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  • Venerdì 2 settembre 2022

Una delle Costituzioni più femministe al mondo

È quella che si voterà domenica in Cile, definita così sia per come è stata scritta sia per il suo contenuto

Manifestazione per lo sciopero femminista dell'8 marzo 2020, Santiago, Cile (Claudio Santana/Getty Images)
Manifestazione per lo sciopero femminista dell'8 marzo 2020, Santiago, Cile (Claudio Santana/Getty Images)
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Domenica in Cile si terrà un importante referendum sulla nuova Costituzione, quella scritta dopo le grandi proteste iniziate nel 2019 e che negli ultimi mesi è stata spesso al centro del dibattito politico nel paese e di una intensa campagna di disinformazione. La nuova Costituzione, che se approvata sostituirà quella introdotta durante la dittatura militare di Augusto Pinochet, ha diverse particolarità, per esempio riconosce i diritti dei popoli indigeni. Una delle sue caratteristiche più rilevanti è però che è stata definita una Costituzione femminista.

«Le nostre richieste hanno forgiato questa nuova Costituzione: per la prima volta nella storia siamo in presenza di una Costituzione totalmente femminista», ha detto Barbara Miel Lagos del movimento Coordinadora Feminista 8M, organizzazione che riunisce i collettivi femministi in Cile.

Le proteste iniziate nel 2019 si sono concluse l’8 marzo 2020, giorno dello sciopero nazionale femminista. La manifestazione, così come la maggior parte di quelle precedenti, era stata repressa dalla polizia. Santiago, Cile, 8 marzo 2020 (AP Photo/Esteban Felix)

La Coordinadora 8M ha definito innanzitutto femminista la pratica con cui la nuova Costituzione è stata pensata e scritta.

A farlo non sono stati coloro che abitualmente prendono le decisioni, cioè i leader politici attraverso un processo guidato e gestito “dall’alto” (un tipo di processo quindi spesso contestato da molti movimenti femministi, perché considerato replica e risultato del sistema di potere patriarcale). Il testo è stato pensato e sviluppato in modo collettivo, coinvolgendo molte persone, organizzazioni e associazioni e poi concretamente guidato dall’Assemblea costituente, organo eletto il 4 luglio del 2021 e composto da 155 persone, la metà delle quali donne. Non era mai accaduto che ci fosse una tale presenza femminile: e di queste 77 donne 47 si definiscono femministe.

Anche la Coordinadora 8M ha deciso di partecipare attivamente ai lavori dell’Assemblea costituente, dopo un lungo dibattito interno. Le attiviste del gruppo si sono presentate alle elezioni del 4 luglio attraverso le liste indipendenti del movimento sociale espressione della rivolta del 2019; da lì in poi, ha raccontato l’attivista Alondra Carrillo, il percorso è proseguito con un «esercizio di articolazione politica e programmatica» permanente: attraverso assemblee, discussioni teorico-accademiche e politiche.

Secondo Carrillo, il risultato è che «il femminismo di questo testo non è un semplice articolo all’interno di un singolo capitolo, è una prospettiva che attraversa tutto e che articola un quadro normativo che mette al centro la vita delle donne, delle ragazze e delle differenze».

La prospettiva femminista della nuova Costituzione cilena è quella del femminismo intersezionale, cioè un femminismo che tiene conto delle diverse oppressioni che si intersecano con quelle legate al genere, come ad esempio l’omofobia, il classismo, il razzismo, e che pensa che le lotte femministe non possano prescindere da altre lotte: include le persone con disabilità, le popolazioni autoctone e trova applicazione un po’ ovunque, nel testo, anche ad esempio negli articoli che riguardano il decentramento dei poteri dello stato.

La nuova Costituzione è stata scritta inoltre con un linguaggio inclusivo: gli articoli iniziano con il femminile (ad esempio: «la Presidenta o el Presidente de la República») o comunque utilizzano un linguaggio neutro, rispettoso di tutti i generi. In generale contiene parole e espressioni che arrivano direttamente dai movimenti femministi e dai loro posizionamenti politici.

Gli articoli che includono in modo più esplicito la prospettiva di genere sono quaranta e poi ci sono sei disposizioni transitorie (si possono leggere qui).

La Costituzione afferma innanzitutto una democrazia paritaria: la parità viene elevata a principio di rango costituzionale, il più alto tra le leggi di uno stato, nel momento in cui si dice che la presenza delle donne dovrà essere “almeno” del 50 per cento in tutti gli organi dello stato, così come nelle dirigenze delle imprese pubbliche e semi-pubbliche. Si parla in modo diretto di parità all’articolo 6 della nuova Costituzione:

«Lo Stato promuove una società in cui donne, uomini, diversità e dissidenze sessuali e di genere partecipano a condizioni di sostanziale uguaglianza, riconoscendo che la loro effettiva rappresentanza è principio e condizione minima per il pieno e sostanziale esercizio della democrazia e della cittadinanza».

L’articolo prosegue dicendo che «i poteri e gli organi dello Stato», le istituzioni, le norme e i servizi, la politica fiscale e di bilancio devono incorporare un approccio di genere. Più avanti si parla di parità di genere anche all’interno delle «organizzazioni politiche legalmente riconosciute» dicendo che dovranno attuarla «nei loro spazi di gestione, garantendo una sostanziale uguaglianza nelle loro dimensioni organizzative ed elettorali e promuovendo la piena partecipazione politica delle donne».

Ma si parla di «promuovere la parità negli spazi decisionali» anche all’interno della polizia, delle forze armate e dei tribunali.

Campagna dei movimenti LGBTQ+ a favore dell’approvazione della nuova Costituzione, Santiago, Cile, 15 agosto 2022 (AP Photo/Esteban Felix)

Il testo prevede una serie di norme per raggiungere anche una parità sostanziale, non solo quantitativa.

Sono sanciti come norme costituzionali i temi inclusi storicamente nell’agenda femminista in termini di diritti: il diritto «a una vita libera dalla violenza di genere», a un’educazione sessuale completa che «promuova il pieno e libero godimento della sessualità», il diritto all’autodeterminazione e all’identità di genere e i diritti sessuali e riproduttivi. Viene riconosciuto il lavoro domestico e di cura come «socialmente necessario alla vita in generale», si parla di abolizione della disparità salariale e di riconoscimento, tutela e garanzia di una vita dignitosa per le famiglie «nelle loro diverse forme, espressioni e modi di vivere, senza limitarle a vincoli e a legami esclusivamente filiali o consanguinei».

I movimenti femministi intersezionali cileni sostengono che la nuova Costituzione sia femminista per il modo in cui affronta le altre disuguaglianze, oltre a quella di genere: nelle parti quindi in cui non nomina esplicitamente le donne, ma per esempio quando istituisce una politica fiscale progressiva.

Secondo Manuela Royo, che ha partecipato all’Assemblea costituente, la nuova Costituzione, se approvata, potrebbe portare a una svolta radicale: cambierebbe il modello di sviluppo per orientarsi verso una società inclusiva che mette al centro l’uguaglianza di genere e riconosce l’interdipendenza tra le persone e l’ambiente. Definisce, fin dal primo articolo, lo Stato cileno come «ecologico», «stabilisce l’esistenza di un rapporto di interdipendenza tra gli esseri umani e la natura. E rompe con il paradigma moderno in cui la natura è solo un territorio di sfruttamento al servizio dell’economia umana».

Royo ha aggiunto di essere consapevole che l’adozione di una nuova Costituzione non sarà sufficiente a trasformare il mondo: «I suoi principi dovranno essere tradotti in leggi e politiche pubbliche che abbiano il sostegno del governo e del Congresso. Ma un testo costituzionale definisce le basi di una società».

Campagna a favore dell’approvazione della nuova Costituzione della Coordinadora Feminista 8M, Santiago, Cile, 3 agosto 2022 (AP Photo/Esteban Felix)

Dopo un iniziale entusiasmo legato alle proteste e all’elezione di Gabriel Boric, il presidente cileno più progressista dai tempi di Salvador Allende, l’appoggio nei confronti della nuova Costituzione è però progressivamente diminuito. Gli ultimi sondaggi non sono buoni per chi sostiene l’approvazione della nuova Carta, tra cui proprio il movimento Coordinadora Feminista 8M che dal 29 luglio, in vista del referendum, ha iniziato un viaggio per tutto il paese per fare promozione. Per Manuela Royo se la nuova Costituzione non venisse approvata «si genererebbe una gravissima crisi istituzionale. Per tutte le persone scese in piazza in queste settimane, questo sarebbe un segnale che il percorso politico e istituzionale non consente una trasformazione della realtà».