno, con la speranza che le forze dell’ordine facciano irruzione nella sua abitazione.

Tutto il processo è ben esemplificato da ciò che è accaduto a Clara Sorrenti, su cui è stata aperta una discussione sul forum Kiwi Farms dopo che un utente che la insultava era stato bloccato dal suo canale Twitch.

Nella sezione del forum a lei dedicata sono state pubblicate sue foto private, anche sessualmente esplicite, numeri di telefono e indirizzi personali e della famiglia. Alle ricorrenti telefonate intimidatorie ha fatto seguito, circa un mese fa, l’irruzione in casa di Sorrenti di una pattuglia della polizia allertata da una falsa minaccia, fatta a suo nome: si annunciava l’intenzione di compiere una strage di massa.

I membri del forum hanno violato il suo profilo Uber, ottenendo l’accesso a tutti gli indirizzi frequentati nell’ultimo mese. Sorrenti, non sentendosi al sicuro, ha deciso di trasferirsi in un albergo, ma gli utenti Kiwi Farms sono risaliti alla sua ubicazione: partendo da una foto del letto postata online hanno confrontato tutte le lenzuola con quelle usate dagli alberghi delle vicinanze. Hanno cominciato a inviarle pizze in camera per farle sapere che conoscevano il suo indirizzo e poi ad acquistare beni per centinaia di dollari e a recapitarglieli attraverso il profilo Uber.

Sorrenti, che nel frattempo aveva lanciato la sua campagna per la disconnessione di Kiwi Farms, a fronte di ripetute minacce di morte aveva deciso di trasferirsi temporaneamente in Irlanda del Nord, ma i membri del forum l’hanno trovata anche lì, postando una foto scattata all’esterno di quella che era la sua abitazione temporanea.

In passato almeno tre persone diventate obiettivo della comunità di Kiwi Farms, che ha circa 45.000 membri attivi, si sono uccise. Nel 2013 la sviluppatrice di videogiochi Chloe Sagal era stata accusata di aver ingannato gli aderenti a una sua raccolta fondi, dichiaratamente organizzata per un’operazione che avrebbe dovuto risolvere gli strascichi di un incidente stradale, e invece usati per un intervento di riassegnazione del sesso. Dopo essere stato oggetto per anni di una dura campagna d’odio, nel 2018 Sagal si uccise dandosi fuoco. Nel 2016 si suicidò poi la canadese Julie Terryberry, che era diventata oggetto delle attenzioni del forum per il suo aspetto, la sua pettinatura e le sue abitudini poliamorose, cioè consensualmente non monogame. In entrambi i casi gli utenti del forum negarono di avere avuto un ruolo nei suicidi.

Nel 2017 Lizzy Waite, una donna trans, si suicidò lasciando un’ultima lettera online in cui raccontava di aver sofferto troppo e di sentirsi sola. La famiglia e la compagna di Waite per mesi furono oggetto di post e mail di scherno di utenti di Kiwi Farms che si dicevano soddisfatti della sua morte.

Secondo Fredrick Brennan, l’inventore di 8chan che in seguito si era reso conto della natura pericolosa del sito e aveva iniziato una campagna contro la piattaforma, il metodo di Kiwi Farms e la capacità dei suoi utenti di impossessarsi di dati personali altrui potrebbero diventare minacce ricorrenti nei prossimi anni, anche nella politica americana.

Cloudflare, che dichiara di fornire servizi internet al 20 per cento delle aziende internet nordamericane, ha superato a fatica la sua riluttanza a intervenire in questioni legate ai contenuti dei siti che ospita. L’azienda reputa di essere solo un mezzo tecnologico e di non poter intervenire per censurare contenuti, anche qualora li ritenga “aberranti”.

La sede di Cloudflare a San Francisco (AP Photo/Eric Risberg)

Alcuni suoi portavoce, prima della decisione di rendere irraggiungibile Kiwi Farms, avevano detto di doversi comportare come «le compagnie del telefono che non ti staccano la linea anche se nelle tue conversazioni dici cose terribili, razziste e bigotte». È la linea che in passato avevano adottato anche popolari social network come Facebook e Twitter, prima di accettare una seppur parziale opera di moderazione dei contenuti ospitati.

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Dove chiedere aiuto
Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 02 2327 2327 oppure via internet da qui, tutti i giorni dalle 10 alle 24.

Puoi anche chiamare l’associazione Samaritans al numero 06 77208977, tutti i giorni dalle 13 alle 22.