Non ci sono abbastanza microchip per le tessere sanitarie

Da alcuni mesi per legge quelle nuove possono non averlo, e quindi non serviranno più per alcune funzioni specifiche

Un antenato dei moderni microchip del 1974 (Photo by Istvan Bara/Keystone/Getty Images)
Un antenato dei moderni microchip del 1974 (Photo by Istvan Bara/Keystone/Getty Images)
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Dal 1° giugno le tessere sanitarie consegnate in sostituzione di quelle in scadenza possono non avere il microchip, che era presente su quelle emesse fino a maggio. La decisione, contenuta in un decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze, è una risposta d’emergenza alla carenza mondiale di microchip, che ha interessato molti settori industriali sin dalla fine del 2020, in primis quello automobilistico.

La tessera sanitaria era stata introdotta nel 2004 in sostituzione del vecchio tesserino del codice fiscale. Ogni anno in Italia si sostituiscono circa 11 milioni di tessere sanitarie, che hanno una durata di sei anni, e ognuna di esse dal 2011 era dotata di un microchip. Quelle attualmente in consegna non lo avranno, con la conseguente limitazione di alcune funzioni aggiuntive rispetto a quelle permesse dalla banda magnetica, che non erano le più utilizzate ma che per molte persone erano comunque quotidiane.

La crisi dei microchip, o dei chip in generale, è dovuta a un concorso di fattori, fra cui l’aumentata domanda, i problemi nella catena di approvvigionamento seguita alla pandemia, l’istituzione di dazi commerciali soprattutto fra Cina e Stati Uniti e la scarsa reperibilità dei materiali semiconduttori necessari per la produzione.

Le nuove carte avranno lo stesso aspetto delle precedenti e la banda magnetica posteriore, continueranno a valere come codice fiscale e come Tessera europea assistenza malattia (TEAM), documento riconosciuto all’interno della comunità europea in caso di necessità di cure mediche. Non avranno però le funzionalità della Carta nazionale dei servizi, cioè di identificazione e autenticazione online, soprattutto nei rapporti con la pubblica amministrazione. Sono le funzioni che vengono svolte in parte anche dallo SPID, con un unico nome utente e un’unica password e dalla carta d’identità elettronica.

Nel concreto le nuove tessere senza microchip potranno essere utilizzate per registrare acquisti e detrazioni in farmacia, ma non per fissare visite specialistiche negli sportelli che prevedano l’inserimento della carta e quindi la lettura del microchip. Non potranno essere usate inoltre come strumenti di identificazione online in quei siti della pubblica amministrazione che lo prevedevano. Alcuni comuni, soprattutto in Lombardia, richiedono l’inserimento della tessera sanitaria e la lettura del microchip per l’apertura di bidoni e cassonetti per lo smaltimento dei rifiuti: le nuove tessere non saranno funzionanti.

Per ovviare a questi e altri possibili inconvenienti è stata decisa la proroga di validità, ma solo per le funzioni in cui è necessario il microchip, delle tessere sanitarie in scadenza fino al 31 dicembre 2023. La proroga però non è automatica: va attivata prima della scadenza riportata sulla carta, utilizzando un software da scaricare in una pagina dedicata del sito “Sistema tessera sanitaria”. È necessario avere a disposizione PIN e PUK della carta e soprattutto possedere un lettore di smart card collegato al computer, un requisito che esclude probabilmente la quasi totalità dei cittadini. Gli sportelli dell’ASL, i medici di base e alcuni farmacisti dovrebbero avere software e lettore per effettuare l’aggiornamento e la proroga. A quel punto viene consigliato di portare con sé entrambe le tessere, quella vecchia e quella nuova senza chip.

– Leggi anche: Che cos’è lo SPID e come ottenerlo